Fabrizio De André: differenze tra le versioni

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*Io ho tentato in tutti i modi di poter essere un uomo. Avrei potuto esprimermi per esempio attraverso la coltivazione dei fiori se fossi vissuto ad Albenga, oppure attraverso l'allevamento delle vacche se non mi avessero venduto di soppiatto una fattoria che avevano i miei nel '54. Mi è accaduto di fare il cantautore. Il fatto di diventare un [[artista]], in qualche maniera, ti impedisce di diventare uomo in maniera normale. Quindi credo che ad un certo punto della tua vita tu devi recuperare il tempo che hai perduto per fare l'artista per cercare di diventare un uomo.<ref group="fonte" name="tempiduri" />
*{{NDR|[[Paolo Villaggio]]}} L'ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto ed egli lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva: "Guarda, tu le [[parolaccia|parolacce]] non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dell'attenzione, sei uno stronzo".<ref group="fonte">Citato in ''[http://www.ilpost.it/2017/07/03/paolo-villaggio-morto/ È morto Paolo Villaggio]'', ''il Post.it'', 3 luglio 2017.</ref>
*Tutte le sere quando finisco un concerto desidererei rivolgermi alla gente e dire loro: "tutto quello che avete ascoltato fino adesso è assolutamente falso, così come sono assolutamente veri gli ideali e i sentimenti che mi hanno portato a scrivere queste cose e a cantarle". Ma con gli ideali e con i sentimenti si costruiscono delle realtà sognate. La realtà, quella vera, è quella che ci aspetta fuori dalle porte del teatro. E per modificarla, se vogliamo modificarla, c'è bisogno di gesti concreti, reali.<ref group="fonte">Da un'intervista; visibile in ''Dentro Faber'', vol. 4, ''L'uomo, il potere, la guerra'', RAI Trade per RCS, 2011.</ref>
*La [[fedeltà]] in fondo che cos'è? Non è altro che un grosso prurito con il divieto assoluto di grattarsi.<ref group="fonte">Da un discorso in concerto; visibile in ''Dentro Faber'', vol. 1, ''L'Amore'', RAI Trade per RCS, 2011.</ref>
*Mai visto un musicista comunicare col pubblico come sa fare [[Luciano Ligabue|Luciano]].<ref group="fonte">Dopo aver assistito ad un concerto di Ligabue nel giugno 1997 a San Siro; citato in Aldo Vitali, ''[https://web.archive.org/web/20090714230439/http://archivio.sorrisi.com/sorrisi/personaggi/art023001006431.jsp L'intervista "incriminata"]'', ''Sorrisi.com'', 26 novembre 2003.</ref>
*[[Riccardo Mannerini|Mannerini]] mi ha insegnato che essere [[intelligenza|intelligenti]] non significa tanto accumulare nozioni, quanto selezionarle una volta accumulate, cercando di separare quelle utili da quelle disutili. [...] Questa capacità di analisi, di osservazione, praticamente l'ho imparata da lui. Mi ha anche influenzato a livello politico, rafforzando delle idee che già avevo. Sicuramente è stata una delle figure più importanti della mia vita.<ref group="fonte">Citato in Antonio Oleari, ''Un viaggio lungo 40 anni'', Aereostella, Milano, 2008, p. 20. Citato anche in Francesco De Nicola, ''Il sogno e l'avventura: la vita e la poesia di Riccardo Mannerini'' in [[Riccardo Mannerini]], ''Il sogno e l'avventura. Poesie 1955 – 1980'', a cura di Francesco De Nicola e Maria Teresa Caprile, Liberodiscrivere edizioni, Genova, 2009, p. 13. ISBN 978-88-7388-236-7</ref>
*Non ho dubbi sul carattere totale che la lotta per l'indipendenza della [[Sardegna]] può assumere se si lavora in modo correttamente rivoluzionario. Perché la lotta di liberazione anticoloniale di un popolo ha carattere esemplare per tutti i colonizzati, anzi per tutti gli sfruttati del mondo... A Nuoro è cominciato un lavoro importante, mi pare, perché può incidere nel sociale... I segnali non sono da sottovalutare, perché una nuova realtà si muove oggi in Sardegna con l'esigenza di sprigionare le masse e dare a esse un respiro nazionale e internazionale. Poiché non posso fare a meno di dire che sono contro i piccoli e i grandi giochi di potere, contro le strozzature e i ritardi manovrati ad arte, sono fermamente convinto che la matassa Sardegna non si dipanerà certamente con i metodi semplici e imperturbabili del ricambio della presidenza del Palazzo. Occorre ben altro! Occorre che sia il popolo a modificare le cose. La Sardegna con una sua lingua una sua storia un suo territorio ha diritto a essere riconosciuta [[nazione]].<ref group="fonte">InDa “Deve''Deve essere il popolo a modificare le cose”cose'', in “Sa''Sa Repubblica Sarda”(AnnoSarda'', IVAlfa -Editrice, Quartu Sant'Elena, anno IV, N° 5, 12 novembre 1982), Quartu Sant'Elena, Alfa Editrice.</ref>
*Non posso scrivere del [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] perché sono troppo coinvolto. L'inno non lo faccio perché non amo le marce e perché niente può superare i cori della Gradinata Nord. Semmai al Genoa avrei scritto una canzone d'amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo.<ref group="fonte">Citato in Tonino Cagnucci, ''Il grifone fragile'', Lìmina, Storie e miti, 2013, p. 19. ISBN 88-6041-149-1. Citato in ''[http://ilgrifonefragile.blogspot.it/2013/03/non-posso-scrivere-del-genoa-perche.html Non posso scrivere del Genoa]'', 27 marzo 2013.</ref>
*Non sei cattivo {{NDR|[[Cristiano De André]]}}, sei proprio scemo!<ref group="fonte">Da ''Un talento perseguitato dalla fama del padre'', ''Corriere della Sera'', 10 luglio 2006.</ref>
*Per me [[Genova]] è come la madre, è dove ho imparato a vivere.<ref group="fonte">Da un'intervista di Marinella Venegoni, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,21/articleid,1013_01_1984_0053_0021_14380099/ De André: «Canto il Mediterraneo contro la moda anglo-americana»]'', ''La Stampa'', 3 marzo 1984, p. 21</ref>
* Quando vado in pubblico ho molta paura di essere criticato. Controllare per esempio la muscolatura facciale, che dovrebbe essere il mestiere di un attore, è un fatto specifico, è un fatto di mestiere, preciso. Mettere la faccia davanti alle mie canzoni prima di tutto mi seccava perché mi sembrava che le mie canzoni rimanessero dietro la mia faccia, di cui non riuscivo a controllare la muscolatura, e in secondo luogo il fatto di non riuscire a controllarla mi dava anche questa preoccupazione. Nel senso che io non mi consideravo assolutamente un attore, cioè una persona adatta a fare vedere la faccia in una determinata maniera. Magari io dico "dormi sepolto in un campo di grano" e sto ridendo, ma non me ne accorgo, perché non sono abituato ad atteggiarmi a quello che sto dicendo. Perché io l'ho scritta quella canzone lì, non la dovevo recitare. Io non sono capace a recitare. Mi considero in qualche maniera uno che riesce a fare anche della musica per accompagnarsi i testi. Mi considero un suonatore di chitarra. Al di là di questo non vado. Non credo di essere l'interprete ideale delle mie canzoni. Perché per essere interprete bisogna essere qualche cosa di diverso. Io non credo di essere un interprete, perché bisognerebbe sempre avere la faccia del momento in cui si è scritto il verso. Del momento in cui lo sentivi. E non è che io scriva i versi davanti allo specchio. Anzi, io non mi piaccio mica tanto.<ref>Intervista pubblicata in ''[https://www.youtube.com/watch?v=bdG5OK1_9QU Fabrizio De André]'', Sarzana, 29 agosto 1981, programma prodotto dalla sede RAI dell'Emilia Romagna, regia di Vittorio Lusvardi</ref>
*Quello che mi ha colpito del mondo dei carruggi è stata l'abitudine alla sofferenza e quindi la solidarietà. Erano solidali in qualsiasi occasione, perché si trattava di sottoproletariato, quindi neanche di una classe precisa, agguantabile da quelli che erano i partiti politici tradizionali, era un mondo che in qualche misura si difendeva dallo stato e quindi io ci ho sguazzato dentro. Avevo già delle idee politiche precise, ricavate da Brassens che ascoltavo dalla mattina alla sera, grazie ai dischi che mio padre mi portava dalla Francia, e lui descriveva questo mondo, questi personaggi emarginati che poi io ho ritrovato a [[Genova]].<ref group="fonte">Da un'intervista a L'Agnata, Tempio Pausania, 17-18 agosto 1992; citato in ''Non per un dio ma nemmeno per gioco'', p. 64</ref>
*Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni.<ref group="fonte" name="Senzapatria">Da un'intervista a ''Senzapatria'', 14 agosto 1991.</ref>
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*Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1967 La canzone di Marinella, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all'avvocatura. Ringrazio [[Mina (cantante)|Mina]] per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti.<ref group="fonte">Dalle note di ringraziamento dell'album ''Mi innamoravo di tutto'', 1997.</ref>
*Si lamentano degli zingari? Guardateli come vanno in giro a supplicare l'elemosina di un voto: ma non ci vanno a piedi, hanno autobus che sembrano astronavi, treni, aerei: e guardateli quando si fermano a pranzo o a cena: sanno mangiare con coltello e forchetta, e con coltello e forchetta si mangeranno i vostri risparmi. L'Italia appartiene a cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all'Italia?<ref group="fonte">{{cfr}} ''[http://www.fondazionedeandre.it/zingari.htm Fondazione Fabrizio De André]'' e ''[https://twitter.com/DeAndreFabrizio/statuses/290492911664128000 Twitter.com]''.</ref>
*Tutte le sere quando finisco un concerto desidererei rivolgermi alla gente e dire loro: "tutto quello che avete ascoltato fino adesso è assolutamente falso, così come sono assolutamente veri gli ideali e i sentimenti che mi hanno portato a scrivere queste cose e a cantarle". Ma con gli ideali e con i sentimenti si costruiscono delle realtà sognate. La realtà, quella vera, è quella che ci aspetta fuori dalle porte del teatro. E per modificarla, se vogliamo modificarla, c'è bisogno di gesti concreti, reali.<ref group="fonte">Da un'intervista; visibile in ''Dentro Faber'', vol. 4, ''L'uomo, il potere, la guerra'', RAI Trade per RCS, 2011.</ref>
*Vengo da Amburgo, vengo da Francoforte, vengo dalla Sardegna ma vengo soprattutto da [[Genova]]. Genova, che tutte le volte che ti ci trovi fuori ti rendi conto che è una città soprattutto da rimpiangere. Nel senso che ci nasci e ci vivi fino a vent'anni – dove un nostro amico poeta diceva che si arde di inconsapevolezza – poi a vent'anni cerchi di trovare lavoro e [...] ti rendi conto che è difficile lavorarci. Allora te ne vai. E dopo che te ne sei andato cominci a rimpiangerla.<ref group="fonte">In ''Dentro Faber'', Vol. 5, ''Genova E Il Mediterraneo'', RAI Trade per RCS, 2011.</ref>
*Non ho dubbi sul carattere totale che la lotta per l'indipendenza della [[Sardegna]] può assumere se si lavora in modo correttamente rivoluzionario. Perché la lotta di liberazione anticoloniale di un popolo ha carattere esemplare per tutti i colonizzati, anzi per tutti gli sfruttati del mondo... A Nuoro è cominciato un lavoro importante, mi pare, perché può incidere nel sociale... I segnali non sono da sottovalutare, perché una nuova realtà si muove oggi in Sardegna con l'esigenza di sprigionare le masse e dare a esse un respiro nazionale e internazionale. Poiché non posso fare a meno di dire che sono contro i piccoli e i grandi giochi di potere, contro le strozzature e i ritardi manovrati ad arte, sono fermamente convinto che la matassa Sardegna non si dipanerà certamente con i metodi semplici e imperturbabili del ricambio della presidenza del Palazzo. Occorre ben altro! Occorre che sia il popolo a modificare le cose. La Sardegna con una sua lingua una sua storia un suo territorio ha diritto a essere riconosciuta [[nazione]].<ref group="fonte">In “Deve essere il popolo a modificare le cose”, in “Sa Repubblica Sarda”(Anno IV - N° 5 – 12 novembre 1982), Quartu Sant'Elena, Alfa Editrice.</ref>
 
{{Int|Da un'intervista su ''Mixer'', Rai due, 1 marzo 1984|[http://www.youtube.com/watch?v&#61;PUIdM8svXB0 Video] disponibile su ''YouTube.com''.}}
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*''Il ministro dei temporali | in un tripudio di tromboni | auspicava democrazia | con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni''. (da ''La domenica delle salme'', n. 4)
*''«Voglio vivere in una città | dove all'ora dell'[[aperitivo]] | non ci siano spargimenti di sangue | o di detersivo».'' (da ''La domenica delle salme'', n. 4)
*''aA tarda sera io e il mio illustre cugino [[Oswald de Andrade|De Andrade]] | eravamo gli ultimi cittadini liberi | di questa famosa città civile | perché avevamo un cannone nel cortile.'' (da ''La domenica delle salme'', n. 4)
*''La domenica delle salme | nessuno si fece male | tutti a seguire il feretro | del defunto ideale''. (da ''La domenica delle salme'', n. 4)
*''«Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio | coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio | voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti | per l'Amazzonia e per la pecunia | nei palastilisti | e dai padri Maristi | voi avevate voci potenti | lingue allenate a battere il tamburo | voi avevate voci potenti | adatte per il vaffanculo».'' (da ''La domenica delle salme'', n. 4)