Gino e Michele: differenze tra le versioni

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*Sotttilissimo è il filo che separa una buona batttutta da una tremenda stronzata.<ref>Da ''Anche le Formiche... Anno Secondo'', prefazione, p. 7.</ref>
*Tre quarti delle menzogne che ''la Repubblica'' scrive su [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] sono vere. (da ''Le cicale 2010'')
 
{{Int|Da ''Marchesi Centouno''|Prefazione a [[Marcello Marchesi]], ''Il dottor Divago'', introduzione di Gianni Turchetta, Bompiani, Milano, 2013, pp. 7-12. ISBN 88-587-6286-X}}
*D'altra parte la sua materializzazione in TV per noi è legata all'originale prima serata del ''Signore di mezza età'', varietà ovviamente {{maiuscoletto|RAI}} datato 1963. Lui aveva poco più di cinquant'anni, noi solo tredici, età che allora non era già adolescenza ma ancora una specie d'infanzia. Eppure quell'omino tutto vestito di nero, così anomalo per essere un milanese, di certo troppo milanese per essere romano, ci colpì subito in TV , tanto che ce lo ricordiamo ancora adesso, con quella sua presenza quasi spiazzante nella pur geniale palude del piccolo schermo di quegli anni. (p. 7)
*[[Marcello Marchesi]] ha il pregio di essere tra i rari esempi di cultura collettiva e trasversale, quella che fa l'ossatura di un popolo e di un paese. Piaccia o no, anche il comico, inteso come genere, partecipa e rafforza questo processo di maturazione. Abbiamo utilizzato il termine cultura con la dovuta premeditazione: Marcello Marchesi ha contribuito alla crescita, nel dopoguerra, di tutti noi attraverso la scrittura umoristica libraria, quella satirica periodica, quella pubblicitaria, soprattutto nei mille caroselli, quella cinematografica (basterebbero appunto solo tutti i film di Totò), quella televisiva (varietà) e quella teatrale (rivista). Quasi tutte espressioni culturali di "un dio minore" che gli intellettuali respingono solitamente con un certo sussiego e che invece spesso, proprio perché presenti in ogni radice di una storia nazionale, segnano più di ogni altra cosa un'epoca. (p. 10)
*Che dire ancora di Marcello Marchesi... Resta una pietra miliare di chi scrive di spettacolo, a tutti i livelli, e nello specifico di chi lo fa cercando di ottenere la cosa più difficile in assoluto: far ridere la gente. Ci ha regalato una quantità spropositata di idee, battute, intuizioni, trame, ''calembour''... Ci ha insegnato che ci si può misurare in diversi campi e su diversi piani, con lo stesso impegno e risultati comparabili. Ci ha confermato che quando si lavora per il pubblico – sia esso di lettori, o in teatro, al cinema, in {{maiuscoletto|TV}} – occorre rispettarlo e rispettarsi. (pp. 11-12)
 
==''Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano''==