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==''Svetonio {{Small|"La lingua più affilata dell'antico Ovest"}}. Le vite (indiscrete) di dodici Cesari''==
===Citazioni===
*Si narra che al momento del passaggio del fiume [[Rubicone]], il quale segnava il confine fra la provincia Cisalpina e il territorio inviolabile dello Stato romano, avvenne un prodigio: apparve improvvisamente un uomo di bellezza e statura straordinarie che suonava il flauto. Erano accorsi a udirne la melodia pastori, soldati, trombettieri. Quel gigante, o quel fantasma, strappata la tromba a uno di essi, dette il segnale di battaglia e attraversò di slancio il fiume. [[Cesare]], vinta l'esitazione, poiché anche i prodigi degli dei gli indicavano la strada – o così finse di credere – varcò il fiume con la famosa frase: «Il dado è tratto». Tutto l'esercito passò dietro di lui. Egli lo radunò in assemblea e, con le lagrime agli occhi e la veste strappata sul petto, ne invocò la fedeltà. (da ''Cesare'', ppp. 24-25)
*{{NDR|Su [[Augusto]]}} Fu nemico giurato della fretta e dell'inutile ostentazione di audacia. Suo motto preferito era: «[[Festina lente|Affrétati lentamente]]», con questa aggiunta: «Un condottiero prudente è meglio di uno temerario», oppure: «È fatto abbastanza presto ciò che è fatto abbastanza bene». Di quanti poi si esponevano a un grave pericolo per ottenere un piccolo vantaggio, diceva: «Sono simili a quegli sciocchi che pescano servendosi di ami d'oro perdendo i quali nessuna preda vale a compensarne il valore». (da ''Augusto'', pp. 54-55)
*{{NDR|Su [[Tiberio]]}} Rinunciò a ogni personale esercitazione con le armi e i cavalli, lasciò l'abbigliamento romano e si vestì alla greca, con sandali e mantello. In tale attitudine passò due anni, ora malvisto e disprezzato dagli abitanti dell'isola che abbatterono le sue immagini e statue presenti nel luogo. (da ''Tiberio'', p. 81)