Pellegrino Matteucci: differenze tra le versioni

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Corretto: "tracce"
→‎Citazioni: confermo, nel testo è scritto "traccie" di sofferenze (aggiungo sic)
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*Nel piano dell'[[Asmara]] un zoologo potrebbe fare una raccolta ricchissima di uccelli, dalla ''Cocorita'' piccolissima ed a penne metalliche, fino all'enormo avvoltojo bianco dall'occhio grifagno. Vi abbondano ancora porcospini, cinghiali, gazelle dalle sveltissime forme, grosse antilopi colle lunghe corna a spirale, jene, leopardi, ed infine pel paziente ed audace cacciatore non manca neppure il re delle foreste. (p. 67)
*Per noi l'aspettativa di entrare in [[Adua]] era molta: dicevamo che entrando nella capitale del Tigrè ci avvicinavamo al cuore dell'Abissinia, ove avremmo appresa un'idea chiara e nitida dei costumi del popolo. (p. 79)
*In Adua lo squallore era indescrivibile: di giorno poche e rare persone si trovavano per via e sul volto di queste comparivano larghe tracce{{sic|traccie}} di sofferenze patite; di notte l'impressione era anche più profonda, perché girando in mezzo a quelle ruine illuminate dal pallido riflesso della luna si sentiva l'urlo agghiacciante della [[Iena|jena]] e la ridda degli [[Sciacallo|sciacalli]], i tristi alleati della morte in Africa. (p. 84)
*Adua, per quanto si cerchi di vederla in buona posizione, non può comparire più di quello che è in realtà: vi sono quasi mille case, comprese quelle esclusivamente fatte con paglia; sono adossate ad una collina e nell'insieme della giacitura non danno al paese una figura speciale. Si può dire che in Adua vi è la parte alta e bassa della città. (p. 87)
*Adua non è più riconoscibile nei giorni di mercato: noi che avevamo contratte idee tristi e lugubri vivendo in mezzo alla città abbandonata, dove tutto parlava della morte, fummo scossi di meraviglia per quella vitalità subentrata in un organismo spento, ed assistemmo giulivi e festanti al mercato, accompagnati sempre da gran folla di fanciulli e di donne che sembrava trovassero nuova la fisionomia degli Europei. (p. 91)