Geminello Alvi: differenze tra le versioni

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*Le foto ritraggono l'intrepido pioniere in canotta del volo librato: [[Otto Lilienthal]] meticoloso e assai candido. Identico allora nell'anima a quando da bambino spiava meravigliato in Pomerania il volo planato dei gabbiani o quello ampio delle cicogne, costruiva rozze ali di legno e correva in discesa col fratellino, nelle notti di luna perché nessuno vedesse e li deridesse. A tredici anni erano già orfani. Tuttavia calmo Otto si laureò in ingegneria meccanica. Sperimentò con scientifico furore un velivolo fatto di palissandro e piume d'oca, che aveva ali mobili a valvole, e l'altro mirabile con sei ali in tandem, che si sbattevano a gruppi di due in moto alternato. Ma delle due macchine nessuna volava. (da ''Otto Lilienthal, pioniere del volo'', p. 60)
*{{NDR|Su [[Otto Lilienthal]]}} Tornato in Pomerania gli venne l'idea di usare delle ali battenti mosse da una molla a spirale. Lanciò il prototipo da una quarto piano. Ma il suo secondo modello con penne di piccione volò per sette metri. S'insultò. Tormentandosi arrivò alla conclusione che forse un motore a serpentina l'avrebbe aiutato. Sostituì la caldaia con tubo d'ottone a spirale, per renderla più leggera. Ma il tutto scoppiò in nuvolaglia di piume bruciate maleodoranti. Comunque brevettava, mesi dopo, un motore a scoppio tutto suo; impiantava una fabbrica, diveniva bastevolmente ricco. (da ''Otto Lilienthal, pioniere del volo'', pp. 60-61)
*[[Giovanni Gerbi|Gerbi]] aveva fronte bassa e di quelle teste brachicefale, quadre, che fanno riconoscere certi settentrionali indubitabili parentele craniologiche coi tedeschi. I suoi capelli erano però castano scuro, rasati, da galeotto, poco sopra gli occhi piccoli, sempre pronti al corruccio, senza sopracciglia. Gerbi stava quel giorno per cimentarsi in un allenamento prezzolato, che il padrone del chiosco d'angurie lì accanto, tale Granida, aveva organizzato, per una modica tassa d'iscrizione che si sarebbe poi spartita con lui. (da ''Giovanni Gerbi, ciclista'', p. 89)
*{{NDR|Su [[Giovanni Gerbi]]}} È pur vero che fu primo nel Giro della Lombardia di quell'anno. Ma al casello di Busseto s'accordò col casellante perché chiudesse il passaggio a livello dietro di lui; e al medesimo casello i suoi tifosi trattennero i francesi Garrigou e Petit Breton; e il gregario Chiodi che aveva prezzolato per esserne allenato, durante la corsa per eccesso di zelo cadde addosso ai sopraddetti francesi; e Chiodi stesso poi, scontento per quanto poco Gerbi l'avesse pagato, confessò l'inghippo e il suo zelo prezzolato. Ma soprattutto nel finale del Giro, subito dopo Monza, fu trovata una benda di cuoio con dentro infissi dei chiodi in serie; accanto c'erano due paracarri. Fu la prova incontrovertibile che costrinse alla squalifica del collerico brachicefalo Gerbi. (da ''Giovanni Gerbi, ciclista'', pp. 91-92)
*Io [[Edward FitzGerald (poeta)|Edward FitzGerald]] nacqui nel 1809 settimo di una famiglia di otto figli dei quali solo tre maschi, ma incline ognuno a scegliersi una tutta sua monomania. L'inclinazione alla stravaganza, forse alla pazzia, credo dipese dal fatto che mio padre trascurando le eugenetica maritò una sua cugina di primo grado. O era già malato il sangue di quel normanno a cui la prepotenza e il coraggio ottennero il ducato di Kildare? (da ''Edward FitzGerald, traduttore'', p. 97)