Giancarlo De Cataldo: differenze tra le versioni

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*Il [[potere]] deve premiare chi ha le idee più chiare e la forza per affermarle. (p. 36)
*[[Patrizia (personaggio)|Patrizia]] non doveva avere più di ventidue-ventitré anni. Mora, pelle morbida e levigata, seni piccoli e sodi, ascelle perfettamente depilate, gambe lunghe. Un culo da strappare il cuore. Quando gli aprì, in sottoveste nera e microreggiseno dal quale spuntava l'areola di una tetta già inturgidita, Dandi non rimpianse di essersi rivolto a Fierolocchio, il massimo esperto di puttane della banda. In confronto a Gina [...] quella ragazzina era una dea. (p. 43)
*– Facciamo finta... solo finta di riconoscere la sua autorità, – riprese [[il Libanese]], – gli diciamo che il numero uno è sempre lui... ce lo teniamo buono il tempo che ci serve... due.. tre mesi... quando il carico è piazzato... tutto piazzato... ne facciamo venire un altro... e gli offriamo il venti... a quel punto lui è sicuro, sicurissimo... dorme sul velluto... è allora che dobbiamo beccarlo. Con calma. Quando decidiamo noi. Come decidiamo noi. Dove decidiamo noi! (p. 71)
*Era la prima volta che il Freddo vedeva [[il Terribile]]. Tutti sapevano che aveva cominciato con i furti di automobili, poi era passato allo strozzo e ai bordelli e da lì alle scommesse. Il Terribile era il re dei cani e dei cavalli. Coi soldi del picchetto aveva aperto un paio di macellerie e uno smorzo a Primavalle. Manteneva una quindicina di scagnozzi, ricettava la roba dei cassettari. I Gemito erano la guardia pretoriana: a loro era concesso di esercitare l'estorsione e l'usura in proprio. Il Freddo lo valutò: cervello di gallina e lardo da bue orientale. (pp. 72-73)
*Nelle zone calde, le teste d'uovo del ministero avevano pensato bene di piazzare i soldatini di leva. Magari pure bravi a individuare un terrorista – e come poi? Dalla chioma? Dalla puzza? – ma capaci di farsi passare sotto il naso come niente un etto di roba. Gli sbirri avevano gli occhi iniettati di sangue come dopo un pippatone alla Cristo comanda, ma erano così infoiati di carne brigatista che di tutto il resto si curavano poco o niente. (p. 83)
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*L'unico rischio di Romanzo Criminale – libro, film, serie – è quello di dare una dignità letteraria a personaggi che tutto erano fuorché eroi. ([[Andrea Scanzi]])
 
== ''Quasi per caso'' ==
=== [[Incipit]] ===
 
=== [[Incipit]] ===
Il giovane piemontese stringeva la carabina e fissava stordito il cadavere, che se ne stava disteso su un mucchio di fogliame, con le braccia aperte e la bocca atteggiata a un beffardo sorriso. Come se nel prendere congedo dal mondo avesse finalmente realizzato di quale grande inganno – lui come chiunque – era stato vittima. Come se volesse dire a chi restava: E ora tocca a voi. Anzi, tocca a ''te''. Vediamo come riuscirai a cavartela, ragazzo, perché una cosa è certa: dalla mia morte non potranno che venirtene guai.
 
=== Citazioni ===
* Naide si lanciò in un’appassionataun'appassionata esaltazione degli ideali della Repubblica {{NDR|Repubblica Romana}}. Né lei né le altre, tutte le altre, si erano date convegno a [[Roma]] perché attratte dall’odoredall'odore del sangue, da un’ideaun'idea astratta di [[patria]]. Perché la patria, certo, era al centro del loro cuore, ma ancora più nel profondo c’erac'era la consapevolezza di rappresentare l’avanguardial'avanguardia di un modo diverso di essere donne. L’orgoglioL'orgoglio di una rivendicazione femminile che, animata dalla forza di milioni di sorelle, avrebbe cambiato per sempre il mondo. (epilogo)
* {{NDR|Naide Malarò rivolgendosi ad Emiliano Mercalli di Saint-Just}} «[[Roma]] è tutto questo, oggi. Roma è la parità totale e assoluta dei diritti. Uomini e donne con la stessa dignità e lo stesso ruolo nel mondo…mondo... ma non capisci quanto tutto questo sia decisivo per me? Emiliano, amore, mi gira la testa…testa...» (epilogo)
 
===[[Explicit]]===
* Naide si lanciò in un’appassionata esaltazione degli ideali della Repubblica {{NDR|Repubblica Romana}}. Né lei né le altre, tutte le altre, si erano date convegno a [[Roma]] perché attratte dall’odore del sangue, da un’idea astratta di [[patria]]. Perché la patria, certo, era al centro del loro cuore, ma ancora più nel profondo c’era la consapevolezza di rappresentare l’avanguardia di un modo diverso di essere donne. L’orgoglio di una rivendicazione femminile che, animata dalla forza di milioni di sorelle, avrebbe cambiato per sempre il mondo. (epilogo)
* Gualtiero si stiracchiò.<br />«Quella pasta con la carbonara, Emiliano…Emiliano...»<br /> «Loro la chiamano “alla"alla carbonara”carbonara", Gualtiero.»<br />«Tu l’hail'hai assaggiata. Com’èCom'è?»<br /> «Una delizia. Ma dopo quello che è successo…successo...»<br />«Colpa della selvaggina. Forse si potrebbe sostituire con qualcosa di meno…meno... pericoloso.»<br />«Io proverei col guanciale, neh!» suggerì Aymone.
* {{NDR|Naide Malarò rivolgendosi ad Emiliano Mercalli di Saint-Just}} «[[Roma]] è tutto questo, oggi. Roma è la parità totale e assoluta dei diritti. Uomini e donne con la stessa dignità e lo stesso ruolo nel mondo… ma non capisci quanto tutto questo sia decisivo per me? Emiliano, amore, mi gira la testa…» (epilogo)
 
=== [[ExplicitIncipit]] =de ''I traditori''==
 
* Gualtiero si stiracchiò.<br />«Quella pasta con la carbonara, Emiliano…»<br /> «Loro la chiamano “alla carbonara”, Gualtiero.»<br />«Tu l’hai assaggiata. Com’è?»<br /> «Una delizia. Ma dopo quello che è successo…»<br />«Colpa della selvaggina. Forse si potrebbe sostituire con qualcosa di meno… pericoloso.»<br />«Io proverei col guanciale, neh!» suggerì Aymone.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''I traditori''===
Il prete ha la tonaca lorda e lo sguardo acceso di follia. Brandisce la torcia urlando frasi sconnesse in un incerto latino misto all'aspra cadenza gutturale del luogo. Invoca il suo Dio, pensa Lorenzo con una punta di disprezzo, o forse il diavolo. Contadini armati di forconi fanno eco alle urla con un sommesso mormorio. Schiacciata contro il portone della chiesa, una povera chiesa di campagna, legata a un palo improvvisato, sopra un cumulo di fascine secche, la ragazza dai capelli rossi ha la veste bianca stracciata, scarpe sfilacciate di corda ai piedi, e fissa il cielo con un sorriso vago. Ma la notte è nera, non ci sono stelle, e solo il riverbero agitato della torcia illumina una scena che sa di Goya e di notturni fiamminghi. Nell'oscurità che protegge i patrioti, gli occhi sarcastici del Calabrotto mandano lampi inquieti. La guida si fa il segno della croce e sputa per terra.
 
 
==Note==