Nikita Sergeevič Chruščёv: differenze tra le versioni

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*Era un momento storico. Dinanzi a noi stava una scelta cruciale: dovevamo far rientrare le nostre truppe nella capitale e schiacciare la rivolta, o dovevamo stare a vedere se le forze progressiste ungheresi sarebbero riuscite a liberarsi da sole sventando la controrivoluzione? Se decidevamo per quest'ultima linea di condotta, c'era il pericolo di un temporaneo prevalere della controrivoluzione, il che avrebbe provocato lo spargimento di molto sangue proletario. Inoltre, se la controrivoluzione avesse vinto e la NATO avesse messo radici nel cuore del campo socialista, una seria minaccia si sarebbe profilata per la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Romania, per non parlare dell'Unione Sovietica. (pp. 446-447)
*Noi, l'Unione Sovietica, appoggiamo le forze rivoluzionarie di tutto il mondo. Lo facciamo in virtù del nostro impegno internazionalista. Partecipiamo di tutto cuore alla lotta condotta dalle classi lavoratrici all'insegna della bandiera rossa sulla quale è iscritto il motto: «Proletari di tutto il mondo, unitevi!» Siamo contrari all'esportazione della rivoluzione, ma siamo anche contrari all'esportazione della controrivoluzione. Per questo sarebbe impensabile e imperdonabile che noi rifiutassimo il nostro aiuto alla classe operaia di un qualunque paese in lotta contro le forze del capitalismo. (p. 458)
*Aiutando il popolo ungherese a schiacciare l'insurrezione controrivoluzionaria impedimmo al nemico di incrinare l'unità dell'intero campo socialista, messa a dura prova durante gli avvenimenti d'Ungheria. Sapevamo che aiutando l'Ungheria a reprimere l'insurrezione e a liquidare il più rapidamente possibile le sue conseguenze aiutavamo anche tutti gli altri paesi del campo socialista. L'aiuto che prestammo al popolo ungherese per soffocare la controrivoluzione fu unanimamenteunanimemente approvato dai lavoratori dei paesi socialisti e dai progressisti di tutto il mondo. (p. 458)
*{{NDR|Su [[Ahmed Ben Bella]]}} Era uno degli uomini più importanti che avevo incontrato in Egitto. Mi impressionò la sua cultura che lo rendeva consapevole di tutti i problemi connessi al socialismo. (p. 474)
*[[Abd al-Salam Arif|Aref]] sembra voler suggerire che tutti gli arabi hanno gli stessi interessi, che non sono divisi in classi e che i capi arabi hanno col loro popolo un unico incarico. Bene, qualche anno fa ebbi una disputa con Nasser su questo stesso argomento, ma Nasser ha superato quello stadio sviluppando il suo pensiero. Evidentemente Aref deve ancora vincere un comune malinteso sulla natura della società araba. (p. 475)