Liliana Segre: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Liliana Segre: lavoratrici di Auschwitz, intervista del 24 gennaio 2018
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*Quando ho conosciuto [[Sergio Mattarella|Mattarella]] e abbiamo parlato eravamo tutti e due con i capelli bianchi, alle spalle anche lui ha avuto un dramma che ti segna la vita, ci siamo ritrovati come un fratello e una sorella. È il presidente della Repubblica, ma io lo considero come mio fratello, come una persona che fa parte della mia famiglia. Ho letto anch'io cosa hanno scritto in rete, quando gli hanno augurato la fine di suo fratello mi son venute in mente le minacce contro di me da bambina, rispondevo al telefono e una voce mi chiedeva: perché non muori? Perché non morite? Questi cattivi sentimenti ci sono sempre stati, il web li amplifica, ma non è solo una questione di mezzi di espressione. Ci sono i tempi che consentono a queste persone di comportarsi così. C’è stato un tempo dopo la guerra, dopo l’orrore di milioni di morti, che queste parole e questi comportamenti sono sembrati sparire. Sono arrivate altre esigenze, la gente ha pensato all’arricchirsi, a farsi notare. La bellezza, il consumismo, il successo, essere qualcuno, sono diventati idoli. Poi gli idoli cadono e nel vuoto sono tornate parole antiche.<ref name="democrazia"/>
*Ho la paura della perdita della [[democrazia]], perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi, e c’è chi grida più forte e tutti dicono: ci pensa lui.<ref name="democrazia"/>
*La giornata era scandita dall'essere lavoratori schiavi, che però era una fortuna rispetto a quelle che facevano parte dei commandi -così venivano chiamati. Credo che una delle ragioni per cui de l'ho fatta, è stata di lavorare al coperto dentro la fabbrica. Quelli obbligati ad altri lavori, a scaricare le pietre da un camion -inutilmente, perchè dall'altra parte un altro gruppo le ricaricava-, scavare delle buche che gli altri riempivano, [erano] quei lavori che servivano per uccidere senza sprecare nè le munizioni nè lo [[w:it:Zyklon B|Zyklon B]]. {{NDR|E poi dopo queste ore di lavoro, c'era di nuovo il ritorno ad Auschwitz?}} Dopo queste ore di lavoro veramente da schiavi, si tornava a piedi -sempre- al campo. Si affondava nel fango, nella neve, eravamo fradice d'acqua. Si tornava al campo, e quel momento, invece di essere di relax che uno si riposa dopo quella giornata, c'era questa visione del crematorio: a seconda del fumo o della fiamma, capivamo se stava lavorando o se aveva già lavorato. Andavamo nelle baracche e lì ci davano questo pezzo di pane della sera, che era sognato per tutto il giorno. Poi c'era la notte. E la notte del lager è una cosa di cui non si parla mai. E la notte del lager è invece importantissima, perchè si sentono le grida di quelli che vanno al gas, si sentono i richiami delle mamme che non perdono i bambini, i bambini in tutte le lingue d'europa, dei mariti che han perso le mogli. E noi sapevamo dove andavano: era la notte.<ref>Intervistata da Lucia Ascione, [https://www.youtube.com/watch?v=sVTtoXeQgZ0/ ''Liliana Segre, a 13 anni deportata ad Auschwitz''], su ''[[w:it:Tv2000it|Tv2000it]]'', 24 gennaio 2018, dal minuto15:55 al minuto 18:55. URL archiviato il [http://archive.is/A6VPx/ 27 luglio 2019].</ref>
*Questo è un anno dalla doppia ricorrenza, le orrende [[Leggi razziali fasciste|leggi razziste]] e, fortunatamente, dieci anni dopo, l'entrata in vigore della [[Costituzione Italiana|Carta fondamentale]]. Il filo rosso che le unisce è l'articolo 3, quel Manifesto dell'eguaglianza e della [[dignità]] umana che deriva direttamente dalla [[rivoluzione francese]].<ref>Citato in {{cita web | url = https://www.ilsecoloxix.it/genova/2019/01/28/news/giornata-della-memoria-il-rabbino-capo-di-genova-sui-migranti-non-possiamo-rimanere-indifferenti-1.30302420 | titolo = ''Giornata della Memoria, il rabbino capo di Genova: «Sui migranti non possiamo rimanere indifferenti»'' | data = 26 gennaio 2019}}, su ''Il Secolo XIX'', Cronaca locale di Genova. URL archiviato il [http://archive.is/Ixp0f/ 9 agosto 2019].</ref>
*Chi entra nel memoriale della Shoah trova scritta una parola: indifferenza. Da senatrice ho depositato un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare bicamerale di monitoraggio e di controllo sugli “hate speech”, i discorsi d’odio. Un invito che il Consiglio d'Europa ha fatto ai 47 Stati membri, il nostro sarebbe il primo caso. Le parole d'odio sono l'anticamera della fine della democrazia. L'imbarbarimento del linguaggio è arrivato a livelli intollerabili. In questi giorni si è scritto di un mercato di divise da deportati di Dachau, che parole si possono trovare?<ref name="democrazia"/>