Giovanni Stefano Menochio: differenze tra le versioni

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*[[Papa Giulio II]]. l'anno 1509. spedì una bolla contro li duellanti, nella quale toccò le ragioni, per le quali severamente prohibiva così fatti [[duello di Dio|combattimenti]], dicendo primieramente, che si venga dalle parti a quelli cimenti per instigatione del Demonio. Secondo, che dalli duelli ne seguivano morti repentine, condannatione delle anime, e peccato degli astanti, e con scandalo di quelli, che dal fatto venivano à notitia. Terzo, perche non si doveva tentar Dio, e volere, che per tal mezzo manifesti, da qual parte de' combattenti sia la ragione, e la giustitia. Quarto, perche questi sanguinosi spettacoli sono prohibiti dalli sacri canoni, & c. gravissime in questo proposito sono le parole del Concilio di Trento. (da ''Centuria Seconda'', p. 209)
*Dalle cose che, habbiamo fin qui dette, si può rispondere agli argomenti addotti di sopra: oltre che si può dire, che David disse quelle parole ''in excessu suo'', quando vedendosi oppresso da travagli, abbandonato dagli amici, con esageratione proruppe in quelle parole. Così appunto veggiamo avvenire a quelli, che si ritrovano in grandi tribolazioni, & angustie che querelandoli dicono talvolta: Non c'è più fede nel mondo. Tutti seguono gli interessi loro, e cose simili. Quanto a quello, che dice Pietro Damiano: se tutti gli huomini sono bugiardi, sarai tu ancora bugiardo, perché sei huomo, risponde esso stesso: con una gratiosa argutia, dicendo, che non può opporre ciò a David, perche quando disse: ''Omnis homo mendax'', lo disse ''in excessu'', quando sollevatosi sopra di se, già non era più huomo, ma più che huomo. (da ''Centuria Seconda'', p. 231)
*Il [[caduceo]] era una tal verga, che era insegna d'essere messo pubblico quello, che la portava, onde anco lo rendeva sicuro, & inviolabile in mezo alle squadre de' nemici. Hor quelli, che contro quella ragione delle genti, e naturale operano, non solo meritano biasimo, ma anco grave, & esemplare castigo. (da ''Centuria Seconda'', p. 248)
*Il modo di [[Molitura|macinare]] degli antichi, e di cavare la farina dal grano, era al principio il romperlo pistando ne' mortari: al quale poi succedettero le mole, che girare à mano, ò da giumenti, più speditamente, e meglio facevano l'effetto. Le mole à mano erano per ordinario girate da' schiavi, ò dalle schiave, & era ministerio molto faticoso, e vile, che però come di tale se ne fà mentione nel c. II dell'Esodo, mentre si dice: ''Morietur omne primogenitum à primogenito Pharaonis usque ad primogenitum ancille, quaesi ad molam''. Così Sansone fatto prigioniero, e trattato da schiavo da' Filistei, fù condannato alla mola. Homero nel lib. 7. dell'Odissea dice, che Alcinoo Rè de' Feaci haveva nella sua famiglia cinquanta schiave, alcune delle quali attendevano alla macina. (da ''Centuria Seconda'', p. 296)