Oriana Fallaci: differenze tra le versioni

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*La libertà non ha patria. (Alekos Panagulis: II, II; 2001, p. 168)
*L'aspetto della saggezza non è cupo e tetro, non è pensieroso, è ilare e pieno di gioia. Il fine e il compimento della sapienza stanno nella giocosità felice. (Alekos Panagulis: II, II; 2001, p. 173)
*Il popolo! Il buon popolo che non ha mai colpa in quanto è povero ignorante innocente! Il buon popolo che va sempre assolto perché è sfruttato manipolato oppresso! Come se gli eserciti fossero composti solo da generali e da colonelli! Come se a fare la guerra e a sparare sugli inermi e a distruggere le città fossero i capi di StaoStato maggiore e basta! Come se i soldati del plotone di esecuzione che doveva fucilarmi non fossero stati figli del popolo! Come se quelli che mi torturavano non fossero stati figli del popolo! [...] Come se ad accettare i re sul trono non fosse il popolo, come se a inchinarsi ai tiranni non fosse il popolo, come se ad eleggere i [[Nixon]] non fosse il popolo, come se a votare pei padroni non fosse il popolo! [...] Come se la libertà si potesse assassinare senza il consenso del popolo, senza la vigliaccheria del popolo, senza il silenzio del popolo! Cosa vuol dire popolo?!? Chi è il popolo?!? Sono io il popolo! Sono i pochi che lottano e disubbidiscono, il popolo! Loro non sono popolo! Sono gregge, gregge, gregge! (Alekos Panagulis: IV, I; 2001, p. 275)
*Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone, ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere e decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perché non si è né generali né ricchi né potenti. (IV, I; 2001, p. 276)
*[...] nei piazzali Loreto i [[Benito Mussolini|Mussolini]] si appendono subito o mai più. Se in tempo di dittatura il tirannicidio è un dovere, in tempo di democrazia il perdono è una necessità. In tempo di democrazia la giustizia non si fa scavando le tombe. (Alekos Panagulis: IV, III; 2001, p. 326)