Indro Montanelli e Mario Cervi: differenze tra le versioni

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*La disinvoltura, miscelata a frivolezza, con cui l'Italia fascista {{NDR|all'annuncio del [[Caduta del fascismo|25 luglio]] sulle "dimissioni" di Mussolini}} ripudiava il fascismo testimoniava la profonda decomposizione del regime, sotto la copertura d'orbace, ma anche la superficialità e leggerezza di un Paese allergico al caso di coscienza. Non ci furono drammi, tranne uno: quello del presidente dell'agenzia di stampa ''Stefani'', [[Manlio Morgagni]], che si tirò un colpo di rivoltella alla tempia, dopo aver vergato queste parole: «La mia vita è finita, Viva Mussolini». Ma i capi del Partito e della Milizia che nelle loro parole d'odine tonitruanti avevano promesso di combattere e morire per il Duce, si rassegnarono subito a vivere senza il Duce. (cap. 14, 2005, pp. 257-258)
*Le prime epurazioni {{NDR|caduto il fascismo}} furono, come è regola in Italia, toponomastiche e costituzionali. Vie, navi, stadi, città cambiarono nome. Vennero subito aboliti il Partito fascista, il Gran Consiglio, la Camera dei fasci e delle corporazioni, il Tribunale speciale, la tassa sul celibato, le norme spiccatamente totalitarie dei codici. Ci si dimenticò di revocare la più grossa di tutte le vergogne fasciste, le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]]: oppure si preferì non farlo per non provocare la Germania. L'alleato doveva essere blandito, nelle ore in cui Hitler nella sua «tana del lupo» urlava «tradimento, tradimento». (cap. 14, 2005, p. 259)
*{{NDR|La firma dell'[[armistizio di Cassibile]] del 3 settembre 1943}} Inforcati gli occhiali, Castellano sedette al tavolo, sul quale erano appoggiati due telefoni, e firmò tre copie dell'armistizio corto. Quindi Smith, che lo aveva osservato rimanendo in piedi, firmò a sua volta «per delega del generale Eisenhower». Erano le 17.15. Ike si avvicinò, a quel punto, a Castellano, e gli strinse la mano. Fu offerto del whisky, ma non si brindò. Poi vennero ammessi il fotografo e il cineoperatore. Eisenhower, che affermò più tardi di non aver voluto sanzionare con la sua firma «quello sporco affare», uscendo dalla tenda staccò una fronda di ulivo da un albero e la sventolò in segno di pace. (cap. 17, 2005, p. 286)
*Nella difesa di Roma erano caduti, secondo i dati ufficiali del ministero della Difesa, 171 militari e 241 civili (Zangrandi ha contestato queste cifre secondo lui minimizzatrici e ha parlato di almeno 1.000 militari e 500 civili). Il loro sacrificio fu commovente e, sul piano morale, importante. Per i tedeschi la neutralizzazione delle Forze Armate italiane si risolse in una immensa operazione di polizia, contrassegnata da episodi di insensata ferocia, come lo sterminio della divisione ''Acqui'' a Cefalonia. Per realizzarla diedero e rinnegarono più volte, con cinismo, la loro parola d'onore e la loro firma. Il 7 novembre 1943 il generale Todi, occupandosi dell'Italia in un suo rapporto sulla situazione strategica, confessò che l'8 settembre «forse per la prima volta in questa guerra non seppi cosa proporre al Führer», aggiunse che «quanto più la truppa e i comandi tedeschi furono ingannati tanto più dura fu la reazione», e diede le cifre del colossale rastrellamento: disarmate «sicuramente» 51 divisioni, «probabilmente» altre 29, prigionieri 547 mila di cui 34.744 ufficiali, un bottino di un milione 255 fucili, 38 mila mitragliatrici, 10 mila cannoni, 15.500 automezzi, 970 mezzi corazzati, 67 mila cavalli e muli, 2.867 aerei di prima linea e 1.686 di altro tipo (dato stupefacente e gonfiato), 10 torpediniere e cacciatorpediniere e 51 unità minori della Marina, vestiario per cinquecentomila uomini. «Sono state reperite – concluse il rapporto – materie prime in quantità molto superiore a quelle che ci si poteva aspettare alla luce delle incessanti richieste economiche italiane.»
*Verso le 19,30 {{NDR|Badoglio}} entrò nell'auditorio O {{NDR|dell'EIAR}}<ref>Ente italiano per le audizioni radiofoniche, dal 1954 Rai Radiotelevisione Italiana.</ref>, dove era stato convocato lo ''speaker'' Giovan Battista Arista. Furono messe in onda marce militari e canzonette mentre avveniva la registrazione. Con voce neutra Arista presentò il maresciallo, la cui voce abbastanza ferma lesse finalmente il testo concordato: «Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la schiacciante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi danni alla nazione, ha chiesto l'armistizio al generale Eisenhower... La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».<br>Erano le 19,45. L'Italia s'illuse che la guerra fosse finita. (cap. 18, 2005, p. 309)