Odissea: differenze tra le versioni

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→‎Libro XI: + 1 dall'edizione Einaudi 1989
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*Ma quando, nella tua casa, avrai ucciso i pretendenti, con l'inganno o affrontandoli con le armi taglienti, prendi allora il remo e rimettiti in viaggio fino a che giungerai presso genti che non conoscono il mare, da uomini che non mangiano cibi conditi col sale, che non conoscono navi dalle prore dipinte di rosso, né gli agili remi che sono ali alle navi. Ti indicherò un chiaro segno, che non potrà sfuggirti: quando un altro viandante, incontrandoti, ti dirà che sulla spalla porti un ventilabro, pianta allora in terra il tuo agile remo, offri al dio Poseidone sacrifici perfetti – un montone, un toro, un verro che monta le scrofe – e fa ritorno a casa: qui offri sacre ecatombi agli dei immortali che possiedono il cielo infinito, a tutti, senza escludere alcuno. La [[morte]] verrà per te lontano dal mare, ti coglierà nella vecchiaia ricca di beni, e sarà dolce. Avrai, intorno a te, un popolo felice. Questa è la verità che ti dico. (Tiresia a Odisseo, nel racconto di Odisseo alla corte dei Feaci: 2000, pp. 166-167)
*''Perciò troppo benigno non sii neppur tu con tua [[moglie]], | né confidarle tutto, qualunque discorso tu sappia; | bensí dille una cosa, ma lasciane un'altra nascosta.'' (Alcinoo a Ulisse: 1926, vol. I, [[s:Pagina:Omero - L%27Odissea (Romagnoli) I.djvu/281|p. 218]])
*''E poi Alcmèna vidi, d'Anfitríone la sposa, | ch'[[Eracle]] furia audace, cuor di leone | tra le braccia del grande Zeus concepiva.'' (L'evocazione dei morti: 1989, vv. 266-269)
*''Non lodarmi la [[morte]], splendido Odisseo. | Vorrei esser bifolco, servire un padrone, | un diseredato, che non avesse ricchezza, | piuttosto che dominare su tutte l'ombre consunte.'' (Achille a Ulisse: 1989, vv. 488-91)
**''O divino Odisseo, non abbellirmi la [[morte]]. Sappi che piuttosto che il re dei morti preferirei essere l'ultimo servo dei vivi''.<ref>Citato in [[Luciano De Crescenzo]], ''I pensieri di Bellavista'', Mondadori, 2005, [http://books.google.it/books?id=A_p0lGvEhH0C&pg=PA191#v=onepage&q&f=false p. 191]. ISBN 88-04-53961-5. Nella traduzione di Pindemonte la corrispondenza è coi versi 613-617.</ref>