Piero Camporesi: differenze tra le versioni

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*Tarda, confusa, orecchiata e di seconda mano fu la conoscenza che [[Leonardo Fioravanti (medico)|Fioravanti]] ebbe di [[Paracelso]] e delle sue opere. Anche se non mancò di elogiare il geniale terapeuta-alchimista-chirurgo elvetico, la sua formazione passò per altre strade. [...] Anche Fioravanti riteneva i medici "audiutori della natura e non maestri" ma non arrivò mai a condannare in blocco con lo sprezzante disdegno dell'elvetico la letteratura dottorale antica e moderna. Condivise con Paracelso la convinzione profonda della superiorità dell'esperienza sulla teoria astratta e la necessità dell'esperimento; del vedere e del fare, più che del leggere; l'umiltà del medico, bisognoso d'apprendere anche dagli indotti e dagli analfabeti; la necessità di conoscere le arti manuali per completare il curriculum policentrico dei saperi umani; la scarsa fiducia, se non la disistima, dell'anatomia. (da ''Un medico di «nazion bolognese»'', pp. 12-13)
*Emostatico sacro o alchimistico, il sangue era ritenuto un potente rimarginatore. Dal sangue umano si distillavano anche un olio e un sale con cui si preparava il ''lapis rubeus'' che ne stagnava il flusso. Nelle amputazioni, [[Bartolomeo Maggi]] (1477-1552), medico di Giulio III, interveniva con creta impastata nell'aceto, mentre, quasi un secolo dopo, [[Cesare Magati]], medico e cappuccino (1599-1647), consigliava nel ''De rara medicatione vulnerum'' sterco di asino o di cavallo cotto nell'aceto applicato come cataplasmo. Sembra che anche il sangue di gallina venisse usato con buoni risultati nella medicazione di piaghe e ferite. (da ''Un medico di «nazion bolognese»'', p. 29)
*Da molte generazioni, dai bizantini agli arabi, era fuori discussione lo stretto rapporto che intercorreva fra [[febbre quartana|quartana]] e malinconia. La ''melancholia ex stomacho'', la febbre che rispuntava puntuale e indomabile ogni quattro giorni, aveva origine ''ex humore melancholico'', perché la bile nera «saglie dalla milza allo stomaco». Lo ribadiva anche un insigne medico patavino contemporaneo di Fioravanti, sotto molti aspetti un innovatore, [[Girolamo Mercuriale|Girolamo Mercuriali]] (1530-1606), ancora fedele, nel curare la quartana, ai precetti pseudoaristotelici dei ''Problemata'': consigliava al paziente di tenere lontano, nei limiti del possibile, «curas, moemores, profundas cogitationes, et intenta animi studia», di sottoporsi ai clisteri evacuativi, oppure di bere infusioni di sera arricchita di succo di mercorella. (da ''Apprendista in Sicilia'', p. 37)
*Anche quando scrive rivolgendosi ai colleghi (o fingendo che siano loro i destinatari dei suoi pungenti avvertimenti) non resiste alla tentazione d'abbandonarsi a graffianti considerazioni tali da mandare in bestia i destinatari delle sue frecciate. I dottori togati e i medici collegiati – c'era da aspettarselo – lo fecero tribolare tutta la vita, a [[Roma]], a [[Venezia]], a [[Milano]] dove nel 1573 riuscirono perfino a buttarlo in carcere sotto la falsa accusa d'esercizio abusivo della professione. Per il "cavaliere aurato" Fioravanti la rabbia e l'umiliazione dovettero essere smisurate. (da ''Fra tradizione e innovazione'', p. 67)
*Napoli, a quei tempi, vantava una cultura medica d'alto livello. Analisti e commentatori di talento leggevano [[Galeno]] sull'originale greco. Fra questi il siciliano di Regalbuto [[Gianfilippo Ingrassia|Gian Filippo Ingrassia]] (1510-1580), epidemiologo, pioniere della medicina legale, osteologo agguerrito che, lettore dello studio partenopeo dal 1544 al 1553, dimostrerà nel ''In Galeni de ossibus doctissima et expectatissima commentaria'' che il maestro di Pergamo aveva costruito la sua osteologia lavorando indifferentemente su ossa di scimmie e ossa di uomini. Ma soprattutto la sua giovanile ''Iatropologia'', uscita proprio a Napoli nel 1549, avrebbe dovuto richiamare l'interesse di [[Leonardo Fioravanti (medico)|Fioravanti]] per la ''vis'' polemica contro la vecchia medicina che aveva stoltamente allontanato la manualità dalla teoria, dilatando quel solco fra ''physica'' e ''chirurgia'', fra teoria ed esperimento che Ingrassia avrebbe voluto invece ricondotto ad unità. (da ''Le «maraviglie» di Napoli'', p. 91)