Stefano Malatesta: differenze tra le versioni

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*Il suo arrivo alla Vucciria causava la paralisi completa del mercato: i friggitori di panelle abbassavano il fuoco sotto la padella, i venditori di fusaie, di semi di zucca, di olive e di castagne secche smettevano di lanciare le loro urla atroci. Ottenuto il silenzio, era la principessa a mettersi a urlare come un venditore di semenze, con la mano a megafono: «Donne, donne, accorrete». E le donne, misteriosamente sortite dal sottosuolo, si avvicinavano. A questo punto la principessa faceva scattare una molla e il baule si apriva di colpo, mostrando un modello in cera del corpo femminile, sezionato in maniera da evidenziare tutti gli organi interni, del tipo in uso una volta nelle facoltà di medicina [...]. Era un'apparizione teatrale e abbastanza lugubre, che spaventava moltissimo le donne della Vucciria. Quando queste si riavevano, la principessa impaziente, indicando con una bacchetta di legno gli organi che nominava, si metteva a fare una vera e propria lezione di anatomia, finalizzata all'aborto autarchico. (da ''Lezione alla Vucciria'', p. 144)
*Antonino è stato definito in molti modi: antropologo delle classi subalterne, poetico rigattiere. Ma queste etichette che sarebbero andate bene per qualcun altro, con lui mancavano l'essenziale, non restituendo la straordinaria capacità sciamanica d'insufflare un'anima all'inanimato, di evocare a sé gli spiriti con la maglia di lana grezza e il tanfo di sudore dei contadini del ragusano perché lo aiutassero a materializzare un mondo scomparso o in via di sparizione. Con lui, la casa-museo riemergeva dal passato prossimo e gli odori dimenticati facevano inumidire gli occhi opachi bordati di rosa dei vecchi. (da ''Lo sciamano di Palazzolo'', p. 161)
*[[Antonino Uccello]] era nato a Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, nel 1922. Nessuno mi ha saputo dire come ha vissuto fino a vent'anni, quando emigrò in Brianza. Il padre lavorava come calzolaio – all'interno della casa-museo Antonino aveva sistemato un deschetto con tutti i suoi attrezzi. Poi il padre e la madre morirono, lui andò a vivere dalla nonna e qui finiscono le informazioni. Il ricercatore del mondo contadino apparteneva dunque a una famiglia di artigiani e si sentiva legato a un'area ristretta, ma omogenea, quella degli Iblei, che comprende Ragusa, Noto, Giarratana, Palazzolo, abitata da piccoli e medi proprietari terrieri e da mezzadri. I contadini venivano da fuori, da Modica. Aveva vissuto il fallimento della riforma agraria e partecipato all'emigrazione di massa verso nord che modificherà l'Italia – o forse la creerà per la prima volta. (da ''Lo sciamano di Palazzolo'', p. 163)
 
==Bibliografia==