Nikita Sergeevič Chruščёv: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Lavrentij Pavlovič Berija]]}} Da principio mi riuscì simpatico. Per un bel po' facemmo chiacchierate amichevoli e scherzammo perfino insieme, ma gradualmente riuscii a mettere bene a fuoco i suoi connotati politici. Mi colpì la sua ipocrisia sinistra, bifronte, calcolatrice. (p. 111)
*{{NDR|Su Lavrentij Pavlovič Berija}} La sua arroganza e la sua perfidia crescevano in diretta proporzione col crescere continuo della sua potenza. (p. 114)
*Anche se un uomo aveva sbagliato, Lenin si sforzava di aiutarlo a ritrovare le giuste posizioni: prima neutralizzando le sue componenti negative e reinserendolo poi nella lotta attiva per l'edificazione del nuovo sistema socialista. Ma la lezione di Lenin fu dimenticata: entrati nell'epoca stalinista, ci lasciammo tutti terrorizzare dalla politica irrazionale di un uomo malato. (pp. 301-302)
*Il temperamento di Stalin era brutale e l'indole dura; ma la sua brutalità non sempre implicava cattiva disposizione verso quelli che trattava così rudemente. La sua era una sorta di brutalità innata. Era rozzo e prepotente con chiunque. (p. 305)
*{{NDR|Su [[Vjačeslav Michajlovič Molotov]]}} Era, tra noi, il ballerino più disinvolto. Era cresciuto in una famiglia intellettuale e quand'era studente universitario andava a molte feste; sapeva ballare come sapevano farlo gli studenti. Amava la musica e sapeva perfino suonare il violino. Nell'insieme possedeva il senso della musica. Io non me ne intendevo molto, ed in realtà non sono un buon giudice, ma ai miei occhi Molotov era un ballerino di prima classe. (p. 306)
*{{NDR|Su [[Svetlana Allilueva]]}} Le ero molto affezionato e mi sentivo quasi un padre nei suoi confronti. Provavo per lei quel senso di umana pietà, che potrei sentire per un'orfana. Stalin era brutale e non si prendeva cura di lei, non aveva mai mostrato affetto paterno. Quando non era decisamente prepotente con lei, era freddo e distante. (p. 308)
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*Il pensiero di Svetlanka mi fa venire le lacrime agli occhi. Fin dall'inizio la sua vita fu molto difficile e le cose per lei non furono mai semplici. Naturalmente questo non giustifica quanto ha fatto, eppure se penso a lei, provo più tristezza che rabbia.<br>Non ho letto il suo libro, ma ne ho sentiti leggere alcuni brani alla radio. L'Occidente trasmette i passi che gli fanno comodo. Forse le parti che ho ascoltato non rispecchiavano l'intero libero, ma quanto veniva trasmesso suonava, a dir poco, strano. Sembrava scritto sotto l'effetto di un qualche sconvolgimento mentale o emotivo. Per esempio, nel suo libro Svetlanka scrive che era solita farsi il segno della croce e che era molto religiosa. Non credo sia mai stata davvero religiosa. C'è qualcosa di strano e perfino di malato nel suo libro. Non riesco a capacitarmene. Come può un cittadino sovietico, cresciuto nella nostra società, scrivere roba simile? (p. 311)
*La [[Georgia]] è l'angolo di paradiso nell'Unione Sovietica. Ha un clima caldo, ideale per la coltivazione degli agrumi e dei vignetti. Anche da un punto di vista umano vi sono numerose attrattive. Naturalmente è difficile per un georgiano di scarse risorse abbandonare la sua terra, e molte sono le tentazioni per i profittatori. I vizi così diffusi tra gli elementi instabili della Georgia sarebbero presenti in qualsiasi altro gruppo etnico che vivesse nelle stesse condizioni. Ho perfino sentito le mie guardie lamentarsi: «I georgiani sono dappertutto, e dovunque si vada li si trova a fare i profittatori». A ciò rispondo sempre che se i russi vivessero in Georgia farebbero esattamente lo stesso. (pp. 323-324)
*Tutti noi intorno a Stalin vivevamo in un clima di provvisorietà. Fintanto ch'egli nutriva un certo grado di fiducia in noi ci lasciava vivere e lavorare. Ma, nel momento in cui avesse cessato di aver fiducia egli avrebbe cominciato a spiarci fin quando la coppa della sua sfiducia sarebbe traboccata. Allora sarebbe stato il nostro turno di seguire quelli che non erano più nel novero dei vivi. (p. 325)
*Kaganovic era meno attraente di Voroscilov, ma come capacità di lavoro era un vero turbine, lavorava al di là del possibile. Si trattava senza riguardi e non si concesse mai un momento di riposo. Tutto il suo tempo era dedicato al partito. Era sì un arrampicatore, ma questo è un altro discorso. (p. 327)
*Non appena Stalin si era ammalato, Beria cominciò a vomitare odio contro di lui, a schernirlo alla presenza di tutti. Starlo a sentire era semplicemente intollerabile. Ma, cosa abbastanza interessante, appena Stalin mostrò di aver ripreso conoscenza, facendo così pensare a una possibile guarnigione, Beria si gettò in ginocchio accanto a lui, gli prese la mano e cominciò a baciarla. Quando Stalin perse di nuovo conoscenza e chiuse gli occhi, Beria si alzò in piedi sputando. Ecco il vero Beria, traditore anche verso Stalin, che tutti pensavamo ammirasse e perfino adorasse, e su cui ora sputava. (p. 338)