Giuseppe Rovani: differenze tra le versioni

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*Allo scopo di esagerare, per l'amore delle antitesi, che è il delirio dei poeti, la decadenza materiale di Roma, incaricò persino il [[Tevere]] di essere afflitto e di aver voluto ritirarsi, per la gran vergogna, in un angolo della città, non d'altro occupato che di somministrare le sue acque, che, sole, rimasero bionde come im antico, a lavare i lini sudici dei neonati Quiriti. [...] Visto dal ponte Elio e dal ponte Senatorio, è ancora il più maestoso fiume d'Italia che attraversi una città. A Ripa Grande, la selva delle antenne e il biancheggiar delle vele e i fumi densi delle vaporiere lo fanno parer davvero un porto di mare; il che è ben altra cosa dall'esser ridotto un rigagnolo avvilito, non visitato che dalle lavandaie. (da ''Vol. II, Libro decimoterzo'', pp. 899-900)
*Gli odi e le [[antipatia|antipatie]] bene spesso non sono altro che una conseguenza dell'amor proprio offeso. L'uomo che è avido della stima altrui, sente un'avversione invincibile per chi egli sospetta non ne abbia punto per lui. Quando uno dice: quel tale mi è orribilmente antipatico, e non so il perché; non gli credete; il perché lo sa benissimo; egli teme che colui non lo tenga in quel conto in cui egli aspira. Ma, in conseguenza di ciò appunto, se per caso quel tale, contro l'aspettazione, si fa innanzi con degli attestati di grande considerazione, l'antipatia scompare di colpo e si converte nel suo contrario. Ecco perché soventi vediamo diventare amicissimi due che si scansavano per antipatia. (da ''Vol. II, Libro decimoquinto'', p. 1014)
*È carattere dell'ambizione, quello di non aver nessun sistema prestabilito e inconcusso, ma di odorare il vento e virare e atteggiarsi a seconda degli avvenimenti e dell'invito delle circostanze. (da ''Vol. II, Libro decimoquinto'', p. 1016)
 
==''Le tre arti''==