Honoré de Balzac: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Honoré de Balzac==
*Bisogna che una donna ami sempre un uomo che le sia superiore o che sia talmente ingannata nel giudicarlo tale, che allora il risultato sia identico... (citato<ref>Citato in [[Nino Salvaneschi]], ''Il tormento di Chopin'', dall'Oglio Editore, 1943).</ref>
*Dietro ogni grande [[fortuna]] c'è un [[crimine]].<ref>Citato in Guido Vitiello, ''[http://lettura.corriere.it/prima-dellincipit/ Prima dell'incipit]'', ''Corrieredellasera.it''.</ref>
*E così voi credete nella realtà!… Mi affascinate, davvero. Non vi avrei mai supposto ingenuo a tal segno. La realtà! Avanti, parlatemene, di questa realtà! Sottraetevi a queste candide fantasie. Suvvia! Siamo noi che la creiamo, la realtà. (citato<ref>Citato in A. Billy, ''Vie de Balzac'', Flammarion, Parigi, 1944, t. II, p. 165).</ref>
*{{NDR|[[George Sand]]}} Essa è un maschio, è artista, è grande, generosa, devota, casta; ha l'aspetto maschile: ''ergo'', non è donna... (citato<ref>Citato in [[Nino Salvaneschi]], ''Il tormento di Chopin'', dall'Oglio Editore, 1943).</ref>
*Ho avuto spesso l'occasione di osservare che quando la beneficenza non nuoce al benefattore, uccide il beneficato.<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X</ref>
*I buoni matrimoni sono come la crema; basta un nonnulla a farli andare a male. (citato da Domenico Tarizzo in Marcel Proust, ''Lettere ai miei personaggi'', p. 31)
:''J'ai souvent eu l'occasion d'observer que quand la bienfaisance ne nuit pas au bienfaiteur, elle tue l'obligé''.<ref>Da ''Gobseck''.</ref>
*I buoni matrimoni sono come la crema; basta un nonnulla a farli andare a male.<ref>Citato da Domenico Tarizzo in Marcel Proust, ''Lettere ai miei personaggi'', p. 31.</ref>
*Il caso è il più grande romanziere del mondo: per essere fecondi, non c'è che da studiarlo.<ref name=diz/>
:''Le hasard est le plus grand romancier du monde: pour être fécond, il n'y a qu'à l'étudier''.<ref>Da ''La Coméedie humaine'', Avant-propos.</ref>
*Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono.<ref name=diz/>
:''Le cœur d'une mère est un abîme au fond duquel se trouve toujours un pardon''.<ref>Da ''La femme de trente ans''.</ref>
*Il potere e la legge devono essere affidati a uno solo. Chi vota discute. E un potere messo in discussione non esiste.<ref>Citato in Beniamino Placido, ''Balzac e l'imperatore'', in ''Nautilus'', a cura di Franco Marcoaldi, Editori Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 148.</ref>
*In Francia, lo scherzo è re e signore di tutto: si scherza sul patibolo, alla Beresina, sulle barricate, e qualche francese probabilmente scherzerà anche alle grandi assise del Giudizio universale.<ref name=diz/>
*L'abbigliamento è l'espressione della società. (da ''Trattato della vita elegante'')
:''En France, tout est du domaine de la plaisanterie, elle y est reine: on plaisante sul l'échafaud, à la Bérésina, aux barricades, et quelque Français plaisantera sans doute aux grandes assises du jugement dernier''.<ref>Da ''Une ténébreuse affaire''.</ref>
*La chiave di tutte le scienze è senza dubbio il punto di domanda. (Citato in ''Focus'' N.105 p. 168)
*L'abbigliamento è l'espressione della società.<ref>Da ''Trattato della vita elegante''.</ref>
*L'[[astrologia]] è una scienza immensa che ha regnato sulle più grandi intelligenze. (citato in André Barbault, ''Trattato pratico di astrologia'')
*La chiave di tutte le scienze è senza dubbio il punto di domanda.<ref>Citato in ''Focus'', n. 105, p. 168.</ref>
*La [[burocrazia]] è un gigantesco meccanismo azionato da pigmei. (citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', agosto 1964)
*L'[[astrologia]] è una scienza immensa che ha regnato sulle più grandi intelligenze.<ref>Citato in André Barbault, ''Trattato pratico di astrologia''.</ref>
*La malattia del nostro [[tempo]] è la superiorità. Ci sono più santi che nicchie. (da ''Il medico di campagna'')
*L'odio senza desiderio di vendetta è un seme caduto sul granito.<ref name=diz/>
*La [[volontà]] può e deve essere motivo d'orgoglio più dell'ingegno. (da ''La musa del dipartimento'')
:''La haine sans désir de vengeance est un grain tombé sur du granit''.<ref>Da ''César Birotteau''.</ref>
*Le meno astute delle donne hanno un'infinità di trappole; la più sciocca trionfa grazie alla poca diffidenza che ispira. (da ''Il giglio della valle'')
*La [[burocrazia]] è un gigantesco meccanismo azionato da pigmei.<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', agosto 1964.</ref>
*[[Molière]], ragazzi miei, ha avuto l'onestà e il patriottismo a base del suo genio. (da ''I piccoli borghesi'')
*La [[volontà]] può e deve essere motivo d'orgoglio più dell'ingegno.<ref>Da ''La musa del dipartimento''.</ref>
*Nessuna donna viene abbandonata senza [[ragione]]. È un assioma scritto in fondo al cuore di ogni donna; di qui il furore delle abbandonate. (da ''Piccole miserie della vita coniugale''; citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003)
*[[Molière]], ragazzi miei, ha avuto l'onestà e il patriottismo a base del suo genio.<ref>Da ''I piccoli borghesi''.</ref>
*Nessuno osa dire addio all'[[abitudine]]. Molti suicidi si sono fermati sulla soglia della [[morte]] per il [[ricordo]] del caffè dove vanno tutte le sere a giocare la loro partita a [[domino]]. (da ''Il cugino Pons'')
*Nessuna donna viene abbandonata senza [[ragione]]. È un assioma scritto in fondo al cuore di ogni donna; di qui il furore delle abbandonate.<ref>Da ''Piccole miserie della vita coniugale''; citato in Elena Spagnol, ''Citazioni'', Garzanti, 2003.</ref>
*Non vi è che l'ultimo amore di una [[donna]] capace di soddisfare il primo di un uomo. (citato in Lisi, ''Aria su le quattro corde'', Editrice Tirrena)
*Nessuno osa dire addio all'[[abitudine]]. Molti suicidi si sono fermati sulla soglia della [[morte]] per il [[ricordo]] del caffè dove vanno tutte le sere a giocare la loro partita a [[domino]].<ref>Da ''Il cugino Pons''.</ref>
*Non vi è che l'ultimo amore di una [[donna]] capace di soddisfare il primo di un uomo.<ref>Citato in Lisi, ''Aria su le quattro corde'', Editrice Tirrena.</ref>
*{{NDR|[[Ultime parole]]}} Otto giorni di febbre! Avrei avuto il tempo di scrivere ancora un libro.
:''Huit jours avec de la fièvre! J'aurais encore eu le temps d'écrire un livre.''<ref>René Benjamin, ''La vie prodigieuse de Balzac'', Union générales d&éditions, 1962, p. 310.</ref>
*Per un marito non c'è goffaggine maggiore di quella di parlare della propria moglie, se è virtuosa, alla propria amante, a parte quella di parlare della propria amante, se è bella, alla moglie.<ref name=diz/>
*Una notte d'amore è un libro letto in meno. (citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Le Formiche: anno terzo'', Zelig Editore, 1995, § 1205)
:''Il n'y a pas de plus grande maladresse pour un mari que de parler de sa femme quand elle est vertueuse à sa maîtresse, si ce n'est de parler de sa maîtresse, quand elle est belle, à sa femme''.<ref>Da ''Béatrix''.</ref>
*Una società di atei inventerebbe subito una religione. (Citato in ''Focus'' N.94 p. 168)
*Una notte d'amore è un libro letto in meno.<ref>Citato in [[Gino e Michele]], [[Matteo Molinari]], ''Le Formiche: anno terzo'', Zelig Editore, 1995, § 1205.</ref>
*Una società di atei inventerebbe subito una religione.<ref>Citato in ''Focus'', n. 94, p. 168.</ref<
 
==''All'insegna del gatto che gioca alla palla''==
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*La melanconia dà a tutta prima una certa grazia che piace, ma finisce per far dimagrire e avvizzire il viso più affascinante. (p. 97)
*Più noi amiamo e meno dobbiam lasciar scorgere a un uomo, soprattutto al marito, l'intensità del nostro affetto. Chi ama di più diventa schiavo e, peggio, è abbandonato presto o tardi. (p. 99)
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''All'insegna del gatto che gioca alla palla'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.}}
 
==''Eugénie Grandet''==
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====Grazia Deledda====
In alcune provincie si trovano case la cui vista ispira una malinconia simile a quella dei chiostri più tetri, delle lande più desolate, delle rovine più tristi: in queste case vi sono forse qualche volta e il [[silenzio]] del chiostro, e l'aridità delle lande, e le rovine. Vita e movimento vi sono così tranquilli che un forestiero le riterrebbe inabitate, se d'un tratto non incontrasse lo sguardo smorto e freddo di una persona immobile, la cui figura, mezzo monastica, sporge dal parapetto della finestra al rumore di un passo insolito. Tale melanconia esiste anche in una casa di Saumur, in cima alla via montagnosa che mena al castello nella parte alta della [[città]].
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Eugénie Grandet'', traduzione di Grazia Deledda, Newton Compton editori, 1994.}}
 
====Raoul Vivaldi====
Si incontrano, in certe cittadine di provincia, alcuni edifici la cui vista infonde nell'animo una melanconia pari a quella che si prova nei chiostri più oscuri, nelle lande più desolate o dinanzi alle rovine più tristi. Può darsi infatti che si riuniscano in quegli edifici il silenzio dei chiostri, l'aridità delle lande o l'apparenza scheletrica delle rovine; la vita e il movimento hanno in essi un ritmo così tranquillo che un forestiero potrebbe crederli disabitati se, passando, non sentisse ad un tratto fisso su di sé lo sguardo pallido e freddo di una persona immobile il cui solo viso, quasi monastico, appare dietro i vetri di una finestra, al rumore di un passo sconosciuto. Simili elementi di melanconia esistono nella fisionomia di un edificio di Saumur, in cima alla ripida strada che conduce al castello, sull'alto della città.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Eugenia Grandet'' (''Eugénie Grandet''), traduzione di Raoul Vivaldi, De Carlo Editore, Roma, 1944.}}
 
====Bietti====
In certe città di provincia vi sono delle case il cui aspetto dà un'indicibile melanconia: ò la stessa malinconia che suscitano i vecchi chiostri, le aride lande e le cadenti rovine. Vita e movimento vi appaiono così tranquilli, che un forestiere le vrederebbe disabitate, se non incontrasse d'improvviso lo sguardo pallido e freddo d'una persona immobile, la cui figura claustrale viene ad appoggiarsi al parapetto della finestra, al suono di un passo insolito. Quest'aria di malinconia caratterizza appunto una casa posta a Saumur, all'estremità che mena al castello dalla parte alta della città.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Eugenia Grandet'', Bietti, Torino 1963.}}
 
===Citazioni===
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*L'ammirazione prolungata è sempre una fatica per il genere umano. (p. 132)
*Quelli che piacciono a tutti [...] non piacciono a nessuno e il peggiore dei difetti è quello di non averne. (p. 165)
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Il ballo di Sceaux'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.}}
 
==''Il colonnello Chabert''==
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===Citazioni===
*«Le leggi penali son state fatte da gente che non ha conosciuto la sventura.»
*La rassegnazione della vigilia ha sempre preparato quella dell'indomani.
*I dolori, le meditazioni, le disperazioni, le melancolie passate e non dimenticate sono altrettanti legami con i quali l'anima si allaccia all'anima confidente.
*I godimenti che la passione dà, sono orribilmente [[Tempesta|tempestosi]], pagati con snervanti inquietudini che spezzano le corde dell'anima.
*Lo [[Schiavitù|schiavo]] ha la propria vanità, non vuole [[Obbedienza|obbedire]] che al più grande dei despoti;
*I sentimenti corrono sempre vivi in questi ruscelli scavati che trattengono le [[Acqua|acque]], li purificano, rinfrescano incessantemente il cuore e fertilizzano la vita con gli abbondanti tesori di una [[fede]] nascosta, divina sorgente ove si moltiplica l'unico pensiero di un unico amore.
*Il rispetto è una barriera che protegge egualmente il grande e il piccolo, ciascuno dal suo lato può guardarsi in faccia.
*L'amore ha in orrore tutto ciò che non è esso stesso.
*Le passioni vere sembrano essere dei bei fiori che più dànno piacere al vederli quanto più è ingrato il terreno ove fioriscono.
*Vi sono nella natura effetti i cui significati sono senza contorni, e che si elevano all'altezza delle più grandi concezioni [[Morale|morali]].
*L'[[astinenza]] ha dei mortali mancamenti che alcune briciole, cadute a una a una da quel [[cielo]] che da Dan al Sahara dà la manna al viandante, prevengono.
*La lingua di una [[Inghilterra|inglese]] spiritosa assomiglia a quella di una tigre che strazia la carne fino all'osso volendo giocare.
*La rassegnazione della vigilia ha sempre preparato quella dell'indomani.
*Le anime dolci e pacifiche in cui la collera è impossibile, che vogliono far regnare attorno a sé la loro profonda [[pace]] interiore, sanno esse sole quanta forza sia necessaria per tali [[Lotta|lotte]], quali abbondanti fiotti di sangue affluiscono al cuore prima di intraprendere il combattimento, quale stanchezza si impadronisca dell'[[essere]] loro quando dopo aver lottato, nulla è raggiunto.
*«Le leggi penali son state fatte da gente che non ha conosciuto la sventura.»
*I sentimenti corrono sempre vivi in questi ruscelli scavati che trattengono le [[Acqua|acque]], li purificano, rinfrescano incessantemente il cuore e fertilizzano la vita con gli abbondanti tesori di una [[fede]] nascosta, divina sorgente ove si moltiplica l'unico pensiero di un unico amore.
*Le meno astute delle donne hanno un'infinità di trappole; la più sciocca trionfa grazie alla poca diffidenza che ispira.
*I godimenti che la passione dà, sono orribilmente [[Tempesta|tempestosi]], pagati con snervanti inquietudini che spezzano le corde dell'anima.
*Le passioni vere sembrano essere dei bei fiori che più dànno piacere al vederli quanto più è ingrato il terreno ove fioriscono.
*Lo [[Schiavitù|schiavo]] ha la propria vanità, non vuole [[Obbedienza|obbedire]] che al più grande dei despoti;
*Nessuna donna, per quanto gran moralista può essere, può essere eguale a un uomo.
*Vi sono nella natura effetti i cui significati sono senza contorni, e che si elevano all'altezza delle più grandi concezioni [[Morale|morali]].
*La lingua di una [[Inghilterra|inglese]] spiritosa assomiglia a quella di una tigre che strazia la carne fino all'osso volendo giocare.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Il giglio della valle'', traduzione di Giampaolo Tolomei, CDE, 1972}}
 
==''Il medico di campagna''==
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===Citazioni===
*Il [[Bene e male|male]] possiede una voce poderosa che desta le anime volgari e le riempie d'ammirazione, mentre il [[Bene e male|bene]] è largamente muto. (p. 206)
*La malattia del nostro [[tempo]] è la superiorità. Ci sono più santi che nicchie.<ref>Da ''Il medico di campagna''.</ref>
*Nei luoghi in cui si trovano cretini, la popolazione crede che la presenza d'uno di essi porta fortuna alla famiglia. Tale credenza serve a render dolce una vita che, in una città, sarebbe condannata ai rigori d'una falsa filantropia e alla disciplina d'un ospizio. (p. 183)
*Il [[Bene e male|male]] possiede una voce poderosa che desta le anime volgari e le riempie d'ammirazione, mentre il [[Bene e male|bene]] è largamente muto. (p. 206)
*Se abbiamo tanti cattivi amministratori, è che l'amministrazione, come il gusto, procede da un sentimento elevatissimo, purissimo. In questo il genio viene da una tendenza dell'animo e non da una scienza. (p. 206)
 
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===Citazioni===
*Un uomo costretto a prodigare a molte donne il suo [[tempo]] e i suoi fascini non poteva essere degno d'un vero affetto.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''La borsa'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.}}
 
==''La cugina Betta''==
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*Le vere passioni hanno un loro [[istinto]] molto preciso. Mettete un piatto di frutta davanti a un [[Golosità|goloso]]; non si sbaglierà, sceglierà, anche ad occhi chiusi, il frutto migliore. Così è anche per le ragazze che abbiano avuto una buona educazione: date loro la possibilità di scegliersi il marito che fa per loro, e raramente sbaglieranno. La [[natura]] è infallibile. E il modo con cui si manifesta la natura in questi casi è: innamorarsi al primo sguardo. In amore, il primo sguardo è semplicemente e precisamente una seconda vista.
*A Parigi la generosità è il più delle volte niente altro che una speculazione; come l'ingratitudine è quasi sempre una vendetta!...Con una parente [[Povertà|povera]] si tratta come con i [[Cane|cani]] ai quali si dànno le ossa.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''La cugina Betta'', traduzione di M.A. Denti e E. Villa, BMM, 1952.}}
 
==''La fisiologia del matrimonio''==
*Il [[matrimonio]] èdeve unaincessantemente scienzacombattere un mostro che divora tutto: l'abitudine.<ref name=diz/>
:''Le mariage doit incessamment combattre un monstre qui dévore tout: l'habitude''.
*Il matrimonio è una scienza.
*La [[potenza]] non consiste nel colpire forte o spesso, ma nel colpire giusto.
*Mai un marito sarà così ben vendicato come dall'amante di sua moglie.
*Un marito, come un governo, non deve mai confessare errori.<ref name=diz/>
:Un mari, comme un gouvernement, ne doit jamais avouer de faute''.
*Un marito non deve mai addormentarsi per primo né svegliarsi per ultimo.<ref name=diz/>
:''Un mari ne doit jamais s'endormir le premier ni se réveiller le dernier''.
*Una [[moglie]] è uno schiavo che bisogna saper mettere su un trono.
 
 
==''La pelle di zigrino''==
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*Chi dice arte, dice menzogna.
*Ci sono abissi che l'amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali.
*Dalla mollezza di una spugna bagnata fino alla durezza di una pietra pomice, ci sono infinite sfumature. Ecco l'uomo.<ref name=diz/>
*L'amore è un lusso.
:''Depuis la mollesse d'une éponge mouillée jusqu'a la dureté d'une pierre ponce, il y a des nuances infinies. Voilà l'homme''.
*L'amore è un lusso.
*L'[[odio]] è un tonico, fa vivere, ispira [[vendetta]]; invece la [[pietà]] uccide, indebolisce ancora di più la nostra debolezza.
*La [[gloria]] è il sole dei morti.
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*Come tutte le menti ristrette, Mme Vauquer aveva l'abitudine di non uscire dalla cerchia degli eventi e di non giudicarne le cause. Preferiva incolpare gli altri dei propri errori. (p. 23)
*Ecco com'è la vita. È un po' come la [[Cucina (architettura)|cucina]], puzza altrettanto e bisogna sporcarsi le mani se si vuol far da mangiare; sappia soltanto sbrogliarsela con eleganza. È tutta qui la morale della nostra epoca.<ref>Da ''Papà Goriot'', traduzione di Giuseppe Pallavicini Caffarelli, Ardonldo Mondadori Editore, Milano 1995, ed. 1. p. 109.</ref>
*Forse l'amore è solo la riconoscenza del piacere.<ref name=diz>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 881714603X</ref>
 
===[[Explicit]]===
Rimasto solo, mosse qualche passo verso la sommità del cimitero e vide Parigi tortuosamente adagiata lungo le due rive della Senna, dove cominciava a brillare qualche luce, [...] Gettò su quell'arnia ronzante uno sguardo che pareva volesse succhiarne il miele in anticipo, e pronunciò queste solenni parole:"A noi due, ora!". E, come primo atto della sfida che egli lanciava alla società, Ratignac si recò a pranzo dalla signora di Nucingen.
 
{{NDR|Honoré de Balzac, ''Papà Goriot'', traduzione di [[Renato Mucci]], Fratelli Melita Editori, 1989.}}
 
==''Sarrasine''==
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===Citazioni===
*Gli [[ebrei]], quantunque siano così spesso imbastarditi dai contatti con altri [[Popolo|popoli]], tra le loro numerose tribù conservano la traccia della sublime bellezza [[asia]]tica. Quando non sono brutti, d'una bruttezza repellente, gli israeliti presentano gli stupendi caratteri dei volti armeni. Esther avrebbe ottenuto la palma in un harem, poiché possedeva le
trenta bellezze armoniosamente fuse insieme.
*Il privilegio di trovarsi dappertutto a casa propria appartiene solo ai re, alle puttane e ai ladri.<ref name=diz/>
:''Ce privilège d'être partout chez soi n'appartient qu'aux rois, aux filles et aux voleurs''.
*L'amore vero, come si sa, è spietato.<ref name=diz/>
:''L'amour vrai, comme on sait, est impitoyable''.
*Quando si è in cammino sotto un [[sole]] cocente, non ci si ferma neppure per cogliere il più splendido fiore.
*Gli [[ebrei]], quantunque siano così spesso imbastarditi dai contatti con altri [[Popolo|popoli]], tra le loro numerose tribù conservano la traccia della sublime bellezza [[asia]]tica. Quando non sono brutti, d'una bruttezza repellente, gli israeliti presentano gli stupendi caratteri dei volti armeni. Esther avrebbe ottenuto la palma in un harem, poiché possedeva le trenta bellezze armoniosamente fuse insieme.
 
==''Un principe della Bohème''==
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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Farragus, capo dei Divoranti''===
Ci sono [[strade]], a [[Parigi]], non meno disonorate di quanto possa esserlo un uomo colpevole di infamie; ce ne sono di nobili, poi, o di semplicemente oneste; poi strade giovani, sulla cui moralità il pubblico non ha ancora avuto modo di farsi un'opinione; poi strade assassine; poi strade più vecchie di quanto non siano vecchie le più antiche vegliarde; e poi strade rispettabili, strade sempre pulite, strade sempre sporche, strade operaie, strade laboriose, strade mercantili. Le strade di Parigi hanno qualità umane, insomma, e la loro fisionomia suscita idee a cui non è possibile sottrarsi.<brref name=inc>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===''Il parroco del villaggio''===
All'angolo della rue de la Vieille-Poste e della rue de la Cité, a Limoges, esisteva ancora trent'anni or sono una di quelle botteghe che sembrano essere rimaste tali e quali dal Medioevo in qua.<brref name=inc/>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
==Citazioni su Honoré de Balzac==
Line 280 ⟶ 286:
 
==Bibliografia==
*Honoré de Balzac, ''All'insegna del gatto che gioca alla palla'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.
*Marcel Proust, ''Lettere ai miei personaggi'', a cura e con un saggio critico di Domenico Tarizzo, Rizzoli, Milano, 1966.
*Honoré de Balzac, ''L'ultima incarnazione di Vautrin'', traduzione di Galeazzo Falconi, Fratelli Treves, Milano 1910
*Honoré de Balzac, ''Splendori e miserie delle cortigiane'' (''Splendeurs et miséres des courtisanes''), traduzione di Anna Premoli e Francesco Niederberger, Garzanti, 1968.
*Honoré de Balzac, ''Un principe della Bohème'', traduzione di Galeazzo Falconi, Fratelli Treves, Milano, 1910.
*Honoré de Balzac, ''Il colonnello Chabert'', traduzione di Alfredo Fabietti, Treves, Treccani, Tuminelli – Milano-Roma, MCMXXXII.
*Honoré de Balzac, ''La cugina Betta'', traduzione di M.A. Denti e E. Villa, BMM, 1952.
*Honoré de Balzac, ''Il giglio della valle'', traduzione di Giampaolo Tolomei, CDE, 1972}}
*Honoré de Balzac, ''Eugénie Grandet'', traduzione di Grazia Deledda, Newton Compton editori, 1994.
*Honoré de Balzac, ''Eugenia Grandet'' (''Eugénie Grandet''), traduzione di Raoul Vivaldi, De Carlo Editore, Roma, 1944
*Honoré de Balzac, ''All'insegnaEugenia del gatto che gioca alla pallaGrandet'', traduzione di Amilcare LocatelliBietti, Edizioni "Corbaccio" MilanoTorino, 19301963.
*Honoré de Balzac, ''Il colonnello Chabert'', traduzione di Alfredo Fabietti, Treves, Treccani, Tuminelli – Milano-Roma, MCMXXXII.
*Honoré de Balzac, ''Il ballo di Sceaux'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.
*Honoré de Balzac, ''Il cugino Pons'', traduzione di Ugo Déttore, BUR, 2013. ISBN 9788858651728
*Honoré de Balzac, ''Il giglio della valle'', traduzione di Giampaolo Tolomei, CDE, 1972.
*Honoré de Balzac, ''Il medico di campagna'' (''Le médecin de campagne''), traduzione di Maria Ortiz, Fratelli Melita Editori, La Spezia 1989.
*Honoré de Balzac, ''L'ultima incarnazione di Vautrin'', traduzione di Galeazzo Falconi, Fratelli Treves, Milano 1910
*Honoré de Balzac, ''La borsa'', traduzione di Amilcare Locatelli, Edizioni "Corbaccio" Milano, 1930.
*Honoré de Balzac, ''La cugina Betta'', traduzione di M.A. Denti e E. Villa, BMM, 1952.
*Honoré de Balzac, ''Onorina'', traduzione di Gabriella Alzati, Rizzoli, Milano, 1951.
*Honoré de Balzac, ''Papà Goriot'', traduzione di Renato Mucci, Fratelli Melita Editori, 1989.
*Honoré de Balzac, ''Sarrasine'', traduzione di Maria Ortiz, Oscar Mondadori, 1993.
*Honoré de Balzac, ''IlSplendori medicoe dimiserie delle campagnacortigiane'' (''LeSplendeurs médecinet demiséres campagnedes courtisanes''), traduzione di MariaAnna Ortiz,Premoli Fratellie MelitaFrancesco EditoriNiederberger, La SpeziaGarzanti, 19891968.
*Honoré de Balzac, ''IlUn cuginoprincipe Ponsdella Bohème'', traduzione di UgoGaleazzo DéttoreFalconi, BURFratelli Treves, 2013.Milano, ISBN 97888586517281910.
*Marcel Proust, ''Lettere ai miei personaggi'', a cura e con un saggio critico di Domenico Tarizzo, Rizzoli, Milano, 1966.
 
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