Odissea: differenze tra le versioni
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*''Quale parola, o figlia, t'uscí dalla chiostra dei denti?'' (Giove ad Atena: 1926, vol. I, [[s:Pagina:Omero - L%27Odissea (Romagnoli) I.djvu/68|p. 5]])
*''Ma [[Poseidone|Nettun]] freme d'implacabil ira | Contra l'eroe, che l'occhio unico estinse | Al divo Polifemo, il più gagliardo | D'infra i Ciclopi tutti. Al Dio la Ninfa | Toósa il partorì, figlia di Forco, | Re dello steril mar, ché lei Nettuno | Comprimea ne' segreti antri marini. | Da indi in qua, non ei percosse a morte | Il divo Ulisse, ma dal patrio lido | Errar lungi lo sforza. Or via, noi tutti | Consultiamo del modo ond'ei ritorni. | L'ira Nettuno deporrà, ché a fronte | Star non potrà di tutti i Numi ei solo.'' (Zeus ad Atena: 2004, vv. 89-101)
*''E tu, caro, giacché ti vedo assai grande e bello, | sii valoroso: così anche tra i posteri ci sarà chi ti lodi.'' (Atena a Telemaco: 2013, vv. 301-302)<ref>{{Cfr}} III, vv. 199-200.</ref>
*Torna ora nelle tue stanze, bada alle tue cose, al fuso e al telaio, e ordina alle ancelle di pensare al lavoro. Agli uomini sono riservati i discorsi, a tutti, ma a me soprattutto che in questa casa regno e comando. (Telemaco a Penelope: 2000, p. 13)
*''Gli rispose, quindi, la dea Glaucopide Atena: |Ora non trattenerm: troppo mi urge d'andare, | il dono che mi offri, spinto da cuore amico, | lo prenderò al ritorno per portarlo a casa. | Sceglilo molto bello ché tu ne avrai uno pari.'' (Atena a Telemaco: 2014, p. 11)
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*Avvicinati dunque, glorioso Odisseo, grande vanto dei Danai, ferma la nave, ascolta la nostra voce. Nessuno è mai passato di qui con la sua nave senza ascoltare il nostro canto dolcissimo: ed è poi ritornato più lieto e più saggio. (Le [[sirena|sirene]] a Odisseo, nel racconto di Odisseo alla corte dei Feaci: 2000, p. 188)
*''Fremevano le pelli, muggivano sugli spiedi le [[carne|carni]] | cotte e crude: s'udiva una voce come di [[bue|vacche]].''<ref>Citato in [[Plutarco]], ''I dispiaceri della carne. Perì sarcophagìas'', a cura di Alessandra Borgia, Stampa alternativa, Roma, 1995, p. 11. ISBN 88-7226-269-0. Nella traduzione di Pindemonte la corrispondenza è coi versi 509-512.</ref>
*''Miei cari, noi non siamo ignari di mali, e questo | che incombe non è più grande di quando il Ciclope | con la sua forza violenta ci serrò nell'antro profondo. | Di là grazie al mio valore e intendimento e pensiero | sfuggimmo. E anche delle cose di ora, credo, ci ricorderemo.'' (Ulisse ai compagni, avvicinandosi a Scilla: 2013, vv. 208-212)
*Non permise il padre degli dei e degli uomini che mi vedesse Scilla: non avrei potuto sfuggire all'abisso di morte. Per nove giorni vagai, la decima notte gli dei mi gettarono sull'isola Ogigia, dove vive Calipso dai bei capelli, la dea che parla con voce umana. Lei mi accolse ed ebbe cura di me.<br />Ma perché sto a raccontare? Già l'ho narrato ieri, in questa sala, a te e alla tua nobile sposa, non amo ripetere cose già dette. (Odisseo a Alcinoo: 2000, p. 196)
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