Vittorio Sgarbi: differenze tra le versioni

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*[...] [[Movimento 5 Stelle|5 stelle]]... La suite è il 5 stelle! Cos'è questa mania di chiamare un partito "5 Stelle"? No, lo chiamano 5 stelle perché aspirano ad andare sull'auto blu, come hanno fatto in [[Sicilia]]: li hanno beccati sull'auto blu. (da ''Servizio Pubblico'', LA7<ref name="Servizio Pubblico 1"/>)
*{{NDR|Sul processo al generale Mori e la condanna di [[Marcello Dell'Utri]]}} Oggi è difficile perfino difendere il difendibile e oggi sono qua per denunciare uno Stato criminale che ha mortificato persone innocenti e non punisce i colpevoli. I giudici devono chiedere scusa perché per più di 10 anni hanno ritenuto quegli straordinari uomini di Stato responsabili di chissà quali percorsi perversi. Possibile che i magistrati debbano torturare le persone e non pagare mai? Arriviamo alla tragedia di un uomo che oggi è in carcere e che è stato portato in ospedale, si chiama Dell'Utri. Io so che Dell'Utri è innocente, mi dicano di cosa è colpevole. Occorreva tenerlo in carcere, era il riferimento di Berlusconi. Dell'Utri in carcere, Berlusconi no. (da ''Virus'', 19 maggio 2016)
*{{NDR|Su [[Gianfranco Ferroni]]}} Niente è più difficile che essere un pittore figurativo. Ciò che appare facile a chi guarda, per la quotidiana consuetudine con gli oggetti rappresentati; i più semplici: un tavolo, un letto, una sedia, una forbice, una bottiglia, gli accessori per dipingere, richiede una concentrazione superiore, qualcosa di simile al tiro al bersaglio. L'artista è in gara, deve afferrare la preda che continuamente tenta di sfuggirgli, anche se è ferma, immobile. Così la scommessa di [[Gianfranco Ferroni]], nei ripetuti temi di nature morte, complementare a quella di [[Piero Guccione]] nei temi di paesaggio, è nella definizione di una immagine assoluta, attraverso una progressiva rarefazione della fenomenologia delle cose.<ref>Citato in ''Gianfranco Ferroni opere su carta 1963-1991'', a cura di Marco Goldin, Galleria Bellinzona, Lecco, 1991, pp. 63-64.</ref>
*{{NDR|Parlando dell'arte contemporanea e del Maxxi}} Non vorrei fare Sgarbi, ma il quadro – purtroppo io sono un italiano che lo capisce meglio – è un quadro di ladri, di incapaci, di ignoranti, di architetti da galera, i cui nomi non voglio neanche dirli perché li ho già detti; pensa soltanto che a Milano abbiamo il Monumento "all'Ago e al Filo" del grande artista americano Oldenburg in piazza Cadorna con un orrore di Gae Aulenti che deforma una piazza che era una piazza civile. Non so se hai visto il Museo di Messina: il Museo di Messina è un luogo bellissimo, quello che c'è, un edificio storico; quel cesso che hanno fatto, una scatola di merda, non è neanche un magazzino, miliardi agli architetti! Fuksas, che è un distruttore e un fascista, prende 22 miliardi di parcella, neanche Bramante, Palladio, Michelangelo hanno preso tanto. In galera! Altro che Bertolaso per la casa da 1.500 euro al mese. Architetti ladri! Distruttori! Detto questo, però, non voglio fare Sgarbi, ma siccome conosco tutto, tu non hai idea di come è bello un museo povero. E posso dirti che io che ho fatto il più bel museo d'Italia e l'ho aperto in tre mesi, prendendoli a calci nel culo, solo con i ragazzi che lavoravano con me, ho speso, per il Museo della Mafia, 60.000 euro. Stella, che non è mai stato mio amico ma, insomma, è sempre stato il severo censore, è rimasto sedotto dal fatto che un museo bellissimo con un artista formidabile, che si chiama Inzirillo, con tante cose che verrete a vedere, spero, [...] è costato 60.000 euro [...] Sai quanto è costato il cesso di Zaha Hadid? 160 milioni di euro! Per un monumento a una troia irachena! [...] Tu non vieni da noi, a distruggere l'Italia, per farti un monumento! Che non serve a niente! E a spendere 50 milioni di euro di opere di merda! Di opere di merda! Perché se non hai i soldi per il Colosseo, è perché hai comprato Andy Warhol, Gilbert & George, dei cacatori di merda! [...] Fuksas, guarda, è bene che non venga, perché calci nel culo, in galera deve andare! In galera! In galera! Ci sono i soldi, vengono buttati! [...] Ai tempi di Andreotti c'erano 40 miliardi per il Colosseo, 20 milioni di euro; oggi ne occorrono 17. Perché hanno speso... Roma ha bisogno di un museo d'arte contemporanea, 160 milioni di euro, e non ha bisogno del Colosseo? Il problema della spesa pubblica è capire che cosa è importante fare e non buttare i soldi. Lì, tra gli acquisti e il museo, hanno speso 220 milioni di euro per la merda d'artista. (da ''L'ultima parola'', 5 giugno 2010)
*{{NDR|Su [[Paolo Vallorz]]}} Non urge più la natura nella fantasia di Vallorz, urge la riflessione sulla pittura, sulla sua necessità e anche sulla sua perdita d'identità. Il pittore che ha creduto “che il reale non è morto”, che ha fatto commuovere i colori davanti ai volti rassegnati di “René Behaire”, del “Giardiniere”, e di “Sam il drogato”, sembra lentamente distaccarsi da quella esperienza troppo infiammata, per volgersi su se stesso. Protagonista diventa il quadro (o il quadro dentro il quadro) con il soggetto, solo apparentemente convenzionale, del mondo femminile. Quel nudo in realtà sostiene la superficie indistinta dello specchio, un grigio sfumato come le nuvole nel cielo. In quel niente, sfiorato dalla luce, modulato, non solo realtà e finzione, e finzione della realtà, si confondono; ma la pittura stessa si riduce a una essenza impercettibile, a “nuance”, con un supremo distacco da ogni artificio. La pittura sembra rinunciare a ogni ornamento, a ogni compiacimento, ridursi a un velo. D'altra parte, se il corpo è policromo, il colore dell'anima non è forse il grigio?<ref>Da ''Paolo Vallorz: nudi, ritratti, figure. Opere dal 1960 al 1989'', citato in catalogo della mostra, Compagnia del Disegno e Galleria Bergamini, Milano,1989.</ref>
*Perché non dicono nomi {{NDR|di possibili candidati alla presidenza della repubblica}}? Non ci sono i nomi? Ci sono i nomi. Non esiste [[Carlo Petrini]], con un progetto economico formidabile? Non esiste [[Massimo Cacciari]]? Non ha scritto abbastanza per essere meglio di [[Franco Marini|Marini]], [[Giuliano Amato|Amato]] e qualche altro catenaccio di un'epoca perduta? [...] Ma stai zitto tu {{NDR|Cacciari}}, che non sei stato neanche a vedere le cose di casa tua, che non sai un cazzo! Nulla sai! Non sai cosa c'è nelle chiese di [[Venezia]], hai fatto fare il ponte di [[Santiago Calatrava|Calatrava]]! Tu l'hai fatto fare, soldi buttati, per un ponte inutile! (da ''Servizio Pubblico'', LA7<ref name="Servizio Pubblico 1"/>)
*{{NDR|Rivolto a [[Michele Santoro]]}} Perché ti pare possibile, che [[Berlino]]... abbia tre volte i turisti di [[Roma]]? Quel cesso di città che è Berlino, bombardata! (da ''Servizio Pubblico'', LA7<ref name="Servizio Pubblico 1"/>)
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===Da opere===
 
* Ma qual è il problema? {{NDR|riferendosi alle opere "MatrimoniMisti" del pittore [[Salvatore Garau]], in cui l'artista completava opere di giovani pittori emergenti al fine di dargli visibilità}} Se uno va a letto con tua moglie ti incavoli, ma se a letto ci va e tu sei d’accordo, la questione è risolta. [...] Se le opere sono state messe a disposizione dagli stessi autori. È tutto lineare. Si tratterà semmai di capire cosa è il prodotto di questa unione. Sarebbe artisticamente grave invece se si intervenisse su un’opera senza il placet dell’autore. In pratica non è pensabile che questa operazione venga fatta su un lavoro del Cinquecento, giusto per capire.<ref>Citato in ''Unione Sarda'', 8 gennaio 2003, p. 21, Roberto Ripa, ''La provocazione. Fa discutere la mostra al GAM organizzata da Garau. Ma è scontro sulle tele “miste”. Leinardi critica l’operazione, Corriga è d’accordo''</ref>
*Edifici che sembrano un pensiero architettonico piuttosto che opere compiute, che si impongono come l'elaborazione più completa del pensiero dell'uomo rispetto alla natura, chiaramente distinti dalla natura e dal paesaggio, eppure ad esso legati da un rapporto indissolubile, così che anche la natura sembra pensata dall'[[architettura|architetto]]. (''Andrea Palladio. La luce della Ragione'', 2004)
*Intanto sia chiaro, per me ragione significa che io ho ragione. (da ''Ragione e passione contro l'indifferenza'', Bompiani, Milano, 2005)
*La passione è uno strumento di difesa della ragione. Perché non basta avere ragione: bisogna anche, appassionatamente, difenderla. (da ''Ragione e passione contro l'indifferenza'', Bompiani, Milano, 2005<ref>Citato in [https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/dicembre/05/Ragione_passione_Vittorio_Sgarbi_co_10_051205130.shtml ''«Ragione e passione» di Vittorio Sgarbi''], ''Corriere della Sera'', 5 dicembre 2005</ref>)
* Ma qual è il problema? {{NDR|riferendosi alle opere "MatrimoniMisti" del pittore [[Salvatore Garau]], in cui l'artista completava opere di giovani pittori emergenti al fine di dargli visibilità}} Se uno va a letto con tua moglie ti incavoli, ma se a letto ci va e tu sei d’accordo, la questione è risolta. [...] Se le opere sono state messe a disposizione dagli stessi autori. È tutto lineare. Si tratterà semmai di capire cosa è il prodotto di questa unione. Sarebbe artisticamente grave invece se si intervenisse su un’opera senza il placet dell’autore. In pratica non è pensabile che questa operazione venga fatta su un lavoro del Cinquecento, giusto per capire.<ref>Citato in ''Unione Sarda'', 8 gennaio 2003, p. 21, Roberto Ripa, ''La provocazione. Fa discutere la mostra al GAM organizzata da Garau. Ma è scontro sulle tele “miste”. Leinardi critica l’operazione, Corriga è d’accordo''</ref>
*{{NDR|Su [[Gianfranco Ferroni]]}} Niente è più difficile che essere un pittore figurativo. Ciò che appare facile a chi guarda, per la quotidiana consuetudine con gli oggetti rappresentati; i più semplici: un tavolo, un letto, una sedia, una forbice, una bottiglia, gli accessori per dipingere, richiede una concentrazione superiore, qualcosa di simile al tiro al bersaglio. L'artista è in gara, deve afferrare la preda che continuamente tenta di sfuggirgli, anche se è ferma, immobile. Così la scommessa di [[Gianfranco Ferroni]], nei ripetuti temi di nature morte, complementare a quella di [[Piero Guccione]] nei temi di paesaggio, è nella definizione di una immagine assoluta, attraverso una progressiva rarefazione della fenomenologia delle cose.<ref>Citato in ''Gianfranco Ferroni opere su carta 1963-1991'', a cura di Marco Goldin, Galleria Bellinzona, Lecco, 1991, pp. 63-64.</ref>
*{{NDR|Su [[Paolo Vallorz]]}} Non urge più la natura nella fantasia di Vallorz, urge la riflessione sulla pittura, sulla sua necessità e anche sulla sua perdita d'identità. Il pittore che ha creduto “che il reale non è morto”, che ha fatto commuovere i colori davanti ai volti rassegnati di “René Behaire”, del “Giardiniere”, e di “Sam il drogato”, sembra lentamente distaccarsi da quella esperienza troppo infiammata, per volgersi su se stesso. Protagonista diventa il quadro (o il quadro dentro il quadro) con il soggetto, solo apparentemente convenzionale, del mondo femminile. Quel nudo in realtà sostiene la superficie indistinta dello specchio, un grigio sfumato come le nuvole nel cielo. In quel niente, sfiorato dalla luce, modulato, non solo realtà e finzione, e finzione della realtà, si confondono; ma la pittura stessa si riduce a una essenza impercettibile, a “nuance”, con un supremo distacco da ogni artificio. La pittura sembra rinunciare a ogni ornamento, a ogni compiacimento, ridursi a un velo. D'altra parte, se il corpo è policromo, il colore dell'anima non è forse il grigio?<ref>Da ''Paolo Vallorz: nudi, ritratti, figure. Opere dal 1960 al 1989'', citato in catalogo della mostra, Compagnia del Disegno e Galleria Bergamini, Milano,1989.</ref>
 
 
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