Alfred Edmund Brehm: differenze tra le versioni

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*Ma ecco, improvvisamente sembra che il suolo rabbrividisca di paura: poco distante, rugge il [[leone]]! E in quell' attimo il nome di ''essed'' (nunzio del terrore) che gli indigeni danno al re degli animali appare pienamente giustificato: subito le pecore si precipitano come pazze contro la siepe spinosa, le capre strillano, mentre vacche e giovenche, inebetite dal terrore si buttano le une contro le altre. Anche il cammello cerca di abbattere gli ostacoli che gli impediscono la fuga, e i cani, di solito abituati a combattere con iene e leopardi, si rifugiano con alti guaiti sotto le tende dei padroni. Intanto, il leone con un salto supera la siepe e penetra nel recinto per scegliersi la preda: una sola zampata gli basta per abbattere una giovenca, e la sua robusta dentatura in un attimo spezza le vertebre cervicali della vittima, incapace di opporre la benché minima resistenza. Poi, con gli occhi scintillanti di gioia, il leone rimira la vittima e si sferza altezzosamente i fianchi con la coda. Dopodiché, incomincia a pensare al ritorno: sa di dover attraversare la siepe, ma nemmeno vuole abbandonare la preda, e quindi fa ricorso a tutta la sua forza per superare con un balzo la siepe tenendo tra le fauci l'animale morto[...]Dopo aver superato il recinto, il leone trascina via la vittima e va a mangiarsela in qualche luogo tranquillo. ({{c|edizione?}} p. 532)
*{{NDR|Sul [[leone]]}} Con la selvaggina, si comporta assai diversamente che con gli animali domestici: sa benissimo che le bestie selvatiche lo fiutano di lontano, e che sono abbastanza veloci da sfuggirgli. Perciò tende loro agguati astuti, oppure le avvicina con prudenza, strisciando sottovento quasi sempre insieme a un altro leone, e fa così non solo di notte, bensì anche quando il sole è ancora all'orizzonte. Spesso si reca pure alle pozze d'acqua ove, nelle steppe, gli altri animali vanno a bere, e vi fa un bottino abbondante: dopo le ore cocenti del pomeriggio, allorché giunge la frescura della notte, le antilopi, le giraffe, le zebre e i bufali escono per rinfrescarsi la bocca inaridita, e con somma prudenza si avvicinano alla sorgente o allo stagno, dove oltre all'acqua, sanno però di trovare pericoli gravissimi [...]: male incoglierà quella bestia che si avvicinasse all'acqua nella direzione del vento, e spinta dalla sete scordasse la sua innata prudenza! ({{c|edizione?}} p. 534)
*Il [[leone]] preferisce sempre gli animali più grossi a quelli piùai piccoli, sebbene in caso di necessità non disdegnidispregi neppurenemmeno questi ultimi, alquando punto,gli apassano quantovicino. siSi dice, d'accontentarsiche taloratalvolta persinosi delledebba contentare di locuste. LeTutti suegli prede le trova soprattutto tra le mandrie e leanimali greggiche tenutevivono dallcoll'uomo, nonché tra le zebre selvatiche, trae tutte le antilopi, eed iil suinicinghiale, selvaticisono in d'ogni sortacircostanza il suo principale cibo. ({{c|edizione?}} p. 536241)
*Insieme con il leone, la [[tigre]] (Panthera tigris, spesso denominata Felis tigris) è fra tutti i felini il più perfetto: nessun altro rappresentante della famiglia unisce al par suo bellezza e ferocia: fiera formidabile e terribile, non rifugge, come il leone, dai luoghi abitati dall'uomo, che anzi provoca con astuzia e accortezza. ({{c|edizione?}} p. 539)
*Tipico gatto senza criniera, con barba alle guance e con pelame disegnato a strisce trasversali, nettissimo, di colore particolarmente elegante, la [[tigre]] è uno splendido felide, certamente non da meno del leone, che anzi supera in altezza e sveltezza e nell'agilità delle forme e delle movenze: il corpo della tigre appare più snello e flessuoso, e la testa più rotonda di quella del leone, ben proporzionata rispetto al tronco; la coda manca di fiocco terminale, il pelo è corto e liscio e s'allunga solo sulle guance, formando una tipica barba, più rada nelle femmine. ({{c|edizione?}} p. 539)