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*[[Galba]] ora non esitò più. Raccolse soldati quanti più poté, fece leva anche tra le popolazioni locali e tra i notabili di quella provincia. Inoltre, con spregiudicata astuzia, si procurò i ritratti di molti personaggi che erano stati fatti giustiziare da [[Nerone]] e li fece esporre, in odio all'imperatore, intorno a una tribuna da dove arringò la folla e il suo nuovo esercito. (da ''Galba'', p. 175)
*Appena giunsero messaggeri che annunziarono la morte di [[Nerone]], [[Galba]] si mise in viaggio verso Roma. Qui giunto eliminò immediatamente il comandante dei pretoriani Ninfidio Sabino e altri personaggi legati al defunto e odiato imperatore. Fu preceduto da una fama di crudeltà e di avarizia. Aveva infatti punito le città che non si erano subito schierate dalla sua parte tassandole esosamente, e in alcune abbattendo le mura e giustiziando i loro capi insieme con le mogli e i figli. Aveva fatto anche fondere una corona d'oro offerta dai Taragonesi al tempio di Giove. Premiò un maggiordomo per la sua onestà e il suo zelo donandogli un piatto di lenticchie; a un flautista a lui particolarmente caro regalò cinque soldi. (da ''Galba'', p. 176)
*{{NDR|Su [[Otone]]}} In Senato affermò di essere stato quasi forzato ad assumere il supremo potere, giacché questa era la volontà delle legioni. Del resto egli cercò di rassicurare i senatori, affermando che ogni suo gesto sarebbe stato ispirato al rispetto della loro comune volontà. Ma la notte successiva all'assassinio di [[Galba]], soffrì di terribili incubi, lo si udì lamentarsi nel sonno, e al mattino fu trovato disteso ai piedi del letto. Allora ordinò che si compissero numerosi riti di espiazione per riconciliarsi i Mani dell'imperatore ucciso e oltraggiato. (da ''Otone'', p. 186)
 
==[[Incipit]] di ''Augusto. Braccio violento della storia''==