Marcello Marchesi: differenze tra le versioni

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*Rumori che ci perdiamo in città. Il tac di una [[pera]] che cade, il porcogiuda del contadino colpito dalla pera. (p. 103)
*Piange di fronte, sorride di profilo: è una donna che si conosce bene. (p. 103)
*''La gente "bene" | sui giornali viene | solo per ragioni | di tre sorte: | nascita | matrimonio | morte.'' (p. 107)
*[[Parola|Parole]], come gocce di sangue simpatico, scompaiono asciugandosi e tornano al calore di un sentimento in fiamme. (p. 109)
*Collaborazione. Io l'insulto. Tu lo tieni, lui gli mena, noi aiutiamo e voi guardate se essi arrivano. (p. 109)
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*Quando nacqui in casa non c'era nessuno. Mio padre era al bar e mia madre in fabbrica. Il mio primo soprannome fu "Bustapaga". (p. 17)
*[[Caffè]] Kag! Bevetene quanto volete, ''e anche di più''. (p. 17) {{NDR|[[pubblicità dai libri|pubblicità]]}}
*[[Voltaire]] era spiritoso perché beveva caffè. Uno stimolante liquido convenzionale. Cosa avrebbe inventato [[Leonardo da Vinci|Leonardo]] dopo un espresso ristretto? Con la [[amfetamina|simpamina]] sarebbe arrivato subito alla bomba atomica. (p. 17)
*Siamo i superstiti di turno di un massacro continuo. (p. 17)
*Non vi scaccolate in [[taxi]], l'autista ha il retrovisore. (p. 17)
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*Sotto le sue mani mi torna la memoria. Ne ho avuta sempre poca, anche perché non ho mai amato i [[ricordo|ricordi]]. Uno specchio che va in frantumi. I ricordi sono le schegge. È inutile cercare di rimetterle insieme, per vederci qualcosa che non c'è più. Meglio gettarle via prima che ti feriscano. Guardavo sempre avanti. Chi si volta non è contento di dove sta. La pensavo così. (cap. I; p. 23)
*«"Padre, l'esclamazione {{maiuscoletto|dio tassista}} è una [[bestemmia]]?"»<br>«E lui?»<br>«"Dipende. Se c'è l'apostrofo, no!"»<ref>Spesso riportata nella forma semplificata: «Dio tassista, senza apostrofo, è una bestemmia?» {{cfr}} Luigi Galella e Antonio Ricci, ''Me tapiro'', Mondadori, 2017, [https://books.google.it/books?id=xP87DwAAQBAJ&pg=PT195 p. 195]. ISBN 88-520-8366-9</ref> (cap. I; p. 24)
*Per dire chi è coso, lì, comesichiama, chi è questo Amedeo. È uno [[scrittore]]. Molti, ancora oggi, credono che questa parola voglia significare: scrivano, scritturale, impiegato che scrive, maestro di calligrafia e anche pittore di insegne. Invece Amedeo scrive e basta. Intinge la penna nel cervello e scrive. Ha molta fantasia, però gli manca la cosa, la, comesichiama, gli manca la [[memoria]]. Fantasia tanta, memoria niente. Forse perché sta sempre a pensare alle parole da mettere in bocca a qualche personaggio inventato da lui e, nello stesso tempo, a quelle da imboccare a un altro personaggio che risponde al primo che, poi, a sua volta, non può restare, tutto a un tratto, a bocca aperta senza ribattere qualche cosa, sennò si ferma tutto. (cap. II; p. 25)
*Mica facile scrivere, pensandoci, quelle cose che la gente dice senza pensarci. (cap. II; p. 25)
*[...] nella sua testa non c'è posto per merce in deposito, ma solo per pacchi in arrivo e in partenza, di passaggio. (cap. II; p. 25)
*Dopo tanti anni di velluto nero tra lui e la sua infanzia, per la prima volta un nome, un soprannome, un personaggio, una frase, due frasi, tante frasi dimenticate che tornavano su a galla, come bolle d'aria, da un lago profondo. Forse l'età. Dicono che, a un certo momento, "prima della fine", ci sia un ritorno di memoria, una memoria lucida, di ferro, da elefante. (cap. III; p. 28)
*Prima cosa: via la barba. Così depilato, aveva due chiappe al posto delle guance. (cap. III, p. 32)
*Tutte le sere, prima di andare a letto, beve un fiasco di [[vino]] per neutralizzare tutta la [[amfetamina|simpamina]] liquida, il Deadin e tutti gli altri stimolanti convenzionali (come il [[caffè]] o la [[Coca-Cola|Coca­Cola]] con l'[[acido acetilsalicilico|aspirina]]) che prende all'alba, per svegliarsi dal torpore alcoolico della sera precedente e mettersi a lavorare alle sue sceneggiature. Fuma a stantuffo, ma fra quelle nuvole che gli avvolgono la testa, avanzano come guerriglieri mimetizzati parole, idee, invettive. È sempre preceduto da se stesso. Sa ciò che pensa quando ascolta ciò che dice e dice sempre ciò che pensa. Pene al pene, culo al culo. Parole sue. (cap. IV; p. 41)
*Lo aggredisco con una sequela di parolacce e di oscenità tipiche del suo repertorio. Ma cerco di rispettare la forma. Gli do dell'escremento umano e per di più carente dal punto di vista estetico, lo mando a fare in qui e in là, calunnio sua madre, gettando il discredito sulla sua onorabilità e quanto al padre, gli attribuisco spropositate protuberanze frontali in dipendenza dal comportamento della moglie [...]. (cap. IV; p. 43)
*Solo oggi si accetta l'ambiguo non­peso della [[materie plastiche|plastica]] in nome della sua indistruttibilità e anche della sua silenziosità all'urto, per cui, non sentendo cadere il secchio di plastica e non sapendo che è lì per terra, ci inciampi, cadi, ti rompi il naso, ma te lo rifai di plastica, e se non senti gli odori, poco male, e, quanto ai profumi, fiori di plastica ce n'è quanti ne vuoi. (cap. V; pp. 45-46)
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*[[Ubriachezza|Ubriacarsi]] e fumare non dava il gusto che dà ai grandi: non avevamo niente da dimenticare. (cap. VII; p. 56)
*Ho la sensazione di aver vissuto troppo. Prima, quando del passato non mi importava niente, questa sensazione non l'avevo, anzi ero sicuro che l'ultimo orizzonte fosse molto lontano. Non è più così. Se tento un bilancio, se tiro i conti di cassa, ho tanti ricordi e nessun progetto: sono fottuto. (cap. VII; p. 57)
*Non mi danno più né [[amfetamina|simpamina]] né Deadin senza ricetta. E io ne ho bisogno. Quelle cose lì, per me, sono come un calcio in culo. Alè, dopo dieci minuti parto e per fermarmi, alla sera, mi ci vuole un fiasco di vino. (cap. IX; p. 63)
*Quando il marito morì d'infarto, lo buttò dalla finestra per incassare l'assicurazione sugli infortuni. (cap. X; p. 68)
*"Zio Guido, com'è il [[paradiso e inferno|Paradiso]]?" "Il Paradiso è noioso. Chi ci sta? Preti, sante, [[Maria Goretti]], vergini incallite, monache arcigne, benefattori pallidi e miracolati piagnoni. Meglio l'[[paradiso e inferno|inferno]]; puttane, bari, ubriaconi, gente allegra, magari caratteracci, come dire, eretici, spregiudicati, briganti tipo il Passatore. Però bisogna vedere com'è il Regolamento. Può darsi pure, quando vai di là, che trovi un'affiche, un manifesto, all'ingresso, che dice "{{maiuscoletto|chi è destinato al paradiso è autorizzato a fare tutto ciò che non ha mai fatto. I sette vizi capitali sino liberamente utilizzabili e senza limiti. per quanto riguarda quelli che hanno latessera rossa (inferno) da questo momento, non potranno più fare quello che facevano in terra. basta gozzoviglie. da qui all'eternità novene digiuni e castità. il contrappasso. quelli lassù se la godono e voi quaggiù gratattevi. come si dice? san rocco. chi gode prima non gode doppo. firma (illeggibile)}}"." (cap. X; p. 68)