Francesco Petrarca: differenze tra le versioni

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ortografia
in "Incipit di alcune opere" ci vanno solo gli incipit, appunto, non le altre citazioni. Sposto.
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*A che ti giova insegnare agli altri [...], se intanto tu per primo non ascolti te stesso? (dalla ''Lettera a Cicerone'', nella raccolta delle ''Familiares'')
*Ciò che ero solito [[amore|amare]], non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me faccio triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta: "Ti odierò, se posso; se no, t'amerò contro voglia"<ref>Cfr. [[Publio Ovidio Nasone]]: «Ti odierò, se potrò; altrimenti ti amerò mio malgrado».</ref>. (da ''Ascesa al Monte Ventoso'')
*Dei magnati napoletani mi ricorda di avere una volta parlato con poco favore a cagione di certo barbaro spettacolo non so se tuttavia costì praticato, che allora mi mosse a sdegno e a ribrezzo. Ma per ben costumata che sia, non v' è città che alcuna cosa in se stessa non offra degna di biasimo: ed or m'avveggo come degnissimi essi si porgano di bella lode per animo liberale, per indole generosa, e per singolare fedeltà nell' amicizia. E questo vanto {{sic|meritamente}} a loro consente la storia di Roma, che ridotta nella seconda guerra Punica allo stremo delle sue forze, abbandonata e combattuta da quasi tutta l' Italia, e tradita dai Capuani vostri vicini, che i benefizi ed i soccorsi da lei ricevuti rimeritarono con odio mortale e con gravissime ingiurie, dalla esimia fedeltà, e dalla liberale munificenza dei Napolitani ebbe nell'ora del suo più grave pericolo aiuto e sostegno. Perché gli antichi non meno che i recenti tempi mi porgono sicuri argomenti ad affermare che, chi veduta Napoli non se ne innamora, o non conosce che sia virtù, o non è capace di amarla.<ref>Da ''Lettere senili, {{small|volgarizzate e dichiarate con note da G. Fracassetti}}'', libro XV, lettera IV a Guglielmo Maramaldo, Cav. Napolitano, [https://books.google.it/books?id=AEcCAAAAQAAJ&dq=&pg=PA408#v=onepage&q&f=false pp. 408-409]</ref>
*{{NDR|[[Salerno]]}} Fonte della medicina, e di un nobilissimo ginnasio, dove facilmente emerge ogni disciplina delle lettere.
:''Medicinæ fontem, ac gymnasium nobilissimum, ubi feliciter litterarum omnium disciplina consistit.'' (citato in ''[http://books.google.it/books?id=1vkeAAAAIAAJ&q=Salernum+medicinae+fontem,ac+gymnasium+nobilissimum&dq=Salernum+medicinae+fontem,ac+gymnasium+nobilissimum&hl=it&ei=_g_BTvWNDNG5hAfPoby0BA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC0Q6AEwAA La Chronique médicale, Volume 13]'')
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===''Le senili''===
Scrivendo un giorno al mio Socrate io mi doleva che l'anno del secol nostro 1348, per la morte di tanti amici, tutte quasi mi avesse rapite le consolazioni della vita: e ben mi ricorda quanti furono allora i miei lamenti e le mie lagrime. Ora che far dovrò in questo anno sessantunesimo, che non solo di ogni altro tesoro, ma di quello che sopra tutti m'ebbi prezioso e carissimo, di Socrate mio, m'ebbe spogliato?
 
*Dei magnati napoletani mi ricorda di avere una volta parlato con poco favore a cagione di certo barbaro spettacolo non so se tuttavia costì praticato, che allora mi mosse a sdegno e a ribrezzo. Ma per ben costumata che sia, non v' è città che alcuna cosa in se stessa non offra degna di biasimo: ed or m'avveggo come degnissimi essi si porgano di bella lode per animo liberale, per indole generosa, e per singolare fedeltà nell' amicizia. E questo vanto {{sic|meritamente}} a loro consente la storia di Roma, che ridotta nella seconda guerra Punica allo stremo delle sue forze, abbandonata e combattuta da quasi tutta l' Italia, e tradita dai Capuani vostri vicini, che i benefizi ed i soccorsi da lei ricevuti rimeritarono con odio mortale e con gravissime ingiurie, dalla esimia fedeltà, e dalla liberale munificenza dei Napolitani ebbe nell'ora del suo più grave pericolo aiuto e sostegno. Perché gli antichi non meno che i recenti tempi mi porgono sicuri argomenti ad affermare che, chi veduta Napoli non se ne innamora, o non conosce che sia virtù, o non è capace di amarla.<ref>Da ''Lettere senili, {{small|volgarizzate e dichiarate con note da G. Fracassetti}}'', libro XV, lettera IV a Guglielmo Maramaldo, Cav. Napolitano, [https://books.google.it/books?id=AEcCAAAAQAAJ&dq=&pg=PA408#v=onepage&q&f=false pp. 408-409]</ref>
 
==Citazioni su Francesco Petrarca==