Pietro Aretino: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Pietro Aretino==
*Chi non sa che la [[filosofia]] è simile a uno che favella sognando? Ella è una speculativa confusione che cinguetta in essempio e in oscurità, scrivacchiando in figure e in chimere, come le rivelazioni divine piovessero negli ingegni umani a vanvera; [...].<ref>Dolce: in ''Ragionamento de le corti'', parte prima; in ''Opere di Pietro Aretino e di Anton Francesco Doni'', vol. 26, a cura di Carlo Cordié, Riccardo Ricciardi Editore, 1976, p. 441.</ref>
*Eccoti un lapis lazoli. Oh, che colore d'azzurro oltramarino da cinquanta scudi l'oncia!<ref>Citato in Salvatore Battaglia, ''Grande Dizionario della Lingua Italiana'', Vol. VIII, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1973, p. 765.</ref>
*{{NDR|[[Ultime parole]]}} Guardatemi dai topi or che son unto.<ref>Citato in Cesare Cantù e Gaetano Barbati, ''Storia degli italiani, Volume 5'', G.P. Lauriel, 1858, [http://books.google.it/books?id=DH0KAAAAIAAJ&pg=PA487 p. 487].</ref>
*La [[verità]] figliuola è del gran Tempo.<ref>Citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 529.</ref>