Giuseppe Tomasi di Lampedusa: differenze tra le versioni

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===Citazioni su ''Il Gattopardo''===
*È un romanzo sopravvalutato. Tomasi di Lampedusa è bloccato in un'idea astorica della Sicilia, crede di fare la storia invece fa il pianto su quel che una certa parte della nobiltà è stata per la Sicilia. ([[Andrea Camilleri]])
*Nel ''Gattopardo'', l'ascesa dei parvenu incide sull'equilibrio fra etica ed estetica sul quale è fondata la civiltà delle buone maniere. Non è in questione solamente un frac malmesso. Cambia il vocabolario della civiltà. Nel senso che le stesse parole acquistano significati diversi se non opposti. La parola "pudicizia" era legata, nel mondo aristocratico, all'idea di "sprezzatura": all'arte del "nascondere". Il rococò delle case patrizie prediligeva, tra rosati "nodi di fiori", modanature e decori color oro che però andavano castigati: "Non era la doratura sfacciata che adesso i decoratori sfoggiano, ma un oro consunto, pallido come i capelli di certe bambine del Nord, impegnato a nascondere il proprio valore sotto una pudicizia ormai perduta di materia preziosa che voleva mostrare la propria bellezza e far dimenticare il loro costo". ([[Salvatore Silvano Nigro]])
*Telefonai subito a Palermo. Seppi cosí che autore del romanzo era Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa: sí, proprio il cugino del poeta [[Lucio Piccolo]] di Capo d'Orlando – mi fu confermato. Il quale principe, purtroppo, ammalatosi gravemente un anno avanti, nella primavera del '57, era morto a Roma, dove era andato per un estremo tentativo di cura, il luglio dello stesso anno. [...] Si legga dunque da capo a fondo il romanzo, con l'abbandono che pretende per sé la vera poesia. Frattanto, dal canto suo, il piú vasto pubblico dei lettori avrà avuto il tempo di innamorarsi ingenuamente, proprio come usava un volta, di quei personaggi della favola dentro i quali l'autore, anch'egli come usavano una volta i poeti, se ne sta chiuso chiuso. Del principe don Fabrizio Salina, voglio dire, di Tancredi Falconeri, di Angelica Sèdara, di Concetta, e di tutti gli altri: il povero cane Bendicò compreso. ([[Giorgio Bassani]])