Pietro Aretino: differenze tra le versioni

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*Perché il [[segreto|secreto]] è de la natura del mercurio, che versa per tutto, e con più facilità si sofferiscono le passioni del corpo che le molestie date da lui a la lingua, correndole mille volte il dì fino in su la punta de la parola; e quanto più il pericolo si sforza di farlo tacere, tanto più gli cresce la voglia di no istar queto, non per altro che esser figliastro de la fama, onde tenta d'entrarle in grazie col rivelare a le sue orecchie le cose dategli in guardia da l'altrui fidanza. (da ''Al magnifico messer Gianiacopo Caroldo'', p. 340)
*Più pro fa il [[pane]] asciutto in casa sua che l'accompagnato con molte vivande a l'altrui tavola. (da ''Al Fausto Longiano'', p. 374)
*De i miracoli, [[Bernardo Clesio|signore]], che fa la bontà d'Iddio, sono testimoni i voti che gli si porgono; di quegli che escono del valor de gli uomini fanno fede le statue che si gli consacrano; e de l'amore che la cortesia de i principi porta a i buoni ingegni, siamo certi per l'opre che si gli intitolano, come ora io intitolo a voi la ''Cortigiana''. (da ''Al cardinale di Trento'', p. 394)
*E non me ne maraviglio, perché la gentilezza de la maggior parte de i [[mercanti]] è la villania, e apresso di loro non è di merito se non il furto che essi battizzono guadagno. (da ''A messer Domenico de i Conti'', p. 459)
*Siate pur certo che sì come il carnale de la voluptà genera avarizia, imprudenza, temerità, furto e vituperio, così il soverchio de lo [[studio]] procrea errore, confusione, maninconia, còlerà e sazietà. (da ''A messer Agustin Ricchi'', pp. 491-492)