Giovanni Stefano Menochio: differenze tra le versioni

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*Dalle cose che, habbiamo fin qui dette, si può rispondere agli argomenti addotti di sopra: oltre che si può dire, che David disse quelle parole ''in excessu suo'', quando vedendosi oppresso da travagli, abbandonato dagli amici, con esageratione proruppe in quelle parole. Così appunto veggiamo avvenire a quelli, che si ritrovano in grandi tribolazioni, & angustie che querelandoli dicono talvolta: Non c'è più fede nel mondo. Tutti seguono gli interessi loro, e cose simili. Quanto a quello, che dice Pietro Damiano: se tutti gli huomini sono bugiardi, sarai tu ancora bugiardo, perché sei huomo, risponde esso stesso: con una gratiosa argutia, dicendo, che non può opporre ciò a David, perche quando disse: ''Omnis homo mendax'', lo disse ''in excessu'', quando sollevatosi sopra di se, già non era più huomo, ma più che huomo. (da ''Centuria Seconda'', p. 231)
*Il [[caduceo]] era una tal verga, che era insegna d'essere messo pubblico quello, che la portava, onde anco lo rendeva sicuro, & inviolabile in mezo alle squadre de' nemici. Hor quelli, che contro quella ragione delle genti, e naturale operano, non solo meritano biasimo, ma anco grave, & esemplare castigo. (da ''Centuria Seconda'', p. 248)
*Quivi hò detto, che ''opus interrasile'' è qual lavoro, che fanno gli scultori, che non è in tutte le sue parti piano, uguale, e liscio; ma parte incavato, sollevato, e per così dire, aspro. Volgarmente nella nostra lingua italiana si chiama, ''basso rilievo''. (da ''Centuria Seconda'', p. 276)
 
*Il modo di [[Molitura|macinare]] degli antichi, e di cavare la farina dal grano, era al principio il romperlo pistando ne' mortari: al quale poi succedettero le mole, che girare à mano, ò da giumenti, più speditamente, e meglio facevano l'effetto. Le mole à mano erano per ordinario girate da' schiavi, ò dalle schiave, & era ministerio molto faticoso, e vile, che però come di tale se ne fà mentione nel c. II dell'Esodo, mentre si dice: ''Morietur omne primogenitum à primogenito Pharaonis usque ad primogenitum ancille, quaesi ad molam''. Così Sansone fatto prigioniero, e trattato da schiavo da' Filistei, fù condannato alla mola. Homero nel lib. 7. dell'Odissea dice, che Alcinoo Rè de' Feaci haveva nella sua famiglia cinquanta schiave, alcune delle quali attendevano alla macina. (da ''Centuria Seconda'', p. 296)