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*{{NDR|Su [[Augusto]]}} Fu nemico giurato della fretta e dell'inutile ostentazione di audacia. Suo motto preferito era: «[[Festina lente|Affrétati lentamente]]», con questa aggiunta: «Un condottiero prudente è meglio di uno temerario», oppure: «È fatto abbastanza presto ciò che è fatto abbastanza bene». Di quanti poi si esponevano a un grave pericolo per ottenere un piccolo vantaggio, diceva: «Sono simili a quegli sciocchi che pescano servendosi di ami d'oro perdendo i quali nessuna preda vale a compensarne il valore». (da ''Augusto'', pp. 54-55)
*{{NDR|Su [[Tiberio]]}} Rinunciò a ogni personale esercitazione con le armi e i cavalli, lasciò l'abbigliamento romano e si vestì alla greca, con sandali e mantello. In tale attitudine passò due anni, ora malvisto e disprezzato dagli abitanti dell'isola che abbatterono le sue immagini e statue presenti nel luogo. (da ''Tiberio'', p. 81)
*Dopo lunghi anni di ritiro gli fu concesso di tornare a Roma a patto che si disinteressasse della vita politica. Andò allora ad abitare all'[[Esquilino (rione di Roma)|Esquilino]], il quartiere dei ricchi e dei nobili, presso i giardini di [[Gaio Cilnio Mecenate|Mecenate]]. (da ''Tiberio'', p. 81)
 
==[[Incipit]] di ''Augusto. Braccio violento della storia''==