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===Citazioni===
*Tutti i dirigenti bolscevichi erano convinti assertori dello Stato monopartitico e monoideologico, dell'arbitrio legalizzato e della violenza come legittimi strumenti di governo, del centralismo amministrativo. Ne Lenin né gli altri dirigenti bolscevichi usavano questi termini, ma con le parole e i fatti mostravano il loro impegno. L'ipotesi che l'ordine bolscevico sarebbe stato più umano se Lenin non fosse morto è difficilmente conciliabile con questa gamma di principi affermatisi col [[bolscevismo]]. (Parte prima, cap. VIII, p. 176)
 
*Stalin riconosceva di non poter dominare solo con il terrore, e cercava sistematicamente il consenso delle varie élite nel governo, nel parito, nell'esercito e nella polizia segreta. I privilegi e il potere dei funzionari vennero confermati e la dignità delle istituzioni accresciuta. Mantenendo la distanza fra governanti e governati, Stalin sperava di prevenire lo scoppio dell'opposizione popolare. Per di più, cercava di accrescere il suo rapporto personale con l'etnia russa rafforzando una forma di nazionalismo russo insieme al marxismo-leninismo, e coltivava la propria immagine di capo la cui posizione al timone dello Stato sovietico era vitale per la sicurezza militare del paese e per il suo sviluppo economico. (Parte terza, cap. XVI, p.336)
 
*Fra i popoli dell'Urss si sforzava di identificare se stesso con l'etnia russa. In privato parlava la sua lingua madre con quelli della sua cerchia che venivano dalla [[Georgia]]; e anche la sua defunta moglie Nadežda Allilueva aveva antenati georgiani. Organizzava le sue cene con un'ospitalità georgiana (anche se questa non prevedeva il lancio di pomodori sugli invitati come a volte accade). Ma pubblicamente le sue origini lo imbarazzavano dopo una guerra che aveva rafforzato la coscienza di sé e l'orgoglio dei russi. E la sua biografia faceva allusione solo una volta alla nazionalità di suo padre. (Parte terza, cap. XVI, p.337)