Xavier de Maistre: differenze tra le versioni

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==''Viaggio intorno alla mia camera''==
=== [[Incipit]] ===
[[File:Guillaume pour Maistre.jpg|thumb|300px|Miniatura tratta dall'edizione Tardieu 1862]]
*''Qu’il est glorieux d’ouvrir une nouvelle carrière, et de paraître tout à coup dans le monde savant, un livre de découvertes à la main, comme une comète inattendue étincelle dans l’espace!'' {{NDR|1880; p. 3}}.
*Aprire nuove strade al sapere! Comparire tra i dotti con un libro di scoperte in mano, come una fulgida e impreveduta cometa dallo spazio! Quale gloria! {{NDR|Traduzione di [[Fruttero & Lucentini]]}}
*Che cosa gloriosa, dar principio a una nuova carriera, e manifestarsi all'improvviso nel mondo dei dotti, con un libro di scoperte in mano, come una cometa che sfavilli inattesa nello spazio!<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
*Quanto è degno di gloria aprire una strada nuova, e apparire dall'oggi al domani nel mondo dei dotti, un libro di scoperte in mano, quale cometa inattesa che brilla nello spazio! {{NDR|Traduzione di Rosa Maria Losito}}
*Quanto è glorioso iniziare una nuova carriera e apparire all'improvviso nel mondo della cultura, un libro di scoperte in mano, come una cometa inattesa brilla nello spazio! {{ndr|Traduzione di Giovanni Bogliolo, 2013}}
*Quanto è glorioso l'aprir nuova carriera agli ingegni; il comparire improvviso nel dotto mondo, con un libro di scoperte alla mano, qual cometa inattesa nella vastità dello spazio! {{NDR|Traduzione di Giuseppe Montani}}
 
====Originale====
=== Traduzione di Giuseppe Montani ===
*''Qu’il est glorieux d’ouvrir une nouvelle carrière, et de paraître tout à coup dans le monde savant, un livre de découvertes à la main, comme une comète inattendue étincelle dans l’espace!'' <br>{{NDR|1880;''Œuvres p.complètes 3de Xavier de Maistre'', Firmin-Didot et Cie, Parigi, 1880}}.
*Il diletto di [[viaggiare]] nella propria camera è immune dall'inquieta [[gelosia|gelosìa]] degli uomini e indipendente dalla [[fortuna]] (I; p. 14).
:''Le plaisir qu’on trouve à voyager dans sa chambre est à l’abri de la jalousie inquiète des hommes; il est indépendant de la fortune'' (1880; p. 4).
*Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'[[uomo]] è composto di un'[[anima]] e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perché realmente si distingua dalla bestia.<br>Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che [[Platone]] chiamava la materia ''l'altra''. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è ''l'altra'', che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'anima e di [[corpo]], e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero ''individuo'', che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua [[volontà]], nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perché è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.<br>Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra [[intelligenza]], quanto vi piace; ma diffidate molto dell'''altra'', massime quando siete in [[compagnia]].<br>Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di ''genio'' è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può {{sic|inalzarsi}} fino al [[cielo]] (VI; pp. 30-32).
*Egli {{NDR|il lettore}} non potrà essere che soddisfatto di sè medesimo, ove pervenga un giorno a saper far viaggiare la sua anima tutta sola. [...] Avvi infatti nulla di più lusinghiero, che l'estendere in certo modo la propria esistenza, l'occupare ad un tempo la terra e i cieli, il raddoppiar, per così dire, sè stesso? — L'eterno e non mai soddisfatto desiderio dell'uomo non è forse di accrescere il suo potere e le sue facoltà, d'essere ove non è, di richiamare il passato e di vivere nell'avvenire? — Ei vuol comandare agli eserciti, presiedere le accademie, esser adorato dalle belle; ed, ove tutto ciò ottenga, sospira allora i campi e la [[tranquillità]], porta invidia alla capanna de' pastori. Sempre ei si chiama deluso ne' suoi disegni, nelle sue speranze; poiché sempre incontra qualche sciagura, inseparabile dalla sorte umana. Ma no non dica, per questo, che la [[felicità]] è impossibile a trovarsi. — Un quarto d'ora di viaggio con me gliene mostrerà il cammino (IX; pp. 39-40).
*No, [[dio|quegli]] che inonda così l'oriente di luce, non la fa brillare a' miei sguardi, per inabissarmi bentosto nelle tenebre del nulla. Quegli che stende quest'orizzonte incommensurabile, quegli che elevò queste masse enormi, le cui ghiacciate sommità or tutte sfolgoreggiano de' primi raggi del sole, è pur quegli che ordinò al mio cuore di battere e al mio spirito di pensare (XXI; p. 78).
*Sempre verace e imparziale uno [[specchio]] rinvia agli occhj della persona, che in esso guarda, le rose della giovinezza e le rughe dell'inoltrata età, senza detrazione e senza lusinghe. — Solo, tra tutti i consiglieri de' grandi, ei loro dice costantemente la [[verità]].<br>Ciò mi fece desiderar l'invenzione di uno specchio morale, in cui tutti gli uomini potessero vedersi co' loro vizi e colle loro virtù. Pensai anzi una volta a proporre per esse un premio a qualche accademia; se non che riflessioni più mature me ne provarono l'inutilità.<br>Oh quanto è raro che la [[bruttezza]] riconosca sè stessa! Indarno gli specchj si moltiplicano intorno a noi, e riflettono con tanta esattezza la luce e la verità. All'istante che i raggi, che da essi partono, sono per penetrare nel nostro occhio, e dipingerci a noi stessi quali siamo, l'[[amor proprio]] introduce il suo prisma ingannevole fra noi e la nostra immagine, e ci rappresenta una divinità.<br>E di tutti i prismi, dal primo che uscì dalle mani dell'immortal [[Newton]], fino a quelli dell'ultimo lavoro, nessuno ha posseduto una forza di refrazione così possente, e prodotto sensazioni così vive e così aggradevoli, come il prisma dell'amor proprio.<br>Ora, poiché gli specchj comuni annunziano invano la verità a uomini sempre contenti della loro figura; poiché non possono fare ad essi conoscere le loro fisiche imperfezioni; a che servirebbe il mio specchio morale? Pochissimi fisserebbero in esso gli occhi; e nessuno vi ravviserebbe sè medesimo (XXVII; pp. 99-100).
 
====AA. VV.====
=== Traduzione di Gennaro Auletta ===
*Che cosa gloriosa, dar principio a una nuova carriera, e manifestarsi all'improvviso nel mondo dei dotti, con un libro di scoperte in mano, come una cometa che sfavilli inattesa nello spazio!<refbr>Citato in {{NDR|Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>}}
*Migliaia di persone, che prima di me non avevano osato o non avevano potuto oppure non avevano mai sognato di viaggiare, si decideranno a seguire il mio esempio. Il più indolente esiterebbe forse a mettersi in viaggio con me per procurarsi un piacere che non gli costa né fatica né denaro?<br>Coraggio, dunque, si parte. Seguitemi voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla [[perfidia]] degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti! E voi che andate macchinando sinistri progetti di riforma o di solitudine per qualche infedeltà subita; voi che in un salottino rinunziate per sempre al [[mondo]], amabili anacoreti d’una serata, venite anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla [[saggezza]]; degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il cammino, dei viaggiatori che hanno visitato [[Roma]] e [[Parigi]]; nessun ostacolo ci potrà arrestare e, abbandonandoci gaiamente alla nostra [[fantasia]], la seguiremo dovunque le piacerà guidarci (II; pp. 23-24).
 
====Giovanni Bogliolo====
=== Traduzione di Rosa Maria Losito ===
*Quanto è glorioso iniziare una nuova carriera e apparire all'improvviso nel mondo della cultura, un libro di scoperte in mano, come una cometa inattesa brilla nello spazio! <br>{{ndr|TraduzioneEttore Barelli e Sergio Pennacchietti (a cura di), Giovanni''Dizionario delle citazioni'', BoglioloRizzoli, 2013}}
*Quando viaggio nella mia stanza dunque, raramente percorro una linea retta: vado dal tavolo verso un quadro posto in un angolo; da lì mi muovo in senso obliquo per andare alla porta; ma, benché partendo la mia intenzione sia proprio quella di recarmici se lungo il percorso incontro la poltrona, non faccio complimenti, e mi ci accomodo all'istante. – Una [[poltrona]] è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali è qualche volta dolce, e sempre prudente distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni rumorose. – Un buon fuoco, qualche libro, delle penne; quante risorse contro la noia! E ancora che piacere dimenticare libri e penne per attizzare il fuoco e abbandonarsi a qualche dolce meditazione, o buttando giù qualche verso per rallegrare gli amici! Le ore scivolano su di voi e cadono in silenzio nell'eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio (IV; p. 28).
 
*Dopo la poltrona, procedendo verso il nord, si scopre il [[letto]], che è disposto in fondo alla stanza, e crea la più gradevole delle prospettive. È disposto nel modo più felice: i primi raggi del sole vengono a trastullarsi sulle cortine. – Nelle belle giornate d’estate, li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s’alza il sole: gli olmi che stanno davanti alla mia finestra li rifrangono in mille modi, e li fanno ondeggiare sul mio letto color di rosa e bianco, che diffonde dappertutto una luce incantevole nata dal loro riverbero. – Sento il garrire confuso delle rondini che si sono impossessate del tetto di casa, il cinguettio degli altri uccelli che abitano negli olmi: allora mille idee ridenti colmano il mio spirito; e, nell’universo intero, nessuno ha un risveglio altrettanto piacevole e tranquillo del mio (V; p. 29).
====[[Fruttero & Lucentini]]====
*Che arte sublime la [[pittura]]! pensava l'anima mia; fortunato colui che lo spettacolo della natura ha commosso, colui che non è obbligato a imbrattar tele per vivere, che non dipinge solo per passatempo, ma che colpito dalla nobiltà d'una bella fisionomia, e dagli ammirevoli giochi della [[luce]] che si fonde in mille sfumature sul [[viso]] umano, tenta d'avvicinarsi nelle sue opere agli effetti sublimi della [[natura]]! Del pari fortunato il [[pittore]] che l'amore del [[paesaggio]] trascina in passeggiate solitarie, che sa esprimere sulla tela il sentimento della [[tristezza]] che gli ispira un bosco oscuro o una campagna deserta! Le sue opere imitano e riproducono la natura; egli crea nuovi muri e nere caverne ignote al sole: al suo comando, verdi boschetti sorgono dal nulla, l'azzurro dei cieli si riflette tra i suoi quadri; egli sa l'arte d'agitare i venti e di far rumoreggiare le tempeste. Altre volte offre allo sguardo dell'incantato spettatore le deliziose campagne dell'antica [[Sicilia]]: si vedono ninfe smarrite sfuggire, attraverso le canne, all'inseguimento di un satiro; templi di maestosa architettura innalzano la fronte superba al di sopra della foresta sacra che li circonda: l'[[immaginazione]] si perde nelle strade silenziose di quel paese ideale; lontananze azzurrine si confondono col cielo; e l'intero paesaggio, replicandosi nelle acque d'un fiume tranquillo, forma uno spettacolo che nessuna lingua può descrivere (VII; pp. 31-32).
*Aprire nuove strade al sapere! Comparire tra i dotti con un libro di scoperte in mano, come una fulgida e impreveduta cometa dallo spazio! Quale gloria! <br>{{NDR|Traduzione di [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
*Ho detto che mi piace in modo speciale meditare nel dolce calore del letto, e che il suo piacevole colore contribuisce molto al [[piacere]] che vi provo.</br>Per procurarmi questo piacere, il mio domestico ha ricevuto l'ordine d'entrare in camera mia mezz'ora prima di quella in cui ho stabilito di alzarmi. Lo sento camminare con passo leggero e ''brancicare'' con discrezione nella stanza; e quel rumore mi dà il piacere di sentirmi sonnecchiare: piacere delicato e sconosciuto a molte persone.</br>Si è svegli abbastanza per accorgersi di non esserlo del tutto, e per calcolare confusamente che l'ora delle faccende e delle difficoltà è ancora nel ventre del tempo (XIV; p. 36).
 
*Che ricco tesoro di piaceri la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! e quale varietà in quei piaceri! Chi potrà contarne le innumerevoli sfumature nei diversi individui e nelle diverse età della vita? – Il ricordo confuso di quelli della mia infanzia mi fa ancora trasalire (XL; p. 65).
=== Traduzione di =Rosa Maria Losito ====
*Quanto è degno di gloria aprire una strada nuova, e apparire dall'oggi al domani nel mondo dei dotti, un libro di scoperte in mano, quale cometa inattesa che brilla nello spazio! <br>{{NDR|TraduzioneXavier dide RosaMaistre, Maria''Viaggio intorno alla mia stanza'', Guida, Losito1990}}
 
=== Traduzione di =Giuseppe Montani ====
*Quanto è glorioso l'aprir nuova carriera agli ingegni; il comparire improvviso nel dotto mondo, con un libro di scoperte alla mano, qual cometa inattesa nella vastità dello spazio! <br>{{NDR|TraduzioneXavier dide GiuseppeMaistre, ''Viaggio intorno alla mia camera'', Manini, Montani1824}}
 
===Citazioni===
*Il diletto di [[viaggiare]] nella propria [[Stanza (architettura)|camera]] è immune dall'inquieta [[gelosia|gelosìa]] degli uomini e indipendente dalla [[fortuna]]. (I; 1824, p. 14).
:''Le plaisir qu’on trouve à voyager dans sa chambre est à l’abri de la jalousie inquiète des hommes; il est indépendant de la fortune.'' (1880;, p. 4).
*Migliaia di persone, che prima di me non avevano osato o non avevano potuto oppure non avevano mai sognato di viaggiare, si decideranno a seguire il mio esempio. Il più indolente esiterebbe forse a mettersi in viaggio con me per procurarsi un piacere che non gli costa né fatica né denaro?<br>Coraggio, dunque, si parte. Seguitemi voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla [[perfidia]] degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti! E voi che andate macchinando sinistri progetti di riforma o di solitudine per qualche infedeltà subita; voi che in un salottino rinunziate per sempre al [[mondo]], amabili anacoreti d’una serata, venite anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla [[saggezza]]; degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il cammino, dei viaggiatori che hanno visitato [[Roma]] e [[Parigi]]; nessun ostacolo ci potrà arrestare e, abbandonandoci gaiamente alla nostra [[fantasia]], la seguiremo dovunque le piacerà guidarci. (II; 1997, pp. 23-24).
*Quando viaggio nella mia stanza dunque, raramente percorro una linea retta: vado dal tavolo verso un quadro posto in un angolo; da lì mi muovo in senso obliquo per andare alla porta; ma, benché partendo la mia intenzione sia proprio quella di recarmici se lungo il percorso incontro la poltrona, non faccio complimenti, e mi ci accomodo all'istante. – Una [[poltrona]] è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali è qualche volta dolce, e sempre prudente distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni rumorose. – Un buon fuoco, qualche libro, delle penne; quante risorse contro la noia! E ancora che piacere dimenticare libri e penne per attizzare il fuoco e abbandonarsi a qualche dolce meditazione, o buttando giù qualche verso per rallegrare gli amici! Le ore scivolano su di voi e cadono in silenzio nell'eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio. (IV; 1990, p. 28).
*Dopo la poltrona, procedendo verso il nord, si scopre il [[letto]], che è disposto in fondo alla stanza, e crea la più gradevole delle prospettive. È disposto nel modo più felice: i primi raggi del sole vengono a trastullarsi sulle cortine. – Nelle belle giornate d’estate, li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s’alza il sole: gli olmi che stanno davanti alla mia finestra li rifrangono in mille modi, e li fanno ondeggiare sul mio letto color di rosa e bianco, che diffonde dappertutto una luce incantevole nata dal loro riverbero. – Sento il garrire confuso delle rondini che si sono impossessate del tetto di casa, il cinguettio degli altri uccelli che abitano negli olmi: allora mille idee ridenti colmano il mio spirito; e, nell’universonell'universo intero, nessuno ha un risveglio altrettanto piacevole e tranquillo del mio. (V; 1990, p. 29).
*Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'[[uomo]] è composto di un'[[anima]] e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perché realmente si distingua dalla bestia.<br>Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che [[Platone]] chiamava la materia ''l'altra''. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è ''l'altra'', che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'[[Anima e corpo|anima e di [[corpo]], e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero ''individuo'', che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua [[volontà]], nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perché è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.<br>Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra [[intelligenza]], quanto vi piace; ma diffidate molto dell'''altra'', massime quando siete in [[compagnia]].<br>Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di ''genio'' è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può {{sic|inalzarsi}} fino al [[cielo]]. (VI; 1824, pp. 30-32).
*Che arte sublime la [[pittura]]! pensava l'anima mia; fortunato colui che lo spettacolo della natura ha commosso, colui che non è obbligato a imbrattar tele per vivere, che non dipinge solo per passatempo, ma che colpito dalla nobiltà d'una bella fisionomia, e dagli ammirevoli giochi della [[luce]] che si fonde in mille sfumature sul [[viso]] umano, tenta d'avvicinarsi nelle sue opere agli effetti sublimi della [[natura]]! Del pari fortunato il [[pittore]] che l'amore del [[paesaggio]] trascina in passeggiate solitarie, che sa esprimere sulla tela il sentimento della [[tristezza]] che gli ispira un bosco oscuro o una campagna deserta! Le sue opere imitano e riproducono la natura; egli crea nuovi muri e nere caverne ignote al sole: al suo comando, verdi boschetti sorgono dal nulla, l'azzurro dei cieli si riflette tra i suoi quadri; egli sa l'arte d'agitare i venti e di far rumoreggiare le tempeste. Altre volte offre allo sguardo dell'incantato spettatore le deliziose campagne dell'antica [[Sicilia]]: si vedono ninfe smarrite sfuggire, attraverso le canne, all'inseguimento di un satiro; templi di maestosa architettura innalzano la fronte superba al di sopra della foresta sacra che li circonda: l'[[immaginazione]] si perde nelle strade silenziose di quel paese ideale; lontananze azzurrine si confondono col cielo; e l'intero paesaggio, replicandosi nelle acque d'un fiume tranquillo, forma uno spettacolo che nessuna lingua può descrivere. (VII; 1990, pp. 31-32).
*Egli {{NDR|il lettore}} non potrà essere che soddisfatto di sè medesimo, ove pervenga un giorno a saper far viaggiare la sua anima tutta sola. [...] Avvi infatti nulla di più lusinghiero, che l'estendere in certo modo la propria esistenza, l'occupare ad un tempo la terra e i cieli, il raddoppiar, per così dire, sè stesso? — L'eterno e non mai soddisfatto desiderio dell'uomo non è forse di accrescere il suo potere e le sue facoltà, d'essere ove non è, di richiamare il passato e di vivere nell'avvenire? — Ei vuol comandare agli eserciti, presiedere le accademie, esser adorato dalle belle; ed, ove tutto ciò ottenga, sospira allora i campi e la [[tranquillità]], porta invidia alla capanna de' pastori. Sempre ei si chiama deluso ne' suoi disegni, nelle sue speranze; poiché sempre incontra qualche sciagura, inseparabile dalla sorte umana. Ma no non dica, per questo, che la [[felicità]] è impossibile a trovarsi. — Un quarto d'ora di viaggio con me gliene mostrerà il cammino. (IX; 1824, pp. 39-40).
*No, [[dio|quegli]] che inonda così l'oriente di luce, non la fa brillare a' miei sguardi, per inabissarmi bentosto nelle tenebre del nulla. Quegli che stende quest'orizzonte incommensurabile, quegli che elevò queste masse enormi, le cui ghiacciate sommità or tutte sfolgoreggiano de' primi raggi del sole, è pur quegli che ordinò al mio cuore di battere e al mio spirito di pensare. (XXI; 1824, p. 78).
*Sempre verace e imparziale uno [[specchio]] rinvia agli occhj della persona, che in esso guarda, le rose della giovinezza e le rughe dell'inoltrata età, senza detrazione e senza lusinghe. — Solo, tra tutti i consiglieri de' grandi, ei loro dice costantemente la [[verità]].<br>Ciò mi fece desiderar l'invenzione di uno specchio morale, in cui tutti gli uomini potessero vedersi co' loro vizi e colle loro virtù. Pensai anzi una volta a proporre per esse un premio a qualche accademia; se non che riflessioni più mature me ne provarono l'inutilità.<br>Oh quanto è raro che la [[bruttezza]] riconosca sè stessa! Indarno gli specchj si moltiplicano intorno a noi, e riflettono con tanta esattezza la luce e la verità. All'istante che i raggi, che da essi partono, sono per penetrare nel nostro occhio, e dipingerci a noi stessi quali siamo, l'[[amor proprio]] introduce il suo prisma ingannevole fra noi e la nostra immagine, e ci rappresenta una divinità.<br>E di tutti i prismi, dal primo che uscì dalle mani dell'immortal [[Newton]], fino a quelli dell'ultimo lavoro, nessuno ha posseduto una forza di refrazione così possente, e prodotto sensazioni così vive e così aggradevoli, come il prisma dell'amor proprio.<br>Ora, poiché gli specchj comuni annunziano invano la verità a uomini sempre contenti della loro figura; poiché non possono fare ad essi conoscere le loro fisiche imperfezioni; a che servirebbe il mio specchio morale? Pochissimi fisserebbero in esso gli occhi; e nessuno vi ravviserebbe sè medesimo. (XXVII; 1824, pp. 99-100).
*Ho detto che mi piace in modo speciale meditare nel dolce calore del letto, e che il suo piacevole colore contribuisce molto al [[piacere]] che vi provo.</br>Per procurarmi questo piacere, il mio domestico ha ricevuto l'ordine d'entrare in camera mia mezz'ora prima di quella in cui ho stabilito di alzarmi. Lo sento camminare con passo leggero e ''brancicare'' con discrezione nella stanza; e quel rumore mi dà il piacere di sentirmi sonnecchiare: piacere delicato e sconosciuto a molte persone.</br>Si è svegli abbastanza per accorgersi di non esserlo del tutto, e per calcolare confusamente che l'ora delle faccende e delle difficoltà è ancora nel ventre del tempo. (XIV; p. 36).
*Che ricco tesoro di piaceri la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! e quale varietà in quei piaceri! Chi potrà contarne le innumerevoli sfumature nei diversi individui e nelle diverse età della vita? – Il ricordo confuso di quelli della mia infanzia mi fa ancora trasalire. (XL; 1990, p. 65).
 
===[[Explicit]]===
*Oggi dunque sarò libero, o piuttosto tornerò in catene! Il giogo degli affari peserà di nuovo su di me; non farò più un passo che non sia misurato dal decoro e dal dovere. – Già fortunato se qualche dea capricciosa non mi farà dimenticare l'uno e l'altro, e se sfuggirò a questa nuova e pericolosa prigionia!<br>Ah! perché non lasciarmi finire il viaggio! Era davvero per punirmi che m'avevano relegato nella mia stanza? – in questa contrada deliziosa, che racchiude tutti i beni e tutte le ricchezze del mondo? Tanto varrebbe esiliare un topo in un granaio.<br>Eppure, mai mi sono accorto più chiaramente ch'io sono ''doppio''. – Mentre ripiango le mie gioie immaginarie, mi sento consolato a forza: una potenza segreta mi trascina; – mi dice che ho bisogno dell'aria e del cielo, e che la solitudine somiglia alla morte. Eccomi agghindato; – la porta s'apre; – vago sotto i portici spaziosi di via Po; – mille fantasmi gradevoli volteggiano davanti ai miei occhi. – Sì, ecco proprio quel palazzo, – quella porta – quella scala; – sussulto in anticipo.<br>È così che si pregusta un sapore acre mentre si taglia un limone per mangiarlo. <br>Oh bestia mia, povera bestia mia, bada a te! <br>{{ndr|TraduzioneXavier de Maistre, ''Viaggio intorno alla mia stanza'', traduzione di Rosa Maria Losito, Guida, 1990}}
 
=== Citazioni su ''Viaggio intorno alla mia camera'' ===
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*Se si considera che l'opera è stata scritta mentre infuriava la Rivoluzione francese e la stessa terra natale dell'autore veniva travolta dagli eventi, si può caricare di drammaticità la situazione narrata: la stanza come esilio e al contempo riparo dalla violenza della Storia; alla vena malinconica che scorre tra i capitoli si possono, anche in virtù di tale chiave storica, attribuire già i colori accesi del Romanticismo. Il ''Voyage'' resta però, in profondità, un'operina settecentesca. [...] Maistre opera con una levità sentimentale, una sprezzatura parodica, una delicatezza divertita che solo incidentalmente lasciano rinvenire accenti intensamente personali e ascrivibili a un sentire già preromantico. Anche quando ciò succede, del resto, si ha come l'impressione di una neutralizzazione entro un orizzonte ancora distante da tale sentire. (Andrea Bedeschi)<ref>''Xavier de Maistre'', in ''Moralisti francesi'', Rizzoli, 2008.</ref>
 
== ''Spedizione notturna intorno alla mia camera'' ==
[[File:Expédition nocturne.jpg|thumb|Illustrazione del 1828]]
===[[Incipit]]===
====Originale====
*''Pour jeter quelque intérêt sur la nouvelle chambre dans laquelle j’ai fait une expédition nocturne, je dois apprendre aux curieux comment elle m’était tombée en partage.'' <br>{{NDR|1880;''Œuvres p.complètes 110de Xavier de Maistre'', Firmin-Didot et Cie, Parigi, 1880}}
*Per suscitare un po' d'interesse sulla nuova stanza nella quale ho effettuato la spedizione notturna, devo far sapere ai curiosi come mi fosse capitata in sorte. {{ndr|Traduzione di Rosa Maria Losito, p. 77}}
 
*Volendo offrire qualche attrattiva alla nuova camera dove ho compiuto una spedizione notturna, rendo edotti i curiosi come questa mi sia toccata. {{ndr|Traduzione di Claudio Di Scalzo}}<ref>Da [http://www.olandesevolante.com/index.php?CID=510&IDDOC=1712 Olandesevolante.com]</ref>
====Rosa Maria Losito====
*Per suscitare un po' d'interesse sulla nuova stanza nella quale ho effettuato la spedizione notturna, devo far sapere ai curiosi come mi fosse capitata in sorte. <br>{{ndr|TraduzioneXavier dide RosaMaistre, Maria''Viaggio Lositointorno alla mia stanza'', p.Guida, 771990}}
 
====Claudio Di Scalzo====
*Volendo offrire qualche attrattiva alla nuova camera dove ho compiuto una spedizione notturna, rendo edotti i curiosi come questa mi sia toccata. <br>{{ndrNDR|TraduzioneXavier dide ClaudioMaistre, Di''Spedizione notturna intono alla mia camera'', in ''Tellus'', Scalzo2007}}<ref>Da ''[http://www.olandesevolante.com/index.php?CID=510&IDDOC=1712 Olandesevolante.com]''</ref>
 
===Citazioni===
[[File:Expédition nocturne.jpg|thumb|Illustrazione del 1828]]
*{{ndr|La mia nuova stanza}} riceve la luce da una sola finestra larga due piedi e mezzo e alta sei o sette piedi circa dal suolo, cui s'arriva utilizzando una scaletta.<br>La distanza della finestra dal pavimento era uno di quei casi fortunati da attribuire sia alle circostanze, sia all'ingegno dell'architetto. Un'aria di [[mistero]] veniva poi creata dalla luce pressoché verticale che si diffondeva nel mio rifugio, illuminato nello stesso modo dell'antico tempio del [[Pantheon]].<br>Né si vedeva nessun oggetto esterno che potesse distrarmi.<br>Come i naviganti che, persi nella vastità dell'oceano, non vedono nient'altro che cielo e [[mare]], io vedevo solo il cielo e la mia stanza.<br>Gli oggetti esterni più vicini sui quali potevo posare gli occhi, erano la [[luna]] e la stella del mattino: quanto mi metteva in immediato contatto col cielo, facendo volare i miei pensieri a un'altezza che non sarebbe stata possibile se avessi scelto un alloggio al pianterreno. La citata finestra s'alzava sopra il tetto e formava un abbaino assai grazioso. Era talmente alta sull'orizzonte che, quando i primi raggi del [[sole]] giungevano a illuminarla, nella strada era ancora buio.<br>Godevo, insomma, d'una delle vedute più belle che si possano immaginare.<br>Ma anche il panorama migliore finisce per annoiare quando lo si goda troppo spesso: l'[[occhio]] s'abitua e non ci fa più caso.<br>Invece, la posizione della finestra mi preservava anche da simile svantaggio, dato che non vedevo mai lo spettacolo magnifico della [[campagna]] di [[Torino]] se non quando risalivo quattro o cinque scalini: questo mi dava un piacere sempre vivo perché gustato con lentezza (VI; 2009, pp. 30-31).
*Infelice colui che non può rimaner [[solitudine|solo]] un giorno della sua vita senza provare il tormento della [[noia]], e che preferirebbe anche, se fosse d'uopo, il conversare con gli sciocchi al conversar con se stesso (I; p. 102).
*È un incanto sempre nuovo per me, contemplare il cielo stellato, e non ho da rimproverarmi d'aver fatto un solo viaggio, neanche una semplice passeggiata notturna, senza pagare il tributo d'ammirazione che devo alle meraviglie del firmamento. (XIII; 1990, p. 90)
:''Malheur à celui qui ne peut être seul un jour de sa vie sans éprouver le tourment de l’ennui, et qui préfère, s’il le faut, converser avec des sots plutôt qu’avec lui-même!'' (1880;, pp. 110-11)
*{{ndr|La mia nuova stanza}} riceve la luce da una sola finestra larga due piedi e mezzo e alta sei o sette piedi circa dal suolo, cui s'arriva utilizzando una scaletta.<br>La distanza della finestra dal pavimento era uno di quei casi fortunati da attribuire sia alle circostanze, sia all'ingegno dell'architetto. Un'aria di [[mistero]] veniva poi creata dalla luce pressoché verticale che si diffondeva nel mio rifugio, illuminato nello stesso modo dell'antico tempio del [[Pantheon]].<br>Né si vedeva nessun oggetto esterno che potesse distrarmi.<br>Come i naviganti che, persi nella vastità dell'oceano, non vedono nient'altro che cielo e [[mare]], io vedevo solo il cielo e la mia stanza.<br>Gli oggetti esterni più vicini sui quali potevo posare gli occhi, erano la [[luna]] e la stella del mattino: quanto mi metteva in immediato contatto col cielo, facendo volare i miei pensieri a un'altezza che non sarebbe stata possibile se avessi scelto un alloggio al pianterreno. La citata finestra s'alzava sopra il tetto e formava un abbaino assai grazioso. Era talmente alta sull'orizzonte che, quando i primi raggi del [[sole]] giungevano a illuminarla, nella strada era ancora buio.<br>Godevo, insomma, d'una delle vedute più belle che si possano immaginare.<br>Ma anche il panorama migliore finisce per annoiare quando lo si goda troppo spesso: l'[[occhio]] s'abitua e non ci fa più caso.<br>Invece, la posizione della finestra mi preservava anche da simile svantaggio, dato che non vedevo mai lo spettacolo magnifico della [[campagna]] di [[Torino]] se non quando risalivo quattro o cinque scalini: questo mi dava un piacere sempre vivo perché gustato con lentezza (VI; 2009, pp. 30-31).
*È un incanto sempre nuovo per me, contemplare il [[cielo]] stellato[[stella]]to, e non ho da rimproverarmi d'aver fatto un solo viaggio, neanche una semplice passeggiata notturna, senza pagare il tributo d'ammirazione che devo alle meraviglie del firmamento. (XIII; 1990, p. 90)
*Spettatore effimero d’uno spettacolo eterno, l’uomo alza per un istante i suoi occhi al cielo, e poi li chiude per sempre! Ma durante quel rapido istante che gli viene concesso, un raggio consolatore, partendo da ciascuno dei mondi, da tutti i punti del cielo, dai confini dell’universo, viene a colpire il suo sguardo per fargli sapere che esiste una relazione tra lui e l’immensità (XIII; 1999).
*Aveva osservato, nel corso della mia vita, che allorquando io era innamorato secondo il metodo solito, le mie sensazioni non corrispondevano punto alle mie speranze, e la mia immaginazione si vedeva sempre delusa in tutti i suoi piani. Riflettendovi sopra con attenzione pensai che, se mi fosse stato possibile di stendere il sentimento che mi portava all'amore particolare sopra tutto quel sesso che n'è l'oggetto, verrei a procacciarmi dei godimenti inusitati, e senza compromettermi in veruna guisa. Perché, qual rimprovero potrebbe mai farsi ad un uomo che si trovasse dotato di un cuore energico in modo tale da amare tutte le amabili donne del mondo? Sì, madama, io le amo tutte, e non solo amo quelle che conosco, o che spero di conoscere, ma tutte quelle ancora che esistono. Anche più; io amo tutte le donne che hanno vissuto, e quelle che viveranno, senza contarne poi un numero maggiore che la mia immaginazione trae dal niente; e finalmente tutte le donne possibili sono comprese nell'ampio circolo dei miei affetti. (XXIII; p. 130)
*{{ndr|Sistema del mondo}} Credo insomma che se lo spazio è infinito, sia infinita anche la creazione; e che, nella sua vita eterna e nell'immensità dello spazio, Dio abbia creato un numero infinito di mondi (XVI; 2009, p. 55).
*Essendo la maggior parte dei nostri [[piacere|piaceri]] null'altro che un gioco dell'[[immaginazione]], è essenziale offrirle una pastura innocente per distoglierla dagli oggetti ai quali è giocoforza rinunciare, press'a poco come si offrono i balocchi ai bambini, quando si rifiutano loro le caramelle (XXVII; 1990, p. 104).
 
=== Traduzione di Paolina Leopardi ===
*Infelice colui che non può rimaner [[solitudine|solo]] un giorno della sua vita senza provare il tormento della [[noia]], e che preferirebbe anche, se fosse d'uopo, il conversare con gli sciocchi al conversar con se stesso (I; p. 102).
:''Malheur à celui qui ne peut être seul un jour de sa vie sans éprouver le tourment de l’ennui, et qui préfère, s’il le faut, converser avec des sots plutôt qu’avec lui-même!'' (1880; pp. 110-11)
*Aveva osservato, nel corso della mia vita, che allorquando io era innamorato secondo il metodo solito, le mie sensazioni non corrispondevano punto alle mie speranze, e la mia immaginazione si vedeva sempre delusa in tutti i suoi piani. Riflettendovi sopra con attenzione pensai che, se mi fosse stato possibile di stendere il sentimento che mi portava all'amore particolare sopra tutto quel sesso che n'è l'oggetto, verrei a procacciarmi dei godimenti inusitati, e senza compromettermi in veruna guisa. Perché, qual rimprovero potrebbe mai farsi ad un uomo che si trovasse dotato di un cuore energico in modo tale da amare tutte le amabili donne del mondo? Sì, madama, io le amo tutte, e non solo amo quelle che conosco, o che spero di conoscere, ma tutte quelle ancora che esistono. Anche più; io amo tutte le donne che hanno vissuto, e quelle che viveranno, senza contarne poi un numero maggiore che la mia immaginazione trae dal niente; e finalmente tutte le donne possibili sono comprese nell'ampio circolo dei miei affetti. (XXIII; p. 130)
*O [[tempo]]!... divinità terribile! non è già la tua falce crudele che mi spaventi, sono i tuoi orridi figli che io temo, l'indifferenza e l'oblio, i quali fanno una lunga morte di tre quarti della nostra vita (XXVI; p. 135).
*Lasciando penzoloni le gambe una a dritta ed una a sinistra della finestra, detti principio al mio viaggio a cavallo. [...] Per la sua posizione il viaggiatore a cavallo della sua finestra comunica da una parte col cielo, mentre gode il superbo spettacolo della natura, e gli astri, e le meteore sono a sua disposizione; e dall'altra, l'aspetto della sua dimora e gli oggetti che contiene lo richiamano all'idea della di lui [[esistenza]], e lo fanno rientrare in se stesso. [...] Abitatore a vicenda dei cieli e della terra, il suo spirito ed il suo cuore godono di tutto ciò che è dato all'uomo di godere (XXIX; pp. 138-39).
*Le rimembranze della [[felicità]] già passata sono le rughe dell'anima! Quando si sente infelice, bisogna cacciarle dal suo pensiero come se fossero fantasmi che venissero ad insultare la nostra presente situazione: è meglio le cento volte di abbandonarsi allora alle insidiose lusinghe della [[speranza]], e sopra tutto bisogna dissimulare accortamente, e non confidare ad alcuno le proprie sventure. Ho notato nei varii viaggi che ho fatto tra gli uomini, che essendo uno costantemente infelice, termina con divenire ridicolo (XXXVI; pp. 153-54).
 
===[[Explicit]]===
*Non c'è che dire, è bello essere in rapporti tanto familiari con la [[notte]], col cielo e le meteore, e sapersi servire dei loro influssi. Eh, i rapporti con che siamo costretti ad avere con gli esseri umani sono assai più pericolosi!<br>Quante volte non sono stato ingannato dopo aver riposto in loro la mia [[fiducia]]! Volevo dirne qualcosa anche qui, in una nota che ho soppresso visto che era più lunga dell'intero testo. Il che avrebbe alterato le giuste proporzioni del mio viaggio, il cui maggior merito è la [[brevità]]. <br>{{ndr|TraduzioneXavier de Maistre, ''Spedizione notturna nella mia stanza'', traduzione di Stefano Lanuzza, Barbès, 2009}}
 
=== Citazioni su ''Spedizione notturna intorno alla mia camera'' ===
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== ''Il lebbroso della città di Aosta'' ==
===[[Incipit]]===
*La parte meridionale della città di Aosta è al dì d'oggi quasi deserta, e non pare essere stata mai di molto abitata. Tra le mura antiche romane e i muriccioli nuovi di alcuni giardini giacciono ivi campi e prati solinghi, degni pur di chiamar l'attenzione dello straniero. Vedresti appresso alla porta della città le rovine di un castello dove nel secolo XV, secondo la tradizione popolare, il conte Renato di Chalant, furente di gelosia, spense di fame la sua sposa Mencia principessa di Braganza Quinci il nome di Bramafame, ossia grido della fame, dato al castello da' paesani, e l'amore messo dalle persone che intenerite credono a quella storia, della quale tuttavia potrebbesi contrastare l'autenticità. <br>{{ndr|TraduzioneXavier de Maistre, ''Il lebbroso di Aosta'', traduzione di [[Cesare Balbo]], in ''Novelle di Cesare Balbo'', Le Monnier, 1854}}
 
===Citazioni===
*Nè è sempre tra le selve e le rupi la [[solitudine]]; il misero è solo per ogni dove (1854;, p. 314).
:''La solitude n’est pas toujours au milieu des forêts et des rochers. L’infortuné est seul partout''. (1880;, p. 205)
*Ei v'ha nell'estrema miseria un piacere non sentito d'altrui, e che forse vi parrà strano, il piacere di esistere e respirare (1854;, p. 315).
:''Il est d’ailleurs encore, au dernier terme de l’infortune, une jouissance que le commun des hommes ne peut connaître, et qui vous paraîtra bien singulière : c’est celle d’exister et de respirer'' (1880;, p. 208).
 
===[[Explicit]]===
*"A che", diss'egli finalmente, "tenterei io di farmi illusione? Io non debbo aver altra [[società]] che me stesso, nè altro amico che Dio; in lui ci rivedremo; addio, generoso forestiero, siate felice.... addio per sempre." Il Viaggiatore uscì, il lebbroso serrò la porta, e tirò da dentro il chiavistello. <br>{{ndr|TraduzioneXavier de Maistre, ''Il lebbroso di Aosta'', traduzione di Cesare Balbo, in ''Novelle di Cesare Balbo'', Le Monnier, 1854}}
 
==[[Incipit]] di ''Prascovia o La fanciulla siberiana''==
*Il coraggio d'una giovinetta, che presso la fine del regno di Paolo I, dalla Siberia si condusse a piedi sino a Pietroburgo per implorare la grazia del padre suo, levò di que' giorni tanto rumore, che una celebre autrice<ref>La signora Cottin, autrice dell'''Elisabetta'', o gli ''Esiliati in Siberia''.</ref> ne fu indotta a fare un'eroina da romanzo di codesta ammirabile pellegrina. Ma rincresce a quelli che la conobbero, che siansi attribuite idee romanzesche ed amorose avventure ad una pura e nobile fanciulla, la quale mai non sentì altra passione che il più puro amor figliale, e priva d'ogni maniera di consigli e di soccorsi, trovò nel proprio cuore il pensiero dell'azione più generosa e la forza per adempirla.<br>Se il racconto delle sue vicende non eccita quella pietà, che un romanziere può svegliare in favore di personaggi immaginarj, crediamo non pertanto, che sarà forse letta con qualche piacere la semplice storia della sua vita, la quale, per nostro avviso, alletta abbastanza coi semplici ornamenti del vero.<br>{{NDR|Xavier de Maistre, ''Il lebbroso della città d'Aosta e Prascovia o La fanciulla siberiana del conte Saverio de Maistre'', traduzione di [[Achille Mauri]], Balducci, 1833}}
=== [[Incipit]] ===
*Il coraggio d'una giovinetta, che presso la fine del regno di Paolo I, dalla Siberia si condusse a piedi sino a Pietroburgo per implorare la grazia del padre suo, levò di que' giorni tanto rumore, che una celebre autrice<ref>La signora Cottin, autrice dell'''Elisabetta'', o gli ''Esiliati in Siberia''.</ref> ne fu indotta a fare un'eroina da romanzo di codesta ammirabile pellegrina. Ma rincresce a quelli che la conobbero, che siansi attribuite idee romanzesche ed amorose avventure ad una pura e nobile fanciulla, la quale mai non sentì altra passione che il più puro amor figliale, e priva d'ogni maniera di consigli e di soccorsi, trovò nel proprio cuore il pensiero dell'azione più generosa e la forza per adempirla.<br>Se il racconto delle sue vicende non eccita quella pietà, che un romanziere può svegliare in favore di personaggi immaginarj, crediamo non pertanto, che sarà forse letta con qualche piacere la semplice storia della sua vita, la quale, per nostro avviso, alletta abbastanza coi semplici ornamenti del vero.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia==
*''[https://www.archive.org/details/oeuvrescomplte00maisuoft Œuvres complètes de Xavier de Maistre]'', Firmin-Didot et Cie, Parigi, 1880.
*[https://books.google.it/books?id=N2tiAAAAcAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false ''Viaggio intorno alla mia camera''], trad.traduzione di anonimo [Giuseppe Montani], 2ª ed., Manini, 1824.
*''Viaggio intorno alla mia stanza'', trad.traduzione di Rosa Maria Losito, Guida, 1990. (Include ''Spedizione notturna intorno alla mia stanza'').
*''Viaggio intorno alla mia camera'', trad.traduzione di Gennaro Auletta, Mondadori, 1997.
*''Viaggio intorno alla mia camera – Spedizione notturna intorno alla mia camera'', trad.traduzione di Carmelo Geraci, Moretti & Vitali, 1999.
*Elisabetta Benucci (a cura di), ''Paolina Leopardi: Viaggio notturno intorno alla mia camera'', Osanna Edizioni, 2014.
*''Spedizione notturna nella mia stanza'', trad.traduzione di Stefano Lanuzza, Barbès, 2009.
*[https://books.google.it/books?id=vaYMNI81lXoC&pg=PA311#v=onepage&q&f=false ''Il lebbroso della città di Aosta''], in ''Novelle di [[Cesare Balbo]]'', Le Monnier, 1854.
*''[https://books.google.it/books?id=zYEUT7GyKjQC&pg=PA45#v=onepage&q&f=false ''Prascovia o La fanciulla siberiana''], in ''Il lebbroso della città d'Aosta e Prascovia o La fanciulla siberiana del conte Saverio de Maistre]'', trad.traduzione di [[Achille Mauri]], Balducci, 1833.
*Fruttero & Lucentini, ''Íncipit'', Mondadori, 1993.
*Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti (a cura di), ''Dizionario delle citazioni'', Rizzoli, 2013.
 
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