Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Veramente, per Junger, si era deciso dopo consultazioni con Spinoziano Creed ed altri collaboratori di mantenere l'ordine delle sezioni secondo la data di edizione; è nella mia pagina di discussioni. Prima di fare questa modifica era forse più corretto, più gentile discuterne.
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===Citazioni===
*{{NDR|Il potere esercitato sull'individuo dall'apparato tecnico-produttivo ed organizzativo dello Stato moderno.}} Questa coercizione, che sottometteva la vita dell'individuo a una volontà irresistibile, si manifestava al fronte con una chiarezza spaventosa. La lotta raggiungeva dimensioni gigantesche, rispetto alle quali il destino del singolo scompariva. L'ampiezza e la mortale solitudine dei campi, l'effetto a distanza delle macchine di acciaio e il rinvio di qualsiasi movimento alle ore della notte calavano sugli eventi la rigida maschera dei titani. Ci si scagliava verso la morte senza vedere il nemico; si veniva colpiti senza sapere da che parte arrivava lo sparo. [...] La decisione risultava da un calcolo aritmetico: chi poteva ricoprire con la maggior quantità di colpi un determinato numero di metri quadrati, aveva la vittoria in pugno. La battaglia era un brutale scontro di masse, una lotta sanguinosa della produzione e dei materiali. (p. 12)
*Quando Sturm, la notte, camminava accanto ai ceppi delle traverse e, dietro ciascuna di esse, vedeva una figura armata che faceva la guardia in solitudine, provava la stessa sensazione: di gigantesco e favoloso. Quella sensazione non era dovuta alle mitragliatrici, ai cannoni enormi e all'intreccio delle linee telefoniche. Era solo la forma, lo stile fugace in cui si compiva ciò che è possente. Ciò che era autentico non ne era affatto toccato, sembrava riposare nella terra come un animale e circolava nel sangue come un elemento misterioso. Era come un suono o un profumo carico di ricordi ineffabili. Doveva certamente aver stretto e pervaso gli uomini di tutti i paesi e di tutti i tempi nelle notti di battaglia. (p. 21-22)
*Sturm esitò quando la testa si ritrovò al centro della croce di collimazione del cannocchiale di puntamento. <br/> La campagna si distendeva di nuovo tranquilla e morta, solo le bianche ombrelle della cicuta tremolavano di luce. Lo aveva colpito? Non lo sapeva. Ma la questione non era se adesso, dall'altra parte, quell'uomo tingesse di rosso il fango sul suolo della trincea oppure no. Ciò che pareva sorprendente era il fatto che lui, Sturm, freddo, lucido ed estremamente cosciente, aveva appena cercato di uccidere un altro. E continuava a chiedersi con insistenza: era ancora lo stesso di un anno fa? L'uomo che ancora di recente stava scrivendo una tesi di dottorato su «La riproduzione dell'''ameba proteus'' per sezione artificiale?» Si poteva pensare un contrasto più grande di quello tra un uomo che si sprofonda amorosamente negli stati in cui la vita, ancora allo stato fluido, si raccoglie in minuscoli nuclei, e uno che a sangue freddo, spara sulla creatura più sviluppata? (p. 25-26)