Salvatore Di Giacomo: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Via dell'Abbondanza nell'antica Pompei}} Chi consideri questa strada pittoresca da' policromi aspetti delle sue due pareti – quasi ininterrottamente istoriate, disseminate di figure grandi e di figurette assai gentilmente e argutamente dipinte, di indicazioni e chiarimenti ai passanti, di additazioni di candidati a pubblici offici, di salaci motti popolareschi perfino – la potrà, se mai, paragonare a una di quelle folte viuzze giapponesi ove tutto è luce e colore; ove, di su le botteghe infronzolite, pendono le più immaginose leggende illustrate; ove panneggiamenti e arazzetti e banderuole e fanali multicolori allungano festosamente la lor bizzarra infilata fino al punto in cui pare che, nel lontano, la via si restringa e si concluda.<br>Immaginate, rivestendo con la vostra riarchitettazione opportuna tutto quel che ora è presso che spogliato e ripopolando questa via, così frequentata una volta, delle figure umane che vi passavano, immaginate, dunque, quel traffico, quel viavai, quel continuato riempirsi e svuotarsi di questa principale arteria della felice ''Colonia Venerea'', e la coglierete nel suo ritmo più pulsante e sonoro. (da ''La via dell'abbondanza'', pp. 259-260.)
*{{NDR|[[Raimondo di Sangro]]}} Quell'uomo fu di grande ingegno e di grandissimo spirito: se non mi sbaglio, si valse dell'una cosa più per diletto proprio che per altro, e dell'altra usò per burlarsi un po' di tutti.<br>È anche, e specie per questo, ch'egli ha meritato di passare alla posterità. (da ''Un signore originale'', p. 270)
*L'arte di tutti costoro<ref>Gli artisti della Scuola di Posillipo.</ref>, è vero, fu solamente oggettiva, ma contenne seduzioni immediate. La ''macchia di colore'' che sulle piccole, piccolissime tele del Pitloo era il segno particolare delle sue impressioni istantanee, coglieva per altro tutta quanta l'animazione poetica, l'armonia delicata e misteriosa del vero, i suoi contrasti, la sua rudezza e la sua dolcezza – e così felice era sempre la scelta, così aggiustata e così nuova, che la verità naturale sembrava una meditata architettazione, e quel brano di realtà, che pur conteneva in se stesso ogni elemento armonico di colorita poesia, la creazione, addirittura, d'un artista immaginoso.<ref>Da ''Edoardo Dalbono'', p. 296.</ref>
*{{NDR|Su [[Vincenzo Gemito]]}} Guardate il ritratto di [[Mariano Fortuny y Madrazo|Fortuny]], guardate quelli del [[Domenico Morelli (pittore)|Morelli]] e del [[Giuseppe Verdi|Verdi]], e vi cercherete invano le linee determinate, il segno preciso e scolastico, l'insistenza, l'incasso palese dell'occhio, l'osservativo scrupolo di quei dati somatici che sono dei più studiati e accarezzati dalla plastica, intransigente, freddo, se pur limpido specchio dell'essere. Eppur nulla è più appariscente e più vivo di quel viluppo che sembra oscuro e non è; nulla è più parlante, nulla è più fuso e più molle, e da nessuna cosa mai come da queste, che vogliono essere la reincarnazione d'una persona, si parte come un respiro, un caldo soffio di vitalità. (da ''Vincenzo Gemito'', p. 307.)
*Nel punto in cui, davanti alla ferrea porta del vecchio Istituto di Belle Arti, Palizzi e Morelli {{sic|scotevano}} il loro labaro di verità e di rinnovazione e {{sic|riescivano}} a trargli appresso fin gli scolari più devoti agli accademici, quel qualcuno principiava la sua cara fatica, e si preparava, solitario, a divenire l'artefice incantevole e raro della più meravigliosa finzione. Poeta sensibile, artista e pittore di razza, squisito raccontatore dell'eterna favola dell'arte, questo suo genio amabile si chiamò [[Edoardo Dalbono]].<ref>Da ''Edoardo Dalbono'', pp. 297-298.</ref>
*{{NDR|Su [[Vincenzo Gemito]]}} Guardate il ritratto di [[Mariano Fortuny y Madrazo|Fortuny]], guardate quelli del [[Domenico Morelli (pittore)|Morelli]] e del [[Giuseppe Verdi|Verdi]], e vi cercherete invano le linee determinate, il segno preciso e scolastico, l'insistenza, l'incasso palese dell'occhio, l'osservativo scrupolo di quei dati somatici che sono dei più studiati e accarezzati dalla plastica, intransigente, freddo, se pur limpido specchio dell'essere. Eppur nulla è più appariscente e più vivo di quel viluppo che sembra oscuro e non è; nulla è più parlante, nulla è più fuso e più molle, e da nessuna cosa mai come da queste, che vogliono essere la reincarnazione d'una persona, si parte come un respiro, un caldo soffio di vitalità. (da<ref>Da ''Vincenzo Gemito'', p. 307.)</ref>
 
=='' 'O voto''==