Nicola Abbagnano: differenze tra le versioni

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*Mai il cielo di [[Torino]], con la corona ancora innevata delle [[Alpi]], m'apparve {{sic|circonfusa}} di chiarità solare come quando, il 28 aprile 1945, finì l'incubo della guerra. La città venne invasa dalle migliaia di automezzi che, prima occultati perché i tedeschi intendevano requisirli, procedevano ora strombazzando per il centro, in un'allegra festa popolare. La città, distrutta per un terzo dai bombardamenti, da quel momento non pensò che a ricostruire, in quel fervido clima di speranze che aveva preso tutta la nazione. (da ''Le scimmie di [[Jean-Paul Sartre|Sartre]]'', p. 58)
*Non si può disconoscere, al fondo dell'atteggiamento designato a tutt'oggi come «[[pensiero debole]]» e che continua ad avere in [[Gianni Vattimo]] il proprio {{sic|méntore}}, una traccia persistente di quella brama dell'infinito che fu propria del [[romanticismo]]. All'infinità dell'Essere, della Verità, della Perfezione, che il romanticismo sognava, esso sostituisce l'infinito della caducità, dell'errore, del male, come natura propria del mondo, e così assolutizza l'apparenza nei suoi caratteri peggiori e fa dell'esperienza umana il destino del nulla. Questo nuovo sogno romantico, che è l'inverso di quello ottocentesco, può forse attrarre come espressione letteraria della crisi, dei mali imperanti, dei pericoli ai quali l'umanità va oggi incontro, ma non indica alcuna via d'uscita.<br>Ne è consapevole Vattimo? Ritengo di sì. E ritengo che la stia cercando. (da Gianni Vattimo, p. 113)
*Interrogarci su una «politica» degli [[Intellettuale|intellettuali]] è oggi importante anche perché viviamo in un momento in cui i cosiddetti «prodotti culturali», sono sempre più coinvolti nel consumismo. Sono spesso manipolati in vista di un successo immediato e labile che talora non ottengono o che dura lo spazio di un mattino. Si propongono spesso di urtare, irritare, scandalizzare (cosa anche questa molto difficile) per imporsi con il marchio di una novità assoluta, che è pura illusione. Assumono spesso la funzione e il valore di ''slogans'' destinati a incrementare lo spaccio di idee balorde e di fanatismi fittizi. E gli autori di essi non esitano a presentarsi sul palcoscenico, a recitare in costume, a dare lo spettacolo che ritengono più propizio al loro successo. [...] <br>Una parte dell'amara tristezza che oggi pervade il mondo degli intellettuali è dovuta appunto alla coscienza della loro perduta o diminuita autonomia decisionale, del pericolo incombente di poter sopravvivere solo come strumenti di forze che apprezzino l'opera loro solo come mezzo occasionale di successo, da buttar via quando non riesce più utile. (da ''I rischi del consumismo'', pp. 142-143)
*Una personalità non può esprimersi col proprio suicidio o con l'omicidio di quella degli altri. E il suicidio e l'omicidio sono i fini latenti di un sesso che si ribella alla propria misura. Sadismo e masochismo sono i limiti estremi di questa tendenza, che conosce tutti i gradi intermedi. È in nome del femminismo che oggi solitamente si protesta contro la riduzione del partner sessuale a cosa, a oggetto strumentale, non più valido di una bambola di gomma. Ma in realtà chiunque fa del partner una cosa, si degrada in cosa. (da ''Sesso e morale'', p. 166)
*Il [[divertimento]], nella forma in cui oggi viene usufruito, è un'evasione velleitaria dai problemi della vita verso l'accettazione immediata degli aspetti più appariscenti della vita stessa. Esso non cerca la serenità ma l'oblio, non la pace ma l'agitazione, non il godimento, ma l'orgia. E così i problemi di fondo gli rimangono nascosti e le loro possibilità di soluzione si allontanano. Non sono le forme marginali, cui si appiccica l'etichetta di «evasione», che costituiscono l'evasione più grave, ma le forme dominanti, preferite dalla moltitudine, accettate senza discussione, incoraggiate dal successo. E di fronte ad esse si pone la domanda: che cosa ci «divertirà» dal divertimento? (da ''Evasioni dal quotidiano'', pp. 170-171)