Aldo Grasso: differenze tra le versioni

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*Dal 1º dicembre 1973 al 2 giugno 1974 venne decretato dal governo lo stato di «[[austerità]]» per risparmiare energia: le auto non potevano circolare la domenica, cinema e teatri chiudevano alle 23, la Rai doveva cessare le trasmissioni entro le 22.45. Il provvedimento si rivelò del tutto inutile ma fu il perfetto sigillo di un clima sparagnino e provinciale, di una miseria inventiva e culturale.<ref>Da ''La tv del Ra(i)gazzo Vezzoli, La Lettura'', suppl. del ''Corriere della Sera'', 7 maggio 2017, pp. 26-27.</ref>
*Dopo otto stagioni, continue girandole di sentimenti e incroci sentimentali, pazienti in bilico tra la vita e la morte, gesti di generosità e sacrificio, salvataggi e vere carneficine ospedaliere, è ormai evidente che «[[Grey's Anatomy]]» rappresenta la perfetta e più compiuta incarnazione del melodramma nella televisione contemporanea: regole «di genere» oliate alla perfezione, con uno spruzzo di modernità che si esprime al meglio nella colonna sonora che oscilla tra il pop e l' indie americano.<ref name=grey>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2012/gennaio/25/Grey_Anatomy_melodramma_perfetto_co_9_1201254054.shtml «Grey' s Anatomy» melodramma perfetto]'', ''Corriere della sera'', 25 gennaio 2012, p. 47.</ref>
*E giusto per rimpiangere il tempo che fu, spiace che la finale degli Internazionali di Roma di tennis, trasmessa domenica da SkySport, non sia stastata commentata da [[Gianni Clerici]] e [[Rino Tommasi]], i padri fondatori della moderna telecronaca a due. Le trasmissioni sportive devono molto ai due (i telecronisti di Sky sono tutti figli loro), inopinatamente spariti, e forse Roma avrebbe potuto rappresentare l'occasione per un grazie, per un congedo con l'onore delle armi.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/11_maggio_17/grasso-sabato-sera-in-tv-relitto-tristezza_858210de-8038-11e0-845d-a4559d849f1e.shtml Sabato sera in tv, un relitto di tristezza]'', ''Corriere.it'', 17 maggio 2011.</ref>
*Fra tutti i programmi culinari che la tv propone (sono tantissimi, segno che siamo passati dal cibo come nutrimento al cibo come linguaggio), «[[MasterChef Italia|MasterChef]]» è il più bello, il più attraente, il più vivace. La specialità della casa è la severità: finalmente qualcuno che ha il coraggio di essere rigoroso, esigente, inflessibile, come il magistrale Anton Ego, il critico enogastronomico di [[Ratatouille]]. I poveri di spirito confondono la severità con la cattiveria e così s'imbrogliano, preparano piatti di rara modestia, senza un briciolo di fantasia e di competenza.<ref name=surclass>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2011/ottobre/14/MasterChef_surclassa_gli_altri_show_co_9_111014109.shtml MasterChef surclassa gli altri show culinari]'', ''Corriere della sera'', 14 ottobre 2011, p. 71.</ref>
*[[Gianfranco Funari]] è stato l'ultimo romantico della televisione, convinto fino all'ultimo di poter cambiare il mondo apparendo. Nonostante le disillusioni, nonostante l'emarginazione. Funari ha sempre amato una televisione esagerata, gridata, popolare, persino al di sopra delle sue possibilità; ma questo era l'aspetto più affascinante, la sfida avventurosa ed eroica, l'azzardo impresso al suo modo di fare televisione. Per anni Funari è stato un parafulmine: quando si parlava di televisione spazzatura, dell'incagliarsi del video il riferimento era d'obbligo.<ref>Dalla prefazione di ''Il potere in mutande'' di Gianfranco Funari (con Morena Funari e Alessandra Sestito), Rizzoli, 2009. ISBN 978-88-17-03290-2</ref>