Strage dell'Heysel: differenze tra le versioni

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*Non conoscevamo la realtà dei fatti. Ci era stato detto solamente di un morto in un tafferuglio fuori dallo stadio. [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] non voleva giocare per onorare la memoria del tifoso deceduto. Si riunì d'urgenza il comitato dell'UEFA che intimò a Boniperti di giocare minacciandolo di assegnare lo 0-3 a tavolino e di considerarlo da quel momento in poi responsabile di tutti gli episodi che potevano scatenarsi in caso di sospensione dell'incontro. La [Juventus] fu pertanto messa di fronte all'obbligo di scendere in campo. Ribadisco, all'oscuro di quanto stava succedendo. La partita, per quel poco che conta, fu partita vera. Chi dice o crede il contrario non è juventino. ([[Sergio Brio]])
*Non uscire sconfitti moralmente da Bruxelles [19]85, aver accettatto da giocare una gara infernale, e tuttavia corretta, è un fatto juventino che solo tra molto tempo verrà misurato nella sua validità; che poi sia un grande esempio sportivo, viene di conseguenza. ([[Giovanni Arpino]])
*{{NDR|Nel 2015}} Oggi «Heysel» è una parola che schiocca come una frustata.<br/> Che evoca solo e soltanto quella notte, quella strage.<br/> Heysel è solo quella notte terribile di trent'anni fa.<ref>Dalla retrocopertina del libro scritto da Emilio Targia, ''Quella notte all'Heysel'', ed. Sperling & Kupfer, 2015, ISBN 88-20-05841-3</ref> (Emilio Targia<ref>Giornalista italiano. Cfr. ''[https://www.sperling.it/autori/emilio-targia Emilio Targia"]'', ''sperling.it'', 23 agosto 2017.</ref>)
*Quella finale fu giocata per ragioni di ordine pubblico, per pura convenzione. Il gioco doveva continuare perché c'erano già dei morti sugli spalti e interromperlo avrebbe significato una tragedia ben più grande. Ma la partita doveva essere invalidata e ripetuta. Accettare quella coppa è stata una grave mancanza di stile da parte di Agnelli, della squadra e dei suoi dirigenti. ([[Geno Pampaloni]])
*Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 maggio 1985 trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà, rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva. Alla nostra memoria il compito di tenerla viva.<ref>Queste parole sono state incise poi su un cippo nella vecchia sede bianconera in piazza Crimea.</ref> ([[Giovanni Arpino]])