Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

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*Le forze etiopi impiegavano comunemente il napalm. Per salvarsi, gli eritrei cominciarono a scavare rifugi, corridoi e nascondigli mimetizzati. Nel corso degli anni costruirono un secondo stato sotterraneo, nel senso letterale del termine: un'Eritrea nascosta e segreta, inaccessibile agli estranei, che potevano percorrere in lungo e in largo senza essere visti dal nemico. La guerra eritrea non fu, come gli eritrei stessi sottolineano con orgoglio, una ''bush war'', l'uragano banditesco e sterminatore dei ''warlords''. Nel loro stato sotterraneo avevano scuole e ospedali, tribunali e orfanotrofi, officine e fabbriche di armi. In quel paese di analfabeti, ogni combattente doveva saper leggere e scrivere. (p. 266)
*Questo piccolo paese, tra i più poveri del mondo, possiede un esercito di centomila giovani, relativamente colti, dei quali non sa che fare. Il paese non ha industrie, l'agricoltura è in abbandono, le città in rovina, le strade distrutte. Centomila soldati si svegliano ogni mattina senza saper che fare, e soprattutto senza niente da mangiare. Ma la sorte dei loro colleghi e fratelli in borghese non è molto diversa. Basta girare per Asmara all'ora di pranzo. I funzionari delle poche istituzioni esistenti in uno stato così giovane vanno a mangiare un boccone nei bar e nei ristoranti del quartiere. Ma le folle dei giovani non sanno dove andare: non lavorano, non hanno un soldo. Girano, guardano le vetrine, sostano agli angoli delle strade, siedendo sulle panchine oziosi e affamati. (pp. 266-267)
 
==''Imperium''==
*Lo [[zar]] è considerato Dio, in senso strettamente letterale. Per centinaia d'anni, per tutta la storia russa. Solo nel XIX secolo un decreto zarista impone di togliere dalle chiese il ritratto dello zar. Un decreto zarista! Senza di esso nessuno avrebbe mai osato toccare quel ritratto-icona. [...] Nella misura in cui gli zar sono vicari di Dio, Lenin e Stalin sono vicari del comunismo mondiale. Anche loro sono degli eletti. Solo dopo la morte di Stalin comincia un processo di lenta laicizzazione del potere del Capo Supremo. Di laicizzazione e, insieme, di graduale limitazione della sua onnipotenza. Una limitazione che Brežnev lamentava. (p. 93)
*La [[perestrojka]] ha coinciso con lo sviluppo della televisione nel paese. La televisione ha conferito alla perestrojka una risonanza finora mai goduta da nessun evento nella storia dell'Impero. (p. 99)
*In Iran la rivoluzione contro lo scià cominciò come movimento democratico, un movimento liberale diretto contro la dittatura poliziesca. Ma l'Iran era uno stato plurinazionale, governato dai persiani che esercitavano il potere sulle numerose minoranze di arabi, azeri, beluci, curdi e così via. Queste popolazioni oppresse, sentendo che a Teheran si parlava di democrazia, tradussero all'istante quel motto in un motto indipendista, incitante a staccarsi e a creare propri stati indipendenti. Di colpo l'Iran si vide davanti lo spettro della disgregazione, della perdita di varie province importanti, del declassamento a stato monco. A quel punto, ecco farsi avanti il nazionalismo panpersiano: i pieni poteri passano al suo guardiano, il clero sciita con l'ayatollah Khomeini in testa. La parola democrazia sparisce dagli striscioni e la rivoluzione finisce in una serie di sanguinose spedizioni anti-azere, anti-curde e via dicendo, vinta dal potere autoritario. L'Iran mantiene immutate le sue frontiere. (p. 115)
*Gli armeni! Devono per forza stare insieme. Si cercano per il mondo intero e, tragico paradosso del loro destino, quanto più la diaspora si aggrava e li divide, tanto più cresce in loro la nostalgia, il desiderio e il bisogno di stare vicini. Solo conoscendo questa caratteristica della natura armena si può capire quanto sia dolente per loro la questione del Nagorno Karabakh: abitare a poche decine di chilometri di distanza e non poter stare insieme! Etrerno rovello, eterna piaga, eterno marchio. (p. 116)
*Siamo in [[Georgia]]. Per rendersene conto non occorrono le scritte in alfabeto georgiano, basta guardarsi intorno. Paragonata all'Armenia, la Georgia è l'agiatezza: case migliori e più ricche, vignetti più grandi, belle mandrie di pecore e mucche, vaste piantagioni di tabacco, prati d'erba verde e succosa. (p. 122)
*Il mondo di un abitante del [[Caucaso]] è chiuso, ristretto, limitato al proprio villaggio, alla propria vallata. Patria è ciò che si può abbracciare con un solo sguardo, che si può percorrere in un giorno. Il Caucaso è un ricchissimo mosaico etnico costellato da un numero infinito di piccoli, spesso microscopici gruppi, clan, tribù, raramente popoli (sebbene, per questioni di prestigio e di rispetto, qui si parli comunemente di "popolo" anche quando si tratta di piccole comunità). (p. 126)
*In realtà nessuno sa veramente spiegare perché armeni e azeri si odino tanto. Si odiano e basta! Lo sanno tutti, lo hanno succhiato col latte materno. (p. 126)
*Centomila abkhazi vogliono staccarsi dalla Georgia e formare uno stato a parte. Non c'è da stupirsi. L'Abkhazia è uno degli angoli più belli del mondo, una seconda Costa Azzurra, una seconda Monaco. (p. 128)
*Dopo settantatré anni di bolscevismo la gente non sa più cosa sia la libertà di pensiero e la sostituisce con la liberta d'azione. E qui libertà d'azione significa libertà di uccidere. Ecco, in due parole, tutta la perestrojka, tutto il nuovo pensiero. (p. 142)
*Che cos'è la scacchiera di Stalin? Quello ha combinato un tale rimescolio di popoli, li ha talmente spostati e trasferiti che ormai appare impossibile toccarne uno senza smuoverne o danneggiarne un altro. Esistono trentasei conflitti di frontiere, se non di più. Ecco cos'è la scacchiera di Stalin, la nostra peggiore sciagura. (p. 142)
 
==''Il negus''==
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==Bibliografia==
*Ryszard Kapuściński, ''Ebano'', traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2009. ISBN 978-88-07-81706-9
*Ryszard Kapuściński, ''Imperium'', traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2017. ISBN 978-88-07-88331-6
*Ryszard Kapuściński, ''Il negus: splendori e miserie di un autocrate'', traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2008. ISBN 978-88-07-81742-7
*Ryszard Kapuściński, ''La prima guerra del football e altre guerre di poveri'', traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2014. ISBN 978-88-07-88494-8