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*Donde avviene che in relazione al crescere o al calare della luna, all'avvicinarsi o allontanarsi del sole, si notano nelle cose terrestri tante trasformazioni e tanti cambiamenti d'uno in altro contrario? Ma allora le piante e i nostri corpi sono così legati al tutto e simpatizzano tra loro, e le anime nostre non lo saranno molto di più? E le nostre anime sono così legate e avvinte a Dio, come parti e frammenti di Lui, e Dio non avvertirà ogni loro movimento come un movimento che Gli è proprio e connaturale? (XIV, 4-6; 1960, p. 41)
*{{NDR|Zeus}} ha messo vicino a ciascuno [...] un guardiano, il demone proprio di ciascuno e ogni uomo ha affidato alla sua protezione — ed è uno che non dorme e non si lascia ingannare. A quale altro custode migliore e più premuroso avrebbe potuto affidare ciascuno di noi? In conseguenza, quando chiudete la porta e fate buio all'interno, ricordate di non dir mai che siete soli: non lo siete, in realtà, ma c'è Dio nell'interno, e c'è il vostro demone. E che bisogno hanno costoro di luce per vedere le vostre azioni? A questo Dio dovreste anche voi prestar giuramento come i soldati di Cesare. Ma essi, in quanto ricevono la paga, giurano di porre sopra tutto la salute di Cesare, e voi, che siete stati ritenuti degni di tanti e sì grandi doni, non presterete il giuramento o, prestatolo, non lo manterrete? E qual è il giuramento? Di non disobbedir mai, di non accusare né biasimare niente che vi sia stato concesso da Dio, di non fare né subire contro voglia ciò che è inevitabile. È simile in qualche modo questo giuramento a quello? Da una parte, i soldati giurano di non porre niente sopra Cesare: voi, dall'altra, di mettere voi stessi sopra tutte le cose. (XIV, 12-17; 1960, p. 42)
*{{NDR|A uno che si consigliò con lui sul modo di persuadere il fratello a non serbargli astio}} Portalo da me e glielo dirò; a te, per quanto riguarda la sua ira, non ho niente da dirti. (XV, 5; 1960, p. 43)
*Nessuna cosa grande compare all'improvviso, nemmeno l'uva, nemmeno i [[fico|fichi]]. Se ora mi dici: "Voglio un fico"; ti rispondo: "Ci vuole tempo". Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino. (XV, 7)
*C'è niente di più inutile dei [[barba|peli del mento]]? Ebbene, non si è servita la natura anche di questi nel modo più opportuno che poteva? Non ha distinto con essi il maschio e la femmina? (XVI, 10; 1960, p. 44)
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*Sono le [[difficoltà]] che mostrano gli uomini. (XXIV, 1; 2009, p. 247)
:Sono le circostanze che rivelano gli uomini. (1960, p. 60)
*[...] ricorda che la porta sta aperta. Non essere più timido dei ragazzini, ma, come quelli, quando il gioco non è di loro gradimento, dicono «Non gioco più», così anche tu, quando le circostanze ti sembrano altrettanto spiacevoli, dì semplicemente «Non gioco più» e vattene: se rimani, però, non lamentarti. (XXIV, 20; 1960, p. 62)
*Sorveglia le tue cose in ogni modo, non desiderare le altrui. Tua è la lealtà; tua la dignità personale. Quindi, chi te le può strappare? Chi altro ti impedirà di usarne se non tu? E tu, in che modo? Se ti preoccupi di ciò che non è tuo, hai rovinato quel che è tuo. (XXV, 4-5; 1960, p. 63)
*[...] che significa essere [[ingiuria]]ti? mettiti vicino a un sasso e ingiurialo. Che farai? Se uno ascolta come un sasso, che ci guadagna chi ingiuria? Ma se chi ingiuria fa presa sulla debolezza dell'ingiuriato, allora ottiene un risultato. (XXVI, 29; 1960, p. 66)
*Ecco, dunque, il punto di partenza della filosofia: rendersi conto della condizione in cui si trova la parte direttrice della nostra anima, perché, qualora se ne sia esperimentata la debolezza, si eviti di usarla per grandi imprese. Adesso, invece, gente che non è in grado di ingozzare un boccone compra un trattato e vi si getta sopra per divorarlo. Di conseguenza vomita o fa indigestione: e poi coliche, reumi, febbri. [...] Certo, nel campo della teoria è più facile confutare chi non sa, ma nella vita, nessuno si presta alla confutazione e, in più, odiamo chi ci confuta. (XXVI, 15-18; 1960, p. 68)
*E quale rimedio si può trovare contro l'[[abitudine]]? L'abitudine contraria. (XXVII, 4; 1960, p. 69)
*Ecco l'origine della [[passione]]: voler qualcosa e non ottenerla. (XXVII, 10; 1960, pp. 69-70)