György Lukács: differenze tra le versioni

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==''Breve storia della letteratura tedesca.''==
*{{NDR|[[Heinrich Heine]]}} Egli è in [[Germania]] il primo pensatore e poeta rivoluzionario che sia al livello dello sviluppo europeo, nonché, accanto a [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] e Hoffmann, l'unico scrittore tedesco dell'Ottocento che abbia avuto una vera influenza sulla letteratura mondiale. (p. 83)
*[[Rainer Maria Rilke|Rilke]] In quanto poeta egli accetta e traduce in parola tutto, anche le cose e gli eventi più infimi e impercettibili, anche l'orribile e il terribile, cogliendo ed esprimendo tutto con finezza e nobiltà, con un entusiasmo e una partecipazione come in pochi poeti prima di lui. Ma dall'oggetto più insignificante, o meglio dal modo rilkiano di cogliere l'oggetto più insignificante, echeggia sempre di nuovo – più puro nella più matura stagione del poeta – questo lamento dell'uomo smarrito in un mondo fondamentalmente estraneo, anzi ostile:<br>''[...] denn das Schöne ist nichts<br>als des Schrecklichen Anfang, den wir noch gerade ertragen,<br>und wir bewundern es so, weil es gelassen verschmäht,<br>uns zu zerstören.''<ref>''[...] Ché il bello | è solo l'inizio del tremendo, che noi sopportiamo, | ancora ammirati perché tranquillo disdegna | di sgretolarci.'' Traduzione di Leone Traverso. Citato in ''Breve storia della letteratura tedesca'', p. 149, nota 1.</ref><br>Che «sicurezza<ref>L'"epoca della sicurezza": l'epoca guglielmina, "''come la chiamerà più tardi la critica reazionaria''". {{cfr}} ''Breve storia della letteratura tedesca'', p. 146.</ref>» è questa che così risuna nel più puro dei suoi cantori? (pp. 148-149)
*La concretezza e la profondità poetica stanno ai problemi sociali del loro tempo nello stesso rapporto di [[Anteo (Gigante)|Anteo]] alla terra. (p. 155)
*{{NDR|Su ''La morte a Venezia''}} [[Thomas Mann]] assume qui l'eredità della critica sociale di [[Theodor Fontane]], ma estendendola a una critica della prussificazione interiore di tutti gli intellettuali tedeschi. Ed egli mostra come questo «contegno» escluda bensì rigidamente l'uomo dal suo ambiente sociale, conferendogli l'apparenza e l'illusione dell'intima solidità morale, ma come basti la minima scossa per mettere in libertà il mondo psichico sotterraneo, il caos bestiale e barbarico che era stato puramente represso e artificialmente soffocato, ma non inteso e superato moralmente. (p. 164)
*{{NDR|Su ''La montagna incantata''}} Nel romanzo di Thomas Mann l'esito della lotta resta incerto; ed esso avrebbe potuto esercitare una notevole funzione di orientamento, poiché il pareggio con cui termina lo scontro ideologico implica un'importante e feconda critica della democrazia; la dove il campione dell'ideologia democratica si attiene alla versione tradizionale della sua ideologia politica, cioè resta pressapoco al livello della realtà di [[Repubblica di Weimar|Weimar]], viene sempre battuto dalla demagogia sociale del suo avversario. (p. 175)
*{{NDR|Su ''La montagna incantata''}} Thomas Mann offre qui, nella sua maniera cauta, qualcosa di estremamente importante per la letteratura tedesca: cioè un'autocritica corrosiva dell'assenza di dimensioni sociali, spaziali e temporali, propria della letteratura tedesca del periodo imperialistico. L'azione viene qui consapevolmente situata in un ambiente artificialmente isolato. Gli uomini sono bensì determinati dalla loro psicologia sociale, ma si trovano al di fuori del loro normale ordito di legami sociali. Si ha così un simbolo ironico della descrizione della società nell'imperialismo tedesco. (pp. 175-176)