Albert Sánchez Piñol: differenze tra le versioni

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*Macías era convinto che, grazie alla sua conoscenza dell'economia, sarebbe stato capace di trasformare la Guinea in una Svizzera africana. Ma tutta la sua dottrina economica si riduceva ai rudimenti necessari a distribuire, tra le sue varie mogli, i propri cespiti. (p. 153)
*La comunità internazionale sembrava [...] vedere in Macías l'uomo di pace di cui alla consegna. Furono isolate le condanne al suo regime. I paesi dell'Europa orientale lo consideravano come liberatore dell'Africa centrale. La Francia e gli Stati Uniti vi facevano investimenti e tacevano. La Spagna franchista non si limitò soltanto a fare investimenti e a tacere, ma impose anche una ferrea censura ai mezzi di comunicazione per impedire che le critiche a Macías potessero guastare le relazioni bilaterali. (p. 155)
*Ad Hailé Selassié non sarebbe mai venuto in mente di presentarsi candidato in una competizione elettorale: per governare gli bastava la legittimazione divina. Sékou Touré non avrebbe mai dialogato con i capi dell'opposizione: li avrebbe accusati di complottare contro di lui, con l'appoggio del Vaticano e delle SS, e poi li avrebbe liquidati. Idi Amin Dada non invitò mai osservatori sul rispetto dei diritti umani, probabilmente gli era completamente ignoto il concetto stesso... Invece il «Fratello Militante [[Teodoro Obiang Nguema Mbasogo]], Capo di Stato e di Governo, Presidente Fondatore del Partito Democratico della GuienaGuinea Equatoriale» (PDGE) agisce in modo ben diverso. Questo militare, formatosi in pieno franchismo nell'Accademia Militare di Saragozza, ha subito una profonda trasformazione. Oggi si riempie la bocca di discorsi sui diritti umani e sulla democrazia e c'è persino chi sembra dargli credito. Una società italiana, con interessi in Guinea, ha riconosciuto il ''savoir faire'' del capo di stato e gli ha conferito il Premio Umberto Biancamano «per il rispetto dei diritti umani». È deplorevole il fatto che la società italiana non abbia spiegato quali diritti umani abbia esattamente rispettato. (pp. 161-162)
*Obiang aveva una straordinaria abilità nel moltiplicare i gesti di democratizzazione senza democratizzare nulla. (p. 167)
*Ciò che meraviglia sono le lodi provenienti dall'estero. Ne riceve molte. Che Castro o Kim Jong-il ne abbiano incensato la sensibilità democratica, può non sorprendere. Più curioso appare il fatto che un ambasciatore nordamericano abbia affermato che Obiang «ha un interesse personale e particolare al miglioramento della situazione dei diritti umani in Guinea Equatoriale». E ancora di più sorprende che la signora ministro degli Affari Esteri della Spagna abbia affermato di avere con il regime guineano «relazioni cordiali», nonostante il ministro d'Informazione, Cultura e Turismo guineano abbia ricordato che «i politici spagnoli hanno cercato in numerose occasioni di assassinare il nostro presidente». Forse è il sistema del «monopolismo», rafforzato dalle prospezioni petrolifere, il regime che il futuro più immediato riserva all'Africa. (pp. 178-179)