Maksim Gor'kij: differenze tra le versioni

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*Chi sa [[capire]] tutto è molto infelice.<ref>Da ''Il mestiere delle lettere''</ref>
*{{NDR|A proposito di [[Sergej Esenin]]}} Del bel cherubino ricciuto rimanevano soltanto gli occhi chiarissimi, ma anche quelli sembravano sbiaditi, come per effetto di un sole troppo violento. Il loro sguardo irrquieto scorreva sui volti della gente con espressione mutevole, ora arrogante e strafottente, ora invece incerta, smarrita e diffidente. Ebbi l'impressione che ce l'avesse con la gente in generale. E si vedeva che beveva. [...] Le sue mani erano irrequiete e snodate ai polsi come quelle di un tamburino. E inoltre era angosciato, distratto.<ref name=Esenin1>Citato in Elvira Watala, Wiktor Woroszylski, ''Vita di Sergej Esenin'', traduzione dal polacco di Vera Petrella, Vallecchi Editore Firenze, 1980.</ref>
*{{NDR|[[Capri]]}} L'isola dorme nell'austero silenzio: dorme pure anche il mare, come morto. Pare che dall'alto una mano potente abbia scaraventato in esso questo bruno e strano scoglio, uccidendone la vita. Guardandola dal mare, e proprio dove l'arco dorato della via Lattea tocca l'acqua nera, l'isola si mostra come una fenomenale bestia, dalla fronte mostruosa, la quale curvata l'irsuto dorso, lambisce con la gola enorme il mare, bevendone silenziosamente l'acqua liscia e piana come l'olio.<ref>Da ''Di notte'', in ''Eroica'', vol. I, fasc. II, 1913, citato in Angelo Tamborra, ''[https://books.google.it/books?id=Hq1j9MdaVE0C&lpg=PA40&dq=gorki%20capri&hl=it&pg=PA45#v=onepage&q&f=false Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, {{small|Riviera ligure, Capri, Messina}}]'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002<sup>2</sup></ref>
*{{NDR|A proposito di Sergej Esenin}} Tutto di lui: la voce roca e rotta, i gesti incerti, il corpo oscillante, la fiamma della disperazione negli occhi, tutto era come doveva essere nelle circostanze attuali della sua vita. [...] Si prese la testa fra le mani e incominciò a recitare la ''Canzone della cagna''. E quando disse i due ultimi versi anche i suoi occhi si riempirono di lacrime.<ref name=Esenin1></ref>
*Ho sentito recitare Esenin e ne sono stato commosso fino alle lacrime... Possedeva una tale intensità di sentimento e una così perfetta e coinvolgente maniera di porgere... che si trasfigurava. Alla fine non fui nemmeno capace di esprimergli il mio grazie perché avevo un nodo in gola che mi impediva di parlare. In quel momento non ho potuto fare a meno di pensare che Esenin più che un uomo era uno strumento musicale creato dalla natura esclusivamente per la poesia, per esprimere amore a tutto ciò che vive e respira, e implorare misericordia per la fragilità degli uomini. <ref name=Esenin>Citato in Sergej Aleksandrovic Esenin, ''Russia e altre poesie'', Baldini Castoldi Dalai, 2007, pp. 27-28.</ref>
*I lager come le Solovki sono indispensabili. (in visita alle [[Solovki]], 20 giugno 1929<ref name=sol/>)
*{{NDR|[[Capri]]}} L'isola dorme nell'austero silenzio: dorme pure anche il mare, come morto. Pare che dall'alto una mano potente abbia scaraventato in esso questo bruno e strano scoglio, uccidendone la vita. Guardandola dal mare, e proprio dove l'arco dorato della via Lattea tocca l'acqua nera, l'isola si mostra come una fenomenale bestia, dalla fronte mostruosa, la quale curvata l'irsuto dorso, lambisce con la gola enorme il mare, bevendone silenziosamente l'acqua liscia e piana come l'olio.<ref>Da ''Di notte'', in ''Eroica'', vol. I, fasc. II, 1913, citato in Angelo Tamborra, ''[https://books.google.it/books?id=Hq1j9MdaVE0C&lpg=PA40&dq=gorki%20capri&hl=it&pg=PA45#v=onepage&q&f=false Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, {{small|Riviera ligure, Capri, Messina}}]'', Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002<sup>2</sup></ref>
*{{NDR|[[Lev Tolstoj]]}} L'uomo più complesso del XIX secolo.<ref>Citato in Lev Tolstoj, ''Contro la caccia e il mangiar carne'', a cura di Gino Ditali, Isonomia editrice, Este, 1994, p. 7. ISBN 8885944116</ref>
*Nei Paesi fascisti, l'[[omosessualità]], rovina dei giovani, fiorisce impunemente; nel Paese dove il proletariato ha audacemente conquistato il potere, l'omosessualità è stata dichiarata crimine sociale e severamente punita. Eliminate gli omosessuali e il fascismo scomparirà.<ref>Citato in [[Gian Antonio Stella]], ''[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/01_Gennaio/15/calderoli.shtml E il ministro Calderoli fece il macho]'', ''Corriere della Sera'', 15 gennaio 2006.</ref>
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*Talvolta, la [[Bugia|menzogna]] dice meglio della verità ciò che avviene nell'[[anima]].<ref>Da ''I vagabondi''</ref>
*Tutti gli esseri umani hanno piccole anime grigie... e tutti se le vogliono imbellettare.<ref>Dai ''Bassifondi''</ref>
*{{NDR|A proposito di Sergej Esenin}} Tutto di lui: la voce roca e rotta, i gesti incerti, il corpo oscillante, la fiamma della disperazione negli occhi, tutto era come doveva essere nelle circostanze attuali della sua vita. [...] Si prese la testa fra le mani e incominciò a recitare la ''Canzone della cagna''. E quando disse i due ultimi versi anche i suoi occhi si riempirono di lacrime.<ref name=Esenin1></ref>
 
{{intestazione|Citato in ''Gorkij. Il maestro e il grande dittatore'', traduzione di Clara Strada Janovic, ''Corriere della sera'', 27 giugno 1998}}
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*Vedi, basta un po' di felicità e l'uomo diventa subito migliore; più buono. Alcuni troppo savi, dicono che i dolori ci purificano... Io vorrei che la vita, applicando a loro questa teoria, purificasse la loro mente dagli errori... (p. 127)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Incendio''===
Mi trovo su collinette calve, coperte di un'erba rara e corta; vedo intorno a me tumuli, di cui l'occhio si accorge appena, pesti dagli zoccoli del bestiame, battuti dal [[vento]]. Siedo vicino a una specie di cassa in mattoni, piccola come un balocco, coperta da un tetto di ferro, e che da lontano può sembrare una cappella, ma da vicino piuttosto un canile. Sotto il ferreo coperchio inchiavardato, la cassa custodisce catene, staffili, fruste, insieme a certi strumenti di tortura coi quali furono tormentati gli uomini sepolti sulle colline. Tutto ciò è stato lasciato in ricordo alla [[città]], come a dire: bada, non rivoltarti!<br>Ma gli abitanti della città hanno già dimenticato: chi erano gli uomini abbattuti qui? Gli uni dicono: i cosacchi di Stepan Ràsin, gli altri affermano: i morduini e i ciuvasci di Emilian Pugaciòf.<br>E soltanto il vecchio e sempre ubriaco mendicante Satinscikof afferma, come vantandosi:<br>«Noi ci siamo rivoltati con tutti e due...»
 
===''La madre''===
Ogni giorno sul sobborgo operaio, nell'aria fumosa e greve, fremeva e urlava la sirena della fabbrica e, obbedienti all'appello, dalle piccole case grigie uscivano frettolosi sulla strada, come scarafaggi atterriti, uomini tetri e cupi che non erano riusciti a ristorare nel sonno i loro muscoli.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
==Citazioni su Maksim Gor'kij==