Paolo Sarpi: differenze tra le versioni

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*Il [[Filippo II di Spagna|re Filippo di Spagna]] fu primo dar forma più conveniente, facendo del 1558 una legge che il catalogo de' libri proibiti dall'Inquisizione di Spagna si stampasse. Al qual essempio anco [[Paolo IV]] in Roma ordinò che da quell'officio fosse composto e stampato un [[Indice dei libri proibiti|Indice]], come fu esseguito nel 1559, nel quale furono fatti molti passi più inanzi che per lo passato, e gettati fondamenti per mantener et aggrandir l'autorità della corte romana molto maggiormente, col privar gl'uomini di quella cognizione che è necessaria per difendergli dalle usurpazioni. Sino a quel tempo si stava tra i termini de' libri de eretici, né era libro vietato, se non di autore dannato. (da ''Libro sesto'' [1 gennaio - 17 settembre 1562], Volume secondo, p. 765)
*Questo [[Indice dei libri proibiti|indice]] fu diviso in tre parti: la prima contiene i nomi di quelli, l'opere de' quali tutte, di qualunque argomento siano (eziandio profano), sono vietate; et in questo numero sono riposti non solo quelli che hanno professato dottrina contraria alla romana, ma molti ancora sempre vissuti e morti nella communione di quella. Nella seconda parte si contengono nomi de' libri che particolarmente sono dannati, non proibiti gl'altri dagli stessi autori. Nella terza, alcuni scritti senza nome, oltra che, con una regola generale, sono vietati tutti quelli che non portano il nome degli autori scritti dopo il 1519 e sono dannati molti autori e libri che per 300, 200 e 100 anni erano stati per mano di tutti i letterati della romana Chiesa, sapendo e non contraddicendo i pontefici romani per tanto tempo, e de' moderni ancora furono proibiti di quelli che erano stampati in Italia, eziandio in Roma con approbazione dell'Inquisizione, et anco approbati dal papa medesimo per i suoi brevi, come le annotazioni d'[[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] sopra il Testamento nuovo, che da [[Papa Leone X|Leon X]], dopo averle lette, furono approbate con un suo breve, sotto il dato in Roma 1518, 10 settembre. (da ''Libro sesto'' [1 gennaio - 17 settembre 1562], Volume secondo, pp. 765-766)
*Si ruppe la guerra quasi per tutte le provincie di Francia tra l'una parte e l'altra, et in quell'estate furono sino 14 esserciti formati tutti in un tempo in diverse parti del regno. Combattevano anco figliuoli contra padri, fratelli contra fratelli, e sino femine dall'una parte e l'altra presero le armi per mantener la loro religione. [...] Che dove gl'ugonotti restarono vincitori, erano abbattute le immagini, destrutti gl'altari et espilate le chiese e gl'ornamenti d'oro et argento fusi per batter moneta con che pagar soldati. li catolici, dove vincevano, abbrugiavano le Bibie volgari, rebattezavano li fanciulli, costringevano a rifar di nuovo li matrimoni fatti secondo le ceremonie riformate, e più di tutti era miserevole la condizione de' chierici e de' ministri riformati, de' quali, quando capitavano in mano degl'avversarii, era fatto straccio crudele et inumano; et in termini di giustizia anco si facevano essecuzioni grandi, massime dalla parte catolica. (da ''Libro settimo'' [18 settembre 1562 - 15 maggio 1563], Volume secondo, pp. 1023-1024)
*Il [[Papa Pio IV|pontefice]], vedute le risposte dagl'ambasciatori date a' capitoli da' legati proposti, tanto più si confermò che bisognava metter fine al [[concilio di Trento|concilio]], altrimente qualche gran scandalo sarebbe seguito, et aveva per leggieri gl'incovenienti preveduti e dubitava di qualche maggior impreveduto; ma vedendo la difficoltà di metter fine senza terminar le cose perché il concilio era congregato, se i i prencipi non se ne contentavano, deliberò di far ufficio di questo con tutti. Scrisse di ciò a' noncii suoi in Germania, Francia e Spagna, ne parlò con tutti gl'ambasciatori residenti appresso di sé et anco con quei de' prencipi d'Italia; et usava questo concetto: che a chi l'avesse aiutato a finir il concilio, sarebbe più obbligato che se avessero fatto assistenza con le armi in qualche gran bisogno. (da ''Libro ottavo'' [17 maggio 1563 - 12 marzo 1565], Volume secondo, p. 1190)