Efraim Medina Reyes: differenze tra le versioni

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==''Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio''==
* Te ne sei andata. E con te se n'è andata la possibilità di trovarti. Non che fosse molto diverso quando eri ancora qui con me. Mi sento terribile e vuoto e sicuramente stupido. Le cose cambiano ma non è questo il punto. Di solito i cambiamenti sono minimi e non si notano quasi, così possiamo pensare che tutto rimanga uguale. La notte scende sulle cose, e naturalmente, io sono una di quelle cose, forse la più indolente di tutte. I miei parametri e le mie ideologie sono sparse per la stanza. Mi piace pensare che ci sia qualcosa che significhi pensare ciò che penso. Cade l'ultima lacrima, l'ultima prima della prossima. Non fumo, non sono un vero bevitore, non posso battere il campione mondiale dei pesi massimi. So bene che odi lo sport, ma la boxe non è uno sport, amore. [...] Sono incapace di fare quel gesto/movimento che ti farebbe tornare. Il piacere di sentire e girare come un bambino nel bosco ghiacciato. Il piacere squisito di non essere opportuno. Il tipo che le figlie amano e le madri odiano. Non sono più musica per le tue orecchie, tesoro. E non pretendo di sapere niente a proposito di niente. Non che sappia fare qualcosa, a parte questo, ovvio. La mia abilità è giocare con il fuoco e manterene un precario equilibrio tra rischio e il dubbio. Non sarò musica per le tue insonnie. I falliti devono andare più lontano perchè nessuno li stima. [...] Non ho mai imparato a guidare e non ho la patente, e c'è una differenza significativa tra le due cose. Non che sappia fare qualcos'altro che non sia guidare, ovvio. Ma tutto ciò che non so fare ho un modo di non saperlo fare, un modo particolare che sfiora l'efficacia. Il piacere di piangere nel cuore della notte senza sapere il perchè, senza approfondirne il motivo, di tremare pensando alla forma del vuoto e toccare una volta dopo l'altra i duri bordi della realtà come uno strumento rotto, scordato. Non sono musica per chi ha idea di musica. Non sono ciò che pretendevi o speravi. Sono un professionista della delusione in servizio ventiquattrore su ventiquattro. Il piacere di starmene sdraiato sul pavimento e sentire l'eco dei tuoi passi diretti da nessuna parte. [...] So toccare corde che nessuno conosce, ho dita lunghe come radici e so che la vibrazione di una corda non termina nel silenzio. Bambina mia, la morte è un matrimonio. Mi sfoggerai alle tue nozze? Il piacere di stare tra gli oggetti senza che essi se ne possano accorgere. Di stare li come un gatto, come una ferita che attende il suo dolore. Il piacere di non essere schiavo di nessun piacere. (pp. 371-373)
Sono incapace di fare quel gesto/movimento che ti farebbe tornare. Il piacere di sentire e girare come un bambino nel bosco ghiacciato. Il piacere squisito di non essere opportuno. Il tipo che le figlie amano e le madri odiano. Non sono più musica per le tue orecchie, tesoro. E non pretendo di sapere niente a proposito di niente. Non che sappia fare qualcosa, a parte questo, ovvio. La mia abilità è giocare con il fuoco e manterene un precario equilibrio tra rischio e il dubbio. Non sarò musica per le tue insonnie. I falliti devono andare più lontano perchè nessuno li stima.
Non ho mai imparato a guidare e non ho la patente, e c'è una differenza significativa tra le due cose. Non che sappia fare qualcos'altro che non sia guidare, ovvio. Ma tutto ciò che non so fare ho un modo di non saperlo fare, un modo particolare che sfiora l'efficacia. Il piacere di piangere nel cuore della notte senza sapere il perchè, senza approfondirne il motivo, di tremare pensando alla forma del vuoto e toccare una volta dopo l'altra i duri bordi della realtà come uno strumento rotto, scordato. Non sono musica per chi ha idea di musica. Non sono ciò che pretendevi o speravi. Sono un professionista della delusione in servizio ventiquattrore su ventiquattro. Il piacere di starmene sdraiato sul pavimento e sentire l'eco dei tuoi passi diretti da nessuna parte.
So toccare corde che nessuno conosce, ho dita lunghe come radici e so che la vibrazione di una corda non termina nel silenzio. Bambina mia, la morte è un matrimonio. Mi sfoggerai alle tue nozze? Il piacere di stare tra gli oggetti senza che essi se ne possano accorgere. Di stare li come un gatto, come una ferita che attende il suo dolore. Il piacere di non essere schiavo di nessun piacere. (pp. 371-373)
*Puoi frantumarmi il cuore in mille pezzi e ciascuno di quei pezzi in altri mille, ma l'amore che nutro per te resterà vivo in ciascuno di essi, guizzante sulla fredda superficie come la stupida coda, solitaria e sanguinante, che qualcuno ha strappato a una lucertola. (p.422)