Piero Camporesi: differenze tra le versioni

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*Compariva [[Iacopo Coppa]] sulle piazze «con un gran stendardo nel quale», raccontava Clelio Malespini, «era depinta una donna ignuda con una lingua nella mano sinistra e un coltello nella destra, figurata per la bugia»: un emblema parlante che dovette certamente colpire Fioravanti quando lo vide, probabilmente a Venezia, dove il Modanese aveva abitato a più riprese e che a Venezia ritroviamo nel 1561 quando già il giramondo bolognese vi era arrivato da alcuni anni. Fioravanti infatti vedeva nella lingua l'organo infame della maldicenza, il carnoso strumento della calunnia, della mormorazione, dell'invidia. (da ''Da Firenze a Pola'', p. 178)
*Essere divenuto un medico alla moda, ascoltato e imitato nelle terre subalpine, era soddisfazione non piccola se anche [[Girolamo Ruscelli]] aveva ritenuto opportuno nascondersi sotto il nome di «Alessio Piemontese», travestirsi da mago-erborista pedemontano per dare un blasone di tradizionale nobiltà al suo libro di segreti, sulle orme del canavesano [[Pietro Bairo|Pietro da Bairo]] (c. 1468-1558), autore del fortunatissimo ''Veni mecum'', un manuale di rimedi spiccioli, più noto sotto il titolo italiano di ''Secreti medicinali'' (Torino 1512), un repertorio di medicina popolare fra i più diffusi fono al Settecento. (da ''Da Venezia all'Europa'', pp. 231-232)
*Se nel Nord [[Tommaso Garzoni|Tomaso Garzoni]] aveva in verso e in prosa esaltato il «glorioso Fioravanti da i miracoli» per i suoi spericolati interventi chirurgici, per l'«angelico e divino Elixir Fioravanti», perla della sua irraggiungibile perizia terapeutica, anche nel Sud si era alzata la voce di [[Marco Aurelio Severino]] (1581580-1656) a elogiare il «Fioravanti Bolognese» per i suoi «medicamenti policresti» nella ''Trimembris chirurgia'', e a difenderlo dai detrattori. (da ''Gli ultimi anni'', p. 264)
*La scienza coabitava fruttuosamente coi saperi magici ed esoterici, con le invenzioni fantastiche e prodigiose, con le affatturazioni «miracolose» e i «prestigi» anche in persone che, abilissime nelle arti meccaniche «dove interviene», precisava [[Tommaso Garzoni|Tomaso Garzoni]], «lima e martello» (orologiai, ingegneri militari, esperti di idraulica, maestri delle arti del fuoco...), avrebbero dovuto essere meno sensibili ai richiami dell'occulto. Il fascino dell'arcano, delle «secrete e maravigliose cose» contagiava tutti. (da ''Gli ultimi anni'', p. 269)