Arthur Schopenhauer: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*{{NDR|Sul ''[[Don Chisciotte]]''}} [...] allegorizza la vita di ogni uomo che non voglia solo preoccuparsi del proprio benessere personale come gli altri, ma persegua un fine oggettivo, ideale, che si è impadronito del suo pensiero e della sua volontà; per il che poi certo viene guardato in questo mondo come un essere strano. (III, 50; 2010)
*Altri tempi dovrebbero sorgere invero, prima che la mia filosofia possa giungere a una cattedra: sarebbe davvero bella che questa mia filosofia, dalla quale non si può trarre guadagno, raggiungesse l'aria e la luce, e persino una universale considerazione!
*Ciascun individuo, ciascun volto umano e ciascuna vita non è che un breve sogno dell'infinito spirituale naturale, della permanente [[volontà]] di vivere; non è che una nuova immagine fuggitiva, che la volontà traccia per gioco sul foglio infinito dello spazio e del tempo, lasciandola durare un attimo appena percettibile di fronte all'immensità di quelli, e poi cancellandola, per dar luogo ad altre. (§ 58)
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*In verità, non esiste godimento se non nell'uso e sentimento delle proprie forze, e il maggior dolore è la riconosciuta mancanza di forze, là dove se n'avrebbe bisogno.<ref name=dizcit/>
*[...] l'antichissima sapienza indiana dice: «È Maya, il [[Velo di Māyā|velo]] ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente» (Questi paragoni si trovano ripetuti in luoghi innumerevoli dei Veda e dei Purana).
*L'[[stoicismo|etica stoica]], presa nel suo insieme, è in effetti un pregevolissimo e rispettabilissimo tentativo di utilizzare il grande privilegio dell'uomo, la ragione, per uno scopo importante e salutare, cioè per elevare l'uomo al di sopra delle sofferenze e dei dolori, a cui ogni vita è commessa [...] e per renderlo appunto con il sommo grado partecipe della dignità che gli spetta, come essere razionale, in contrasto con l'animale, e della quale comunque si può parlare in questo senso, ma non in un altro. [...] Ma per quanto raggiungibile sia in certo grado quello scopo, con l'impiego della ragione e con un'etica meramente razionale [...]; moltissimo tuttavia manca perché si possa addivenire in tale modo a qualcosa di perfetto e perché la ragione rettamente usata possa realmente sottrarci a tutto il peso e a tutte le sofferenze della vita e condurci alla beatitudine. [...] [N]eanche nella sua stessa rappresentazione il suo ideale, vale a dire il sapiente stoico, poté mai acquistare vita o intima verità poetica; egli rimane un rigido manichino di legno, di cui non si sa cosa fare, che non sa egli stesso che cosa farsi della sua saggezza, e di cui la perfetta calma, contentezza e beatitudine contraddicono addirittura la natura dell'umanità e non ci fanno pervenire a nessuna rappresentazione intuitiva di essa. (2010; I, 16; 2010)
*L'unica origine dell'[[arte]] è la conoscenza delle idee; e il suo unico fine è la comunione di tale conoscenza.<ref name=cic>Citato in [[Vincenzo Cicero]], ''Introduzione a «La nascita dell'estetica moderna da Kant a Schopenhauer»'', Colonna Edizioni, Milano 2002; traduzione di Vincenzo Cicero.</ref>
*La causalità non può di per sé essere rappresentata in modo intuitivo: simile rappresentazione non è possibile che per una relazione causale determinata. D'altra parte, invece, ogni fenomeno dell'idea, poiché assume, come tale, la forma del principio di ragione, o del ''principium individuationis'', deve manifestarsi nella materia e come qualità della materia.