Maria Carolina d'Asburgo-Lorena: differenze tra le versioni

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*Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si {{sic|arrendano}} all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.<br>Il [[Fabrizio Ruffo|cardinale]] non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I [[Sedili di Napoli|sedili]], sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e ''giurisdizioni baronali'' per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. ''Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio.'' Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinché nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.<br>Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina. (dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75)
*Questo poi e il colmo della bassezza vilta non si domanda l'aprovazione dell proprio Sovrano contro le cui ordine e istruzione diametralmente contrario si opera e si domanda la provazione dei Ribelli di un piccolo numero di Francesi cio mostra la viltà dei Ribelli. Invito di Nelson a Ferdinando IV di recarsi in Napoli l'inconcepibile Reita stupidita o non intelligenza dei sottoscrivendo.E questo un cosi infame trattato che se per un miracolo della Providenza non nasce qualche evento che lo rompe distrugge mi conto per perduta disonorata e credo che a costa di morire della mail aria della fatigha du/na scopetata dei Ribelli il Re da un lato il Princpe dair altro devono imediatamente armare le Province marciare contro la ribelle Citta e morire sotto le di lei rovine se vi e resistenza ma non restare ville schiavi dei Birbanti francesi e loro infami Emuli i Ribelli. Tale e lo mio sentimento questa capitolazione infame se avrà luogo mi aflige assai più della perdita del Regno ed allora assai peggiore efetti.<ref>Osservazione di Maria Carolina alla Capitolazione concordata tra il cardinale Ruffo ed i rivoluzionari assediati nei castelli, l'osservazione è scritta in margine all'art 10 della Capitolazione. Una copia del testo della Capitolazione di Castel Nuovo e Castel dell'Ovo venne inoltrata da Nelson a Palermo e rispedita dopo poche ore con le osservazioni e le istruzioni della regina apposte in margine agli articoli; esse sono riprodotte nel testo così come vennero scritte, senza apportare correzioni.</ref> (p. 79-81)
*In questo momento, mia cara Miledy, interpreto la vostra amicizia, poiché mi scrivete ogni cosa, mentre che tutti i miei corrispondenti si {{sic|tacciano}}, vedendo la mia inutilità e temendo di compromettersi. Io però spero che la mia buona amica Emma non mi {{sic|dimenticherò}} affatto, benché io sia rilegatarelegata a Palermo. Ciò farà epoca. Dal canto mio non crediate affatto che non abbia voluto venire per qualche motivo, o capriccio. Vi sono stata indotta da più ragioni. D'altra parte non volendomi nessuno ho temuto far torto all'affetto ed all'entusiasmo che il re ispirerà, e che non è l'istesso per me. Infine, mille motivi di prudenza m'han fatto una legge che mi addolora grandemente. Continuerò a profittare della vostra amicizia, indirizzandovi le mie differenti lettere e ordinando agli altri che ve le portassero da parte mia. Voglio augurarmi che le cose s'accomoderanno col cardinale ma prevedo delle tempeste ed allora mi rimpiangeranno. Infine, il mio cuore trabocca ed avrei molto a dirvi. Addio, mia cara Miledy, compiangetemi e non mi dimenticate. Vi scongiuro farmi sapere tutte le cose che succederanno.<br> Credetemi di cuore e per la vita la vostra affettuosa e riconoscente amica — Carolina. (dalla lettera del 2 luglio 1799, pp. 91-92)
 
==Citazioni su Maria Carolina d'Asburgo-Lorena==