Giovanni Stefano Menochio: differenze tra le versioni

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*Il senso del qual luogo è, che gli Ebrei della Tribù di Dan furono talmente stretti dagli Amorrrei ad habitare nelle montagne, che ne anco hebbero tutte le Città, che in esse erano, ma alcune restarono a gli Amorrei, cioè quelle tre particolari, il Monte Hares, Ajalon, e Salebin. Del primo di questi luoghi dice la Scrittura, che vuol dire ''Testaceo'', & il medesimo dicono li [[Septuaginta|settanta]], i quali voltano in ''monte Testaceo''. Potrebbe pensare alcuno, che quel monte fosse così chiamato per la medesima causa per la quale ha il medesimo nome, il monte [[Testaccio]] di Roma, che è vicino al [[Tevere]], & è alto piedi 160. e circonda tre ottave parti di un miglio. Fù questo [[Monte Testaccio|monte]] fatto à poco, con occasione, che fù proibito, che nel tevere non si gettassero rottami de' vasi per schivare , che il fondo del fiume non s'inalzasse, e conseguentemente restasse impedita, ò sostenuta la corrente dell'acqua, e nelle piene s'ingorgate il Tevere, & e allagasse la Città. (da ''Centuria Seconda'', p. 154)
*[[Plinio il Vecchio|Plinio]], [[Strabone]], & altri celebrano la grandezza di [[Tebe (Egitto)|Tebe nell'Egitto]], della qual città si scrive, che haveva cento porte [...] e dicono che il tempo di guerra poteva da ciascheduna porta mandar fuori dieci mila soldati. Queste cose pajono favolose, ma l'autorità de' gravi scrittori, appresso de' quali si leggono, fa, che possono essere stimate non incredibili. E quanto all'ampiezza, e circuito delle Città, minore sarà la maraviglia, se consideraremo, che in alcuni paesi Orientali non s'usa fare le case alte, e di molti palchi, ma tutte le stanze, e sale sono terrene, il che fà, che molto più si stendano in larghezza, che non fanno le nostre d'Europa e d'alcune Città d'Italia in particolare, dove hò visto le case tant'alte, che havevano infino à sette palchi gli uni sopra gli altri valendosi d'alzar le fabbriche ne' luoghi, dove per carestia di sito non si possono molto dilatare. (da ''Centuria Seconda'', p. 197)
*Gli antichi gentili credettero, che le anime separate da corpi, & arrivate all'inferno per essere ivi castigate delle operationi loro vitiose, e, condotte ai campi Elisi luogo destinato per habitazione de' beati, bevessero prima l'acqua del fiume Lethe, che faceva scordare tutte le cose di questa vita. (da ''Centuria Seconda'', pp. 204-205)
*Dalle cose che, habbiamo fin qui dette, si può rispondere agli argomenti addotti di sopra: oltre che si può dire, che David disse quelle parole ''in excessu suo'', quando vedendosi oppresso da travagli, abbandonato dagli amici, con esageratione proruppe in quelle parole. Così appunto veggiamo avvenire a quelli, che si ritrovano in grandi tribolazioni, & angustie che querelandoli dicono talvolta: Non c'è più fede nel mondo. Tutti seguono gli interessi loro, e cose simili. Quanto a quello, che dice Pietro Damiano: se tutti gli huomini sono bugiardi, sarai tu ancora bugiardo, perché sei huomo, risponde esso stesso: con una gratiosa argutia, dicendo, che non può opporre ciò a David, perche quando disse: ''Omnis homo mendax'', lo disse ''in excessu'', quando sollevatosi sopra di se, già non era più huomo, ma più che huomo. (da ''Centuria Seconda'', p. 231)
*Il modo di [[Molitura|macinare]] degli antichi, e di cavare la farina dal grano, era al principio il romperlo pistando ne' mortari: al quale poi succedettero le mole, che girare à mano, ò da giumenti, più speditamente, e meglio facevano l'effetto. Le mole à mano erano per ordinario girate da' schiavi, ò dalle schiave, & era ministerio molto faticoso, e vile, che però come di tale se ne fà mentione nel c. II dell'Esodo, mentre si dice: ''Morietur omne primogenitum à primogenito Pharaonis usque ad primogenitum ancille, quaesi ad molam''. Così Sansone fatto prigioniero, e trattato da schiavo da' Filistei, fù condannato alla mola. Homero nel lib. 7. dell'Odissea dice, che Alcinoo Rè de' Feaci haveva nella sua famiglia cinquanta schiave, alcune delle quali attendevano alla macina. (da ''Centuria Seconda'', p. 296)