Trento: differenze tra le versioni

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*Come fosse la Trento del primo decennio del XX secolo, e insomma subito prima della guerra che doveva "restituirla" (!) all'Italia, può sembrare strano e paradossale ma io – fiorentino e toscano di gente, credo, del medio Valdarno da parecchie generazioni (gente venute da Signa, forse al più lontano da Pescia in Valdinievole) – lo so abbastanza bene. Conosco un po' di cose su questa città di una trentina circa di migliaia di abitanti, che pure per quelli della regione doveva passare per una mezza metropoli se non altro perché l'aspetto di città, e non di paesone, ce l'aveva. E a dirglielo in una qualche misura, oltre alle belle e severe memorie dei suoi principi-vescovi che nei secoli l'avevano abbellita e all'impronta asburgica ch'era stata forte da quando, nel 1777, le prerogative del potere temporale erano passate all'imperatrice Maria Teresa, era la forte guarnigione dell'imperialregio esercito, forte di ben 3000 soldati che costituivano da soli il 10% della popolazione. Tra la popolazione italiana e gli austrotedeschi (ufficiali e funzionari di stato, soprattutto, oltre a qualche oste e a qualche sarto funzionali alla guarnigione) vigeva un rapporto di vicinato corretto, ma di segregazione reciproca. Non che, propriamente si odiassero: piuttosto s'ignoravano a vicenda. ([[Franco Cardini]])
*Molto spesso il [[Trentino]] impiega il suo dialetto, anche conversando con «regnicoli» che parlano italiano. Alcuni difetti di pronuncia ci spiegano questa specie di boicottaggio dell'italiano. Il Trentino pronuncia la ''u'', come i lombardi e i francesi, la ''s'' strisciante, aspra; le doppie, come può. ''Ferro'' diventa ''vero'' e ''querela'' aggiunge una ''l''. Non insisto, per non sembrare pedante. Del resto nessuna regione d'Italia può vantarsi di parlare l'italiano vero: neppure i toscani, specie i fiorentini, colle loro aspiranti... teutoniche. L'italiano trentino si mantiene abbastanza puro data la vicinanza col confine linguistico. ([[Benito Mussolini]])
*Questa città di Trento è soggetta nel temporale e nello spirituale al suo Vescovo. Il Re dei Romani, Conte del Tirolo, tiene permanentemente nella città un Capitano suo rappresentante. La rendita annua del vescovado ascende a dodici mila Scudi d'oro. La città è posta in una pianura nella valle fra scoscesi monti, in riva allo Adige, sopra il quale sta un ponte in legno a sette archi abbastanza bello. Ha circa mille case, alcuni bellissimi edifizi e molte vie regolari, con ampie piazze, ha molti palazzi, fra i quali primeggia per bellezza e grandiosità il vescovile. Fu questo palazzo in gran parte fatto costruire da Bernardo Clesio, antecessore del presente Vescovo. È diviso in due parti, la nuova e la vecchia. Così è pieno di svariati adornamenti, che chi lo visita, è duopo confessi, non aver veduto in altro luogo palazzo più bello ed ornato, come io devo spontaneamente dirlo. ([[Angelo Massarelli]])
*Sono andato a giro per la città che è assai antica e che possiede, in alcune strade, case ben costruite. [...] La chiesa di questi Padri gesuiti si distingue subito per le colonne di marmo rosso sulla facciata, una pesante tenda chiude la porta e trattiene la polvere. La sollevai ed entrai nel piccolo peristilio, la chiesa propriamente detta è chiusa da una cancellata di ferro, in modo tale però che la si può abbracciare tutta con lo sguardo. [...] Un giovane uomo al quale domandai notizie delle cose notevoli della città, mi mostrò una casa che viene chiamata 'Casa del diavolo', casa che questo grande distruttore costruì, a quanto si dice, in una sola notte con sassi trasportati rapidamente sin là. Il brav'uomo non notò quanto in essa era degno di nota: quella è l'unica casa di buon gusto che io abbia veduto a Trento. ([[Johann Wolfgang von Goethe]], ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'')