Karel Čapek: differenze tra le versioni

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*Il dio umbro, poi, ebbe un meraviglioso azzurro per il cielo e un colore ancora più bello con cui tinteggiò le lontananze e le montagne. Perciò l'[[Umbria]] è così miracolosamente azzurra; la più azzurra di tutte le terre. (da ''Dolce Umbria'', p. 89)
*Inesprimibili sono le bellezze e le meraviglie del mondo. (da ''Palermo'', p. 65)
*Infine si è su, a un'altezza di circa 1500 anni, non metri; giacché tutta [[Orvieto]] è terribilmente antica, tutta di conci non intonacati, tutta di nudi cubi di pietra. Un unico ornamento si sono concessi gli orvietani, ed è il Duomo.<ref>Citato in Renzo Chiovelli, ''Tecniche costruttive murarie medievali: {{small|La Tuscia}}'', «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, Roma 2007, [https://books.google.it/books?id=c17NdrjgQKQC&lpg=PA25&dq=&pg=PA25#v=onepage&q&f=false p. 25]. ISBN 88-8265-130-4</ref>
*Infine [[Taormina]], paradiso terrestre su un mare mormorante, isola di profumi e di fiori tra le rocce, luci sul mare, l'Etna rutilante. – No, adesso pensa alla tua patria! Quand'anche qui fosse cento volte più bello, pensa alla tua patria natia, al paese dei corsi d'acqua e dei boschi mormoranti e dalla grazia modestissima e intima. (da ''Da Palermo a Taormina'', p. 69)
*Invece il Canal Grande quasi vi deluderà. Alcuni favoleggiano dello splendore dei suoi palazzi e altri della loro malinconica agonia: io vi ho trovato soprattutto un gotico alquanto scadente, che ha dato ai nobili veneziani solo la famosa ''merlettatura di pietra'', con cui rivestire le facciate dei palazzi come bustini. Purtroppo mi sfugge il senso di questa passamaneria architettonica e di tutta la rigatteria da mercante della Venezia antica. Qui hanno sempre importato qualcosa: colonne greche, cannella orientale, tappeti persiani, influenze bizantine, broccati, gotico, rinascimento, per quei mercanti tutto andava bene, purché di gran lusso. Non c'è nulla che non abbiano inventato, finanche la loggia aperta al centro della facciata: bello, ma un po' poco per una buona architettura. (da ''Venezia'', pp. 27-28)