Nikita Sergeevič Chruščёv: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Nikita Chruščёv==
*Ci interessa sapere come il culto della persona di [[Stalin]] sia andato continuamente crescendo e sia divenuto, a un dato momento, fonte di tutta una serie di gravissime deviazioni dai principi del partito, dalla democrazia del partito e dalla legalità rivoluzionaria. (dal discorso al XX Congresso del PCUS)
*{{NDR|Su [[Jawaharlal Nehru]]}} Non soltanto il popolo indiano perde in lui un provato dirigente della lotta per l'indipendenza dei popoli, lo piangono tutti gli uomini progressisti, rattristati della scomparsa di una personalità che fino alle ultime ore della sua vita ha lavorato per i più alti ideali umani, per la causa della pace e del progresso.<ref name="nehru">Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0097_01_1964_0126_0003_6076556/ ''Kruscev alla tv dice: «È morto un amico»''], ''La Stampa'', 28 maggio 1964</ref>
*Gli uomini [[politico|politici]] sono uguali dappertutto. Promettono di costruire ponti anche dove non ci sono fiumi. (dalla conferenza stampa tenuta a Glen Cove (USA) nell'ottobre 1960<ref>Citato in [[Roberto Gervaso]], ''Peste e corna''.</ref>)
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*Nei suoi ultimi anni di vita [[Stalin]] era psicopatico, PSI-CO-PA-TI-CO, te lo dico io. Un pazzo sul trono. Riesci ad immaginarlo? [...] E pensi fosse facile? I nostri nervi erano tesi allo spasimo, e dovevamo bere vodka tutto il tempo. E dovevamo essere sempre sul chi vive.<ref>Citato in Taubman, ''Khrushchev''; citato in Andrea Graziosi, ''L'Unione Sovietica in 209 citazioni'', Ed. Il Mulino, Bologna, 2006, ISBN 88-15-11282-0</ref>
*{{NDR|Parlando di Stalin}} Non possiamo dare in pasto al pubblico questo problema, né, soprattutto, lasciarlo alla stampa. È per questo motivo che ne parliamo qui, a porte chiuse. Non possiamo superare certi limiti. Non dobbiamo fornire munizioni e nemico, non dobbiamo lavare i nostri panni sporchi sotto i suoi occhi.<ref>Citato in Ennio Di Nolfo, ''Storia delle relazioni internazionali. {{small|Dal 1918 ai giorni nostri}}'', Editori Laterza, Roma, 2008, p. 852. ISBN 978-88-420-8734-2</ref>
 
{{Int|Dal discorso al XX Congresso del PCUS|Da ''Il rapporto segreto di Kruscev'', riportato in ''Kruscev ricorda'', a cura di Strobe Talbott, traduzione a cura di P. Marcogliano, M. Orsi e L. Vezzoli, Sugar editore, 1970}}
*Ci interessapreoccupiamo sapere[...] di come si sia venuto gradualmente sviluppando il culto della persona di [[Stalin]], siaquel andatoculto continuamenteche crescendoin eun siacerto divenuto,dato amomento unè datodivenuto momento,la fonte di tutta una serie di gravissime deviazioniperversioni daidei principiprincìpi del partito, dalladella democrazia deldi partito e dalladella legalità rivoluzionaria. (dal discorso al XX Congresso del PCUS)
*Lenin non impose mai con la forza la sua opinione ai collaboratori. Egli cercava di convincerli e spiegava pazientemente le proprie opinioni agli altri.
*Stalin non operava mediante una chiara spiegazione e una paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le proprie vedute ed esigendo un'assoluta sottomissione ai suoi voleri. Chiunque si opponesse a tali vedute o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la validità della propria posizione era destinato ad essere eliminato dagli organi collegiali direttivi e, di conseguenza, ad essere annientato moralmente e fisicamente.
*Fu Stalin a formulare il concetto di «nemico del popolo». Questo termine rese automaticamente superfluo che gli errori ideologici di uno o più uomini implicati in una controversia venissero provati. Questo termine rese possibile l'uso della repressione più crudele, in violazione di tutte le norme della legalità rivoluzionaria, contro chiunque che in qualsiasi modo fosse in disaccordo con Stalin, contro coloro che fossero appena sospettati di intenzioni ostili, contro coloro che non godessero di buona fama.
*Le caratteristiche di Lenin - un paziente lavoro sugli individui, un tenace e faticoso sforzo per educarli, la capacità di indurre gli altri a seguirlo senza ricorrere alla coercizione, ma piuttosto attraverso l'influenza ideologica esercitata su di essi da tutta la collettività - rimasero sempre del tutto estranee a Stalin. Questi ripudiò il metodo leninista della persuasione e dell'educazione, abbandonò il metodo della lotta ideologica sostituendolo con quello della violenza statale, della repressione in massa e del terrore. Egli agì, su scala sempre più vasta e con sempre maggiore arbitrio, attraverso gli organi repressivi, violando spesso, nello stesso tempo, tutte le norme esistenti della morale e della legge sovietica.
 
==''Kruscev ricorda''==