Leonardo Fioravanti (medico): differenze tra le versioni

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*La lettera-dedicatoria ad Alfonso Ulloa (1529-1570?) posta subito dopo quella indirizzata al futuro duca d'Urbino Francesco Maria della Rovere, costituisce un significativo omaggio allo storico e poligrafo spagnolo che a Venezia aveva trovato la sua seconda patria. Indefesso traduttore (fra l'altro voltò in castigliano anche l'''[[Orlando furioso|Orlando Furioso]]'' e il ''[[Canzoniere]]'' di Petrarca) fu particolarmente attivo nello scambio culturale fra le due penisole. Il pubblico riconoscimento rivoltogli da Fioravanti sottolinea proprio questo aspetto dell'attività di Ulloa, grande importatore e diffusore di cultura iberica fra i lettori italiani. Il ''Signor Alfonso'', cui si rivolge Fioravanti con deferente familiarità, era da lui personalmente conosciuto e frequentava quel circolo di letterati ([[Girolamo Ruscelli|Ruscelli]], [[Ludovico Dolce|Dolce]], Atanagi, Borgarucci...) che aveva accolto anche il medico bolognese.
*Nella nuova «cosmografia dell'uomo» tracciata da Leonardo Fioravanti, il professionista delle tecniche empiriche e sperimentali della salute e del corpo, il conoscitore dei segreti dell'arte chimica e distillatoria (lo spaginico) e soprattutto delle proprietà delle erbe, diventa il protagonista emergente della nuova medicina. Per questo, accanto al divino [[Paracelso]] e all'incomparabile principe della botanica rinascimentale, [[Pietro Andrea Mattioli]], maestro «unico e raro al mondo» che «nella medicina ha passato di gran lunga tutti gli altri» e «in materia dell'erbe – riconosceva Fioravanti nella ''Fisica'' – ha dato vita la vera luce del mondo» e «ha mostrato al mondo la vera arte di medicare e di destillare», trovano onorevole posto le umili, misconosciute, anonime figure di «semplici empirici», di villani, di pastori, di donnicciole.
*Nemmeno nei momenti di maggior successo e di presumibile agiatezza, Fioravanti aveva voluto acquistare una casa di sua proprietà a Venezia. [...] Non è chiaro se si recasse anche a Siviglia dove abitava il più esperto conoscitore delle meraviglie naturali che affluivano dal Nuovo Mondo, ma è certo che la lettura delle opere fresche di stampa del dottor [[Nicolás Monardes|Nicolas Bautista Monardes]] e in particolare della ''Historia medicinal de las cosas que se traen de nuestras Indias Occidentales, que sirven en medicina'', uscita a Siviglia nel 1574 (rapidamente tradotta in italiano da Amilcare Briganti da Chieti e pubblicata a Venezia nel 1576), insieme alla possibilità d'incontrare indiani e testimoni oculari provenienti dai paesi d'oltreatlantico stimolò la sua sempre accesa curiosità invitandolo a un serrato confronto fra la farmacopea italiana e quella americana.
*Salpando verso la Sicilia Leonardo Fioravanti sapeva molto bene d'andare incontro all'avventura: seguiva le orme e la tradizione d'innumerevoli chirurghi che fiutavano il sangue da lontano, di ciarlatani erranti e d'empirici girovaghi che passavano di piazza in piazza, di terra in terra, intraprendenti, abili maestri della seduzione orale e teatrale. Geniali talvolta e colti, sempre consumati incantatori e spericolati commedianti. Spiccava tra questi un personaggio d'eccezione, Iacopo Coppa, altrimenti detto Iacopo Modenese o il Modanese ''tout court''.
*Se nel Nord [[Tommaso Garzoni|Tomaso Garzoni]] aveva in verso e in prosa esaltato il «glorioso Fioravanti da i miracoli» per i suoi spericolati interventi chirurgici, per l'«angelico e divino Elixir Fioravanti», perla della sua irraggiungibile perizia terapeutica, anche nel Sud si era alzata la voce di [[Marco Aurelio Severino]] (1580-1656) a elogiare il «Fioravanti Bolognese» per i suoi «medicamenti policresti» nella ''Trimembris chirurgia'', e a difenderlo dai detrattori.